Affari Europei
Barcellona, l'attentato cancella le ambizioni di indipendenza della Catalogna
L'attentato di Barcellona rischia di spegnere sul nascere le ambizioni di indipendenza della Catalogna
LE CONSEGUENZE POLITICHE DELL'ATTENTATO DI BARCELLONA
Tra le tante tragiche conseguenze dell'attentato di Barcellona ce n'è un'altra meno tragica ma potenzialmente molto forte sotto il profilo politico. Il terrore può infatti spegnere sul nascere le ambizioni di indipendenza della Catalogna, di cui Barcellona è la capitale.
PRIMO ATTACCO IN SPAGNA DOPO IL 2004
La Spagna è rimasta scioccata dall'attacco a Barcellona. Il paese era rimasto finora immune all'ondata di attacchi terroristici di matrice islamista che hanno insanguinato dal 2015, Francia, Belgio, Svezia, Russia, Turchia e Germania. L'ultimo episodio risaliva all'11 marzo 2004 quando 4 ordigni, piazzati da una cellula di Al Qaeda, esplosero contemporaneamente su altrettanti treni nella stazione madrilena di Atocha causando 192 morti ed oltre 1.800 feriti. Il tutto avvenne tre giorni prima delle elezioni politiche in cui vennero sconfitti i Popolari dell'attuale premier Mariano Rajoy perché ipotizzarono la pista del terrorismo basco dell'Eta subito smentita. Venne eletto il premier socialista José Luiz Rodriguez Zapatero.
LA CAMPAGNA PER IL REFERENDUM SULL'INDIPENDENZA
Ora il nuovo attacco, a circa 6 settimane dal voto previsto sull'indipendenza. I partiti e i movimenti secessionisti catalani dovrebbero infatti iniziare il 15 settembre la campagna in favore del 'si'' al referendum sull'indipendenza annunciato dal presidente della Catalogna per il 1 ottobre nonostante il veto di Madrid. La campagna dovrebbe essere "unitaria" e "coordinata" con l'interesse dei tre partiti secessionisti che hanno la maggioranza assoluta nel parlamento di Barcellona, il PdeCat di Puigdemont, Erc del vicepresidente Oriol Junqueras e i radicali di sinistra della Cup. I partiti 'unionisti' spagnoli, che considerano il referendum anti-costituzionale, non prevedono di fare campagna istituzionale.
RAJOY E IL RE VOGLIONO IMPEDIRE IL VOTO
Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha sempre promesso di impedire lo svolgimento del referendum. E ora il suo compito potrebbe essere facilitato proprio dal sanguinoso attentato sulla Rambla. Nelle ore immediatamente successive all'attacco la Casa Reale ha diffuso un messaggio fortemente ispirato all'unità della Spagna. Il re Felipe VI ha condannato l'attentato di Barcellona definendo gli autori "assassini, semplicemente criminali che non riusciranno a terrorizzarci. Tuta la Spagna è Barcellona. Le Ramblas torneranno ad essere di tutti".
IPOTESI ANNULLAMENTO O RINVIO
Il messaggio reale, insieme al sentimento di solidarietà che in queste ore attraversa il paese e alla paura, può davvero fare breccia. Difficile ora per gli indipendentisti catalani concentrarsi su un tema spinoso e dibattuto come quello del referendum di fronte al dramma di vite umane spezzate dal jihadismo. E difficile ancora di più sarebbe andare avanti da soli sotto il profilo della prevenzione e del contrasto al terrorismo. I servizi e le forze di polizia di Madrid sono ovviamente dispiegate in Catalogna e ora la gente inizia a chiedersi quali possono essere le conseguenze dell'indipendenza sotto il profilo della sicurezza. L'onda emotiva dell'attentato potrebbe ribaltare i pronostici in vista del referendum o addirittura i partiti catalani potrebbero decidere di rinviarlo. E stare, loro malgrado, ancora insieme a Madrid.