Accesso dei liberi professionisti italiani ai fondi europei
I Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE) costituiscono lo strumento operativo e finanziario principale dell’Unione Europea per il perseguimento degli obiettivi comuni di coesione economica, sociale e territoriale. Ma sono anche una grande opportunità per l'economia italiana.
Entro il 2023 i fondi SIE metteranno infatti a disposizione investimenti nei principali settori prioritari dell’UE, per rispondere alle esigenze dell’economia reale, favorendo la creazione di posti di lavoro e riportando l’economia europea a crescere in modo sostenibile.
Gli strumenti finanziari operativi previsti per il periodo di programmazione 2014-2020 sono il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE), il Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale (FEASR), il Fondo Europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) e il Fondo di Coesione.
In particolare il FESR serve a incentivare gli investimenti delle imprese, coadiuvando allo stesso tempo la riduzione del gap di disparità regionali in Europa, mentre il FSE ha come obiettivo di incentivare l'occupazione, la produttività e la qualità.
L'importo complessivo dei fondi SIE per il periodo di programmazione 2014-2020 sarà pari a 43 miliardi di euro di cui 32,2 miliardi per i fondi FESR e FSE, 10,4 miliardi per il FEASR e 537,3 milioni per il FEAMP.
L’argomento è di strettissima attualità, viste le norme contenute nella legge di stabilità 2016.
Chiediamo ad Anna Maria Magri, EU funding, innovation management and business development specialist presso l’EU e consultant presso C-Lex Studio Legale, qual è la situazione ad oggi: "L'importante novità, che è stata introdotta dalla legge di stabilità 2016, è che i liberi professionisti saranno equiparati alle piccole e medie imprese per l'accesso ai fondi SIE FSE e FERS e ai piani operativi POR e PON, previsti nella programmazione 2014-2020. La decisione del governo è stata presa per colmare un gap presente fra la legislazione europea e quella nazionale, a seguito della Raccomandazione della Commissione Europea 2003/361/CE e il Reg. UE 1303/2013 in cui i professionisti vengono equiparati alle PMI.
I professionisti sono considerati esercenti attività economica a prescindere dalla forma giuridica rivestita e, in quanto tali, possono quindi accedere alle risorse europee perché tra loro e le imprese non c’è differenza alcuna, diventando anche loro a tutti gli effetti destinatari dei fondi europei stanziati fino al 2023”.
Si aprono quindi nuove prospettive per una categoria che è risultata fra le più penalizzate dalla crisi, i professionisti appunto, che potranno ora contare su nuove entrate per realizzare e innovare la propria attività.
Ottima notizia l'accesso dei professionisti ai fondi europei: ma sono pronti e preparati per gestire tutto il processo che sicuramente avrà una connotazione burocratica molto elevata?
“L’ostacolo maggiore in tale ambito” prosegue Anna Maria Magri “è rappresentato da un lato dalla estraneità connaturata al mondo delle professioni italiane rispetto a concetti tipici delle imprese quali il finanziamento, dall’altro dalla necessità di trovare professionisti già in grado di offrire consulenza in quest’ambito”.
Questo per garantire la definizione e il monitoraggio dei progetti in tutte le fasi (attività di ricerca, stesura e presentazione del progetto, monitoraggio delle attività e del piano finanziario, gestione amministrativa e finanziaria, assistenza durante i controlli previsti dalla normativa regionale, nazionale e comunitaria) aree dove, soprattutto i liberi professionisti, possono trovare forti difficoltà, rischiando di perdere importanti occasioni. Quindi non solo informazione, ma anche accompagnamento e formazione.
“Una delle realtà che ha compreso questo cambio di passo” conclude Anna Maria Magri” è stato lo studio legale internazionale milanese C-Lex, specializzato negli ambiti del diritto commerciale e societario, che ha deciso di affiancare alle attività tradizionali legate al diritto una consulenza a sostegno di imprese e liberi professionisti”.
Probabilmente i fondi, ovviamente tassati secondo le normative fiscali del nostro impianto normativo, avranno come obiettivo quello di investire in ricerca e sviluppo, investimenti in acquisti di macchinari, rinnovo di studi o sedi. Insomma non si tratterà certamente di contributi a pioggia senza una destinazione finale chiara e definita. Ma soprattutto l’utilizzo andrà rendicontato accuratamente. Per questo il “fai da te” potrebbe rivelarsi molto pericoloso.
Paolo Brambilla