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Affari Europei
Accordo Ue-Giappone, via libera di Strasburgo

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

L'Aula di Strasburgo ha deciso di dare il suo via libera all'accordo di libero scambio tra Unione europea e Giappone. I deputati europei hanno infatti convalidato l'accordo raggiunto a luglio di quest'anno tra Bruxelles e Tokyo, aprendo la strada ad un trattato di libero scambio che eliminerà in maniera progressiva dazi tariffari e non dagli scambi commerciali tra il vecchio continente e il Sol Levante.

Secondo le stime della Commissione l'accordo creerá 180mila posti di lavoro, fará aumentare le esportazioni per 13 miliardi di euro e fará risparmiare alle aziende nostrane oltre un miliardo di euro che oggi corrispondono al Giappone sottoforma di dazi.

“E' uno degli accordi commerciali più importanti della storia dell'Unione europea. Un accordo che può portare sviluppo e ricchezza”, spiega ad Affaritaliani.it Salvatore Cicu, eurodeputato di Forza Italia. “Solo con frontiere senza dazi le nostre imprese, vocate all'export, possono fare affari e creare ricchezza. Ma deve crescere anche la nostra voglia di affrontare nuove sfide”.

In che senso?

“Affrontare mercati esteri, specialmente se molto diversi dal nostro, come quello nipponico, richiede professionalità specifiche. Le nostre imprese devono prepararsi ad interpretare i bisogni dei giapponesi e di offrire il meglio del Made in Italy. Invece di essere avversi all'abbattimento dei dazi bisogna prepararsi a comprendere i nuovi mercati e a conquistarli”.

Le dimensioni ridotte delle nostre imprese sono un problema?

“L'Italia, specie il sud Italia, é fatto da microimprese. Questo é certamente un fattore limitante all'internazionalizzazione. Ma può anche essere uno sprone a crescere. Da parte sua il governo potrebbe aiutare le imprese attraverso una riduzione del costo del lavoro e soprattutto una diminuzione delle tasse che permetterebbero alle imprese di espandersi”.

L'Europa ha firmato accordi con il Canada, con il Giappone, la Corea del Sud e ne ha in discussione uno con il Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay). Nel frattempo gli Usa si chiudono nei loro confini. Qual é la strategia vincente?

“Trump é stato eletto sulla base di un programma che sta seguendo punto per punto, anche negli aspetti protezionistici. Gli americani lo hanno eletto per raffreddare lo slancio nei confronti della globalizzazione. Nel confronto con la Cina, ad esempio, Trump sta usando il bastone e la carota, cercando di mitigare lo squilibrio commerciale cresciuto in questi ultimi anni. La Casa Bianca sta difendendo la sua leadership nel campo dell'innovazione e della tecnologia”.

Entriamo nel merito del trattato, che cosa prevede?

“Ad esempio l'apertura del mercato giapponese ai nostri prodotti agroalimentari e la difesa di quelli tipici, che vengono riconosciuti e tutelati dall'Italian sounding. Si aprono praterie per i nostri prodotti lattiero-caseari e per il vino, ad esempio”.

Ci sono rischi per la salute dei consumatori dall'import di prodotti giapponesi?

“Assolutamente no, primo perché il Giappone ha standard qualitativi equivalenti ai nostri. In secondo luogo perché per esportare in Italia devono rispettare i nostri livelli di sicurezza”.

Anche il Movimento 5 Stelle, nonostante l'avversione al Ceta, ha appoggiato l'accordo con il Giappone...

“Questo perché viene riconosciuto in maniera trasversale che si tratta di un buon accordo per il settore produttivo italiano”.

Non c'é il rischio che l'industria automobilistica o hi-tech giapponese ci invada?

“Questi sono settori dove già oggi c'é una ampia concorrenza internazionale. Marchi come Toyota, che produce le auto in Europa, vendono moltissimo in Ue. Non credo che l'eliminazione progressiva dei dazi faccia la differenza. Faccio un paragone con il Canada: prima del Ceta importavamo molto grano da loro, dopo l'accordo l'import non é aumentato”.

Potremo partecipare al ghiotto mercato degli appalti pubblici?

“Assolutamente sì, l'unico problema é che dobbiamo avere societá abbastanza grandi da competere con le aziende nipponiche e che siano in grado di rispettare agli standard qualitativi giapponesi”.

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