Affari Europei
L'Ue ai broadcaster: liberate le frequenze televisive
Il Consiglio Ue ha deciso il riassegnamento dello spettro per fare posto alle reti 5G. Brutta notizia per Mediaset che dovrá spostare le trasmissioni
Per fare spazio nell'etere alle telecomunicazioni wireless di ultima generazione il Consiglio telecomunicazioni (che riunisce tutti i ministri dei Ventotto competenti in materia) ha deciso l'apertura delle frequenze da 700 MegaHertz per i servizi di internet e telefonia senza fili (la cosiddetta rete 5G). L'operazione verrà fatta attraverso una "riassegnazione" delle stesse frequenze (694-790 Mhz) "entro il 30 giugno 2020", con la possibilità di ritardare di due anni tale liberalizzazione "per ragioni propriamente giustificate".
Che cosa significa? Vuol dire che chi attualmente occupa le frequenze da 700 MegaHertz dovrà fare le valigie e 'traslocare' verse quelle più basse, con un costo non indifferente. La Rai può dirsi salva, visto che le sue trasmissioni vengono lanciate nell'etere sotto i 690 MegaHertz, mentre chi ci andrà di mezzo sarà Mediaset, La7 e alcune emittenti regionali che dovranno modificare le loro trasmissioni.
Sono però le stesse emittenti che potrebbero giovarsi della decisione di modificare i limiti agli spot pubblicitari nella fascia di prime time.
La Commissione non ha previsto compensazioni per i broadcaster, ma nei passaggi in Consiglio e in Parlamento qualche aiuto potrebbe essere dato ai consumatori. Il fatto é che alcuni decoder non sono abilitati a leggere le trasmissioni sulle nuove bande e qualche famiglia sará costretta a cambiare l'apparecchio. Ma quando avverrá lo switch (probabilmente nel 2022) gli utenti in queste condizioni dovrebbero essere davvero pochi.
Gli Stati membri hanno tempo fino al 30 giugno 2018 per adottare una tabella di marcia nazionale che definisca il modo in cui attueranno la decisione.
'Le nuove regole comunitarie sulla gestione e l'affidamento delle frequenze da 700 MegaHertz per i servizi di telecomunicazione ultra-veloce di nuova generazione non rappresenteranno un problema per i contratti in essere, che prevedono l'uso anche oltre i termini entro i quali bisognerà concludere le nuove gare di riassegnazione delle licenze', ha spiegato il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle comunicazioni, Antonello Giacomelli.
Intanto il sottosegretario si attende il via libera al piano italiano per la banda larga, atteso "a giorni", e su cui "ci sono segnali incoraggianti". Inoltre, ha evidenziato ancora Giacomelli, é attesa una semplificazione delle procedure in chiave comunitaria per la realizzazione dell'agenda digitale. "Il commissario per l'Economia digitale, Gunther Oettinger ha deprecato la lentezza con cui si procede, e lo interpreto come la volontà di velocizzare la burocrazia di Bruxelles".
Lo sviluppo delle reti di telecomunicazione di nuova generazione deve avvenire, ma "tenendo conto delle peculiarità nazionali esistenti", ha detto il sottosegretario allo Sviluppo economico. Giacomelli ha chiarito che "l'Italia ritiene che le reti di banda ultra larga siano chiave per la comunicazione e l'informazione", ma per sviluppare e averle pienamente funzionanti "pensiamo che l'Unione debba promuovere investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture digitali a prova di futuro, perché gli investimenti privati non bastano".