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Affari Europei
Germania, industria in allarme. A Berlino non piace il Green New Deal Ue

Germania: industria tedesca allarmata da piani sul clima dell’Ue

L’industria tedesca si sente minacciata dal “Green Deal” dell’Unione europea. E’ quanto scrive oggi lo Spiegel online, che sintetizza così varie prese di posizione arrivate dai grandi nomi delle aziende della Germania proprio nell’imminenza della presentazione del piano di Ursula von der Leyen per la lotta contro i cambiamenti climatici in Europa, il cosiddetto Green Deal, che prevedrebbe di eliminare nuove emissioni di Co2 entro il 2050 per bloccare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. Per esempio il numero uno della Bosch, Volkmar Denner, che alla Stuttgarter Zeitung dichiara: “Siamo in grado di realizzare un cambiamento strutturale, ma certo non possiamo realizzare una spaccatura strutturale”. 

Il Green New Deal europeo non piace a Berlino

Questo perché un processo di cambiamento ha bisogno di più tempo, aggiunge Denner, “se lo si induce dogmaticamente tra capo e collo, l’industria non riuscirà a sostenerlo”. A detta dello Spiegel, la nuova presidente della Commissione rischia di aprire “un duro conflitto” con l’industria del suo Paese. Anche il capo della Confindustria tedesca (Bdi), Dieter Kempf, ha avvertito che le misure climatiche così rigide porterebbe “a crescenti incertezze dei consumatori e delle aziende”, oltretutto “continui innalzamenti degli obiettivi sono un veleno per investimenti di lungo termine”, in quanto portano “ai limiti ciò che è fattibile in ambito tecnologico, economico e sociale”. A detta del capo del Bdi, “la capacità di gestire il futuro dell’Europa non dipende solamente dagli obiettivi ecologici del Green Deal”. Anche la competitività deve essere un fine altrettanto importante, secondo Kempf, dato che “gli investimenti necessari per la difesa del clima devono essere compatibili con una industria competitiva e vogliosa di innovazione”.

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