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Economia
Elkann, il tesoro nascosto al Fisco e il precedente di Exor: il piano di John
sullo sfondo Margherita Agnelli in primo piano  Lapo , John Elkann e  Ginevra Elkann

Elkann, il tesoro nascosto al Fisco e il precedente di Exor: ecco il piano di John

Per quattro volte, due davanti al Tribunale del Riesame e due davanti al gip, John, Lapo e Ginevra Elkann hanno cercato di fermare l'indagine penale sull'eredità della nonna, Marella Caracciolo Agnelli. E, per quattro volte, sono stati respinti. Che accadrà ora, dopo che i pm e la Guardia di Finanza di Torino hanno iniziato a lavorare sui documenti digitali sequestrati, che potrebbero rivelare nuovi "tesori esteri" degli Agnelli sottratti al Fisco italiano? Lo riporta il Fatto Quotidiano.

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A questo punto, nuove "mosse avversarie" verso la Procura, ma al tempo stesso anche eventuali strategie di negoziato lungo il percorso di un accordo penale e di una transazione con l'Agenzia delle Entrate per un parziale risarcimento dell'evasione fiscale già confermata. Qualcosa che, addirittura con alcuni dei protagonisti attuali dell'inchiesta sull'eredità, era già accaduto nel 2022. Quando, con un comunicato congiunto, Exor (la holding di famiglia) e la sua controllante Giovanni Agnelli By annunciarono di aver raggiunto un'intesa con l'Agenzia delle Entrate sul pagamento di 949 milioni di euro per chiudere una controversia sulla Exit-tax versata nel 2016 al momento del trasferimento della loro sede legale in Olanda.

Sei anni prima, l'importo della tassa era stato molto ridotto (217 milioni), poiché Exor e Giovanni Agnelli By si erano fuse con delle controllate olandesi, beneficiando di un'esenzione del 95% delle plusvalenze per calcolare l'Exit-tax, una tassa una tantum che mira a compensare parte del mancato gettito futuro per lo Stato che perde la residenza fiscale di una società. Inizialmente, l'Agenzia delle Entrate di Torino aveva accettato quel calcolo. Nel 2018, tuttavia, anche in seguito a un cambio di vertici negli uffici, l'esenzione del 95% era stata messa in discussione, con l'avvio di una controversia, rimasta a lungo riservata.

Fino all'annuncio del 2022, nel quale le due società ribadivano comunque di essere "convinte di aver agito correttamente" rivendicando "di non aver violato alcuna norma" e sottolineando come il Fisco italiano non avesse comminato alcuna "sanzione" supplementare. In realtà, la versione dei fatti - che emerge ora attorno alle indagini sull'eredità Agnelli - racconta una storia molto diversa. La contestazione dell'Agenzia delle Entrate aveva accertato un'evasione record di 5 miliardi e 867 milioni di euro e la segnalazione alla Procura torinese aveva fatto scattare un'inchiesta (mai trapelata per anni) per "dichiarazione infedele" affidata al procuratore aggiunto Marco Gianoglio, lo stesso che ora guida le indagini sull'eredità. Dopo che un dirigente del gruppo Exor era stato iscritto nel registro degli indagati, però, l'avvocato ed ex ministro della Giustizia Paola Severino si era presentata in Procura come difensore delle due società. Da quei contatti era scaturita una trattativa con l'Agenzia delle Entrate che era interessata a recuperare il più rapidamente possibile una parte della tassa evasa.

Una volta accertato che l'intesa era stata raggiunta (e, soprattutto, che soddisfaceva il Fisco italiano), l'inchiesta penale si era poi chiusa con l'archiviazione. Uno schema identico non sarebbe oggi praticabile, ma quella del negoziato resta comunque una carta in mano ai fratelli Elkann e ai loro legali: con la possibilità di definire di nuovo la questione fiscale e concordare poi un accordo con la Procura. Accordi che non avrebbero, a differenza di una condanna, alcun effetto nella causa civile in corso sempre a Torino tra Margherita Agnelli e i suoi tre figli per l'eredità di Marella Caracciolo. Una scelta che però, sul piano mediatico, potrebbe avere invece gli effetti negativi di un'ammissione implicita.






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