Affari Europei
L'Ue verso la tutela dei beni culturali dei Paesi terzi
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
Il mercato dei beni culturali è fiorente. Opere d'arte, elementi provenienti dallo smembramento di monumenti, manoscritti, collezioni... in Europa si importano ed esportano beni per miliardi di euro. Un business intorno al quale l'Unione europea vuole fare chiarezza per evitare compravendite poco chiare, spesso legate a reperti archeologici trafugati da Paesi in guerra anche per finanziare il terrorismo.
Per questo é in discussione al Parlamento europeo il Regolamento per l’importazione dei beni culturali nell’Ue. Un testo presentato dalla Commissione Ue che é stato emendato in Commissione Cultura la scorsa settimana a Bruxelles e che ora deve passare al vaglio delle commissioni per merito IMCO (Mercato interno) e INTA (Commercio Estero) per poi passare in dell'Aula e al Consiglio Ue prima di entrare in vigore.
Oggi non esiste una legislazione organica che regoli l'importazione di beni culturali all'interno dell'Unione. "Serve urgentemente definire un quadro di regole comuni che stabilisca norme chiare per chi importa opere d'arte in maniera legale e per contrastare l'import illegale di beni", spiega ad Affaritaliani.it Luigi Morgano, eurodeputato del Pd e relatore ombra, in Commissione cultura, per il gruppo dei Socialisti e Democratici.
"Oggi vengono contrabbandati in Europa beni archeologici provenienti da zone di conflitto. Un business illegale che per di più finanzia il terrorismo internazionale, visto che il contrabbando é nelle mani di gruppi come Daesh. Ma anche la malavita sfrutta il mercato dell'arte per 'lavare' il denaro di provenienza illecita".
Onorevole, perché l'Unione europea dovrebbe intervenire su questo tema?
"Prima di tutto perché il 2018 é l'Anno europeo del patrimonio culturale e non possiamo lasciare che passi senza lasciare il segno. L'Europa poi importa molti beni culturali e dobbiamo sentirci in dovere di verificarne la provenienza. Con le norme che abbiamo proposto non solo vogliamo tutelare il nostro patrimonio culturale, ma anche quello dei Paesi terzi che per ragioni varie non sono in grado di proteggerlo".
Anche il nostro patrimonio culturale é in pericolo?
"Un regolamento di questo genere riguarda da vicino anche l'Italia, nel cui sottosuolo é nascosta una grande ricchezza archeologica che viene sistematicamente saccheggiata. Il nucleo di tutela del patrimonio artistico dei carabinieri ha recuperato 1,2 milioni di reperti di provenienza illecita".
Con i vostri emendamenti che cosa avete chiesto?
"Ad esempio di abbassare a 100 anni il limite di età dei beni culturali oggetto del regolamento. Mentre inizialmente la Commissione aveva chiesto che il limite fosse di 250 anni. Così come d'altronde é riconosciuto in tutte le Convenzioni internazionali, in particolare, quella UNESCO del 1970, e come previsto dal regolamento UE all’esportazione dei beni culturali. Questo permetterà di monitorare una fascia molto più ampia di beni culturali, fino alla metà del XVII secolo che, altrimenti, non sarebbero stati sottoposti ai necessari controlli, facilitando così il mercato illegale dell’arte".
Come si stabilisce se un Paese é in grado di tutelare o meno i suoi beni culturali?
"Abbiamo chiesto che la Commissione, con l’aiuto dell’UNESCO e dell'ICOM, stili una lista di Paesi in conflitto nei confronti dei quali applicare misure restrittive, come è stato fatto per Siria ed Iraq per i quali è scattato un divieto di importazione, e per i cui beni, qualunque essi siano, sarà sempre necessario il rilascio di una licenza d’importazione".
Quali documenti é necessario che un importatore presenti per essere in regola?
"L’importatore dovrà presentare un fascicolo che contenga: una dichiarazione firmata dell'importatore, un documento elettronico standardizzato per il riconoscimento dell’oggetto, una sorta di carta d’identità, e una licenza di esportazione rilasciata dal paese di origine. Laddove questo non fosse identificato chiaramente, occorrerà presentare una licenza di esportazione dal paese di esportazione e se tali licenze non fossero disponibili, tutta una serie di documenti e prove come fatture, contratti, perizie volti a dimostrare l’acquisizione lecita del bene".