di Virginia Perini
Giuliana Proietti |
Freud
continua a vivere anche se la psicoanalisi non può più essere considerata una scienza. A centocinquant’anni dalla sua nascita, il protagonista di una delle maggiori rivoluzioni culturali del Novecento è ancora al centro di un grande dibattito e la ‘sua’ psicoanalisi è ancora ampiamente utilizzata. Uno dei nodi centrali è la mancanza dei presupposti per rendere la teoria psicoanalitica annoverabile nel campo delle scienze in quanto tali. Dominio dell’inconscio, transfert, interpretazione dei sogni suscitano molta curiosià, ma “la specifica formazione del terapeuta e la sua capacità di ascolto del sintomo” non sono “accorgimenti considerati sufficientemente validi per rendere ‘scientifica’ una teoria, che ora per essere tale deve essere ‘confutabile’, cioè verificabile. Cosa dobbiamo considerare dogmatico, superato e cosa vale ancora come nella sua prima formulazione?L’importante è cominciare a non perdere di vista che “la psicoanalisi rimane una teoria rivoluzionaria, laica, con un assetto concettuale molto rigoroso e una sua logica interna”.
Giuliana Proietti, psicoterapeuta direttrice del sito www.psicolinea.it, parla dell’attualità di Freud e della psicoanalisi in un’intervista ad Affari.
Qual è il nucleo teorico del pensiero freudiano che è tuttora ritenuto valido e sul quale si fonda l'attuale ricerca in campo psicoanalitico?
“Il nucleo teorico più significativo è sicuramente quello che Freud chiamò il 'punto di vista dinamico', che considera i fenomeni psichici come risultati del conflitto fra forze pulsionali inconsce. Dal conflitto fra queste forze opposte, diceva Freud, si creano delle formazioni di compromesso, i sintomi, che noi tutti ben conosciamo. La psicoanalisi tuttavia, anche oggi, non si propone di curare pragmaticamente ed in modo focalizzato questi sintomi, come fanno ad esempio le psicoterapie brevi, ma guarda all’intero sistema psichico e ritiene che la guarigione del paziente possa avvenire solo attraverso un lungo percorso di interrogazione del proprio inconscio, al fine di scoprire e comprendere il complesso gioco di resistenze, rimozioni e transfert che regolano il pensiero e le azioni degli individui. Una ricerca diversa sarebbe del resto impossibile, perché lo zoccolo duro della teoria freudiana era ed è la convinzione che l’attività mentale sia fondamentalmente inconscia e che solo una piccola parte di essa, per motivi pratici, venga portata a coscienza”.