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Smemoranda, buco da 40 milioni. Ma Gino e Michele rivogliono 45mila euro
Gino Vignali, Michele Mozzati e la Smemoranda

Smemoranda, buco da 40 milioni, ma Gino e Michele rivogliono 45mila euro

Il brand Smemoranda, noto per essere stato fondato dai comici Gino e Michele e simbolo dei circoli di sinistra a Milano, si è trovato in una situazione critica, addirittura al punto di non riuscire a pagare i facchini di una cooperativa. La società è stata costretta a presentarsi al tribunale fallimentare per far valere un modesto credito di 260 euro. Lo scrive La Verità. Questo è solo uno dei numerosi creditori ammessi nel corso della liquidazione di Gut Distribution, una delle aziende legate alla celebre agenda scolastica. L'intera operazione ha portato alla luce un debito di almeno 40 milioni di euro per il gruppo Smemoranda, che vantava un fatturato di quasi 50 milioni di euro e impiegava 180 dipendenti.

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La liquidazione coinvolgeva diverse aziende collegate, tra cui Gut, Nava Design, C'Art Group, Zmc, Crazy Bell Agency e Smemo 1979. Il debito complessivo ammonta a oltre 40 milioni di euro, con Gut che contribuisce per almeno 20 milioni di euro tra crediti privilegiati e chirografari. Tra i creditori figurano l'Agenzia delle Entrate e diverse banche come Bpm, Banco di Desio, Intesa Sanpaolo, Crédit Agricole e Illimity, insieme a aziende come Autogrill, Warner Bros, Conad e Yankee Candle. Inoltre, a sorpresa, tra i creditori compare anche lo studio Bibi e Bibb, appartenente a Gino e Michele, che hanno presentato una richiesta di credito di 45.000 euro.

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Nonostante il tentativo di vendere il marchio Smemoranda all'asta a gennaio, l'operazione è risultata infruttuosa con nessun acquirente interessato. Tuttavia, sembra che la Santoro Italia sia ora interessata a salvare il marchio, avendo già acquisito la distribuzione delle candele profumate Yankee Candle dal gruppo comico. Tuttavia, il tempo è un fattore critico, e se l'agenda non sarà prodotta entro giugno, sarà difficile trovarla sugli scaffali delle cartolerie prima dell'inizio dell'anno scolastico a settembre.

Il tentativo di salvataggio da parte del gruppo Giochi Preziosi nel 2020, che aveva cercato di prendere in affitto il marchio Smemo, non ha avuto successo. Anche se ci sono speranze per una nuova asta, le probabilità di successo entro settembre sono scarse. La crisi del marchio, attribuita spesso alla pandemia e alla didattica a distanza, è stata oggetto di discussioni e dibattiti, ma alcuni ex dipendenti sollevano dubbi sulla gestione aziendale avventata e su scelte imprenditoriali discutibili.

Tra gli ex dipendenti, Alessia Gemma, ex responsabile comunicazione del gruppo, ha manifestato il suo disappunto sulla situazione. Gemma ha dichiarato che la crisi di Smemoranda non è dovuta solo al Covid, ma è il risultato di scelte aziendali discutibili e di una gestione caratterizzata da interessi personali, prevalentemente maschili. Ha denunciato pratiche aziendali ingiuste e sessiste, sottolineando che l'azienda non ha pagato contributi per 31 mesi, lasciando i dipendenti senza copertura e privilegiando chi deteneva posizioni di comando. La critica di Gemma riflette una visione critica sulla crisi del marchio, contestando la rappresentazione pubblica di Smemoranda come un mito da salvare.

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