Affari Europei
Nucleare, la Russia si riarma. Per Trump non é una minaccia
Putin ordina la costruzione di missili balistici nucleari di ultima generazione che penetrino le difese europee. Ma per Trump non si tratta di una minaccia
La Russia corre a costruire nuovi missili balistici con teste nucleari, ma da Washington Trump fa sapere che Mosca non é una minaccia per gli Usa e l'Europa. Tuttavia nell'est Europa temono una escalation militare senza precedenti. Il presidente russo Vladimir Putin ha infatti ordinato il rafforzamento del potenziale nucleare nazionale. Putin ha anche spiegato che le forze armate russe dovranno dotarsi di missili in grado di penetrare attraverso ogni tipo di sistema di difesa antimissilistica. Il presidente russo fa indirettamente riferimento allo scudo antimissile che gli Usa hanno instalalto nell'Europa dell'est proprio per proteggere il Vecchio continente dal lancio di missili dal suolo russo.
La Siria un grande test per le forze armate russe
"Abbiamo bisogno di rafforzare il potenziale militare delle nostre forze nucleari strategiche", sono state le sue parole cosí come riferite dai media russi, "in particolare con complessi missilistici che possano penetrare affidabilmente ogni sistema antimissilistico presente e futuro". Parlando nel corso di un incontro al ministero della difesa russo, Putin ha anche rivendicato il successo della politica del Cremlino nei confronti della Siria. "L'esercito siriano ha ricevuto un sostegno considerevole", ha sottolineato, "e grazie a questo ha potuto portare a termine una serie di operazioni efficaci contro i miliziani" antigovernativi.
Trump, la Russia scompare dalla lista della priorità del Pentagono
La Russia non é più una minaccia per l'America, e il Pentagono la cancella dalla lista delle "prioritá" per la difesa. Un documento del transition team di Donald Trump, inviato dal facente funzioni sottosegretario alla Difesa Brian McKeon ai dipendenti del proprio ufficio, non menziona Mosca tra le preoccupazioni del presidente-eletto e indica invece altre materie su cui impostare il lavoro del Pentagono: 1) una strategia per "la sconfitta dell'Isis"; 2) l'eliminazione dei tetti di spesa per la difesa; 3)lo sviluppo di una strategia per la cybersicurezza, e 4) una "maggiore efficienza" nel lavoro degli uffici.
Trump assumerá la Presidenza degli Usa il 20 gennaio
Il memo, pubblicato in esclusiva da Foreign Policy, é datato 1 dicembre ed é stato trasmesso a McKeon da Mira Ricardel, ex funzionario dell'amministrazione Bush e alla guida della squadra che gestisce il passaggio di consegne dall'amministrazione Obama a quella di Trump, che si insedierá i prossimo 20 gennaio. Nel memo si fa cenno anche alla Cina e alla Corea del nord, oggetto di diversi "briefing" del transition team, ma non fa alcuna menzione della Russia.
Polemica su Trump per aver sottostimato il pericolo russo
La rivelazione del documento sta sollevando polemiche, che vedono il transition team impegnato a parare i colpi anche dall'ala del partito repubblicano che in Mosca vede uno acerrimo nemico storico. "La stampa sbaglia, ha detto Jessica Ditto, portavoce dalla squadra, "nell'indicare questa lista di temi come quella che contiene le prioritá della difesa volute dal presidente-eletto". L'elenco "non é esaustivo", ha risposto un altro funzionario dello stesso team, senza peró rispondere alla domanda su quale posizione occupi Mosca nella politica della difesa che Donald Trump metterá in piedi. Eppure, insiste Foreign Policy facendo parlare Gordn Trowbridge, vice-portavoce del Pentagono, "avevamo fornito loro diversi briefing che come tema hanno la Russia. Questo memo ci mette a conoscenza delle loro prioritá".
Per Trump Vladimir Putin é un alleato contro l'Isis, non un nemico
Fin dall'inizio della campagna elettorale Donald Trump ha sottolineato la necessita' di un approccio verso Mosca che si differenziasse da quello avuto da Barack Obama, il cui rapporto con Vladimir Putin non e' mai stato buono. E' ancora presto per comprendere come si comporterá il generale James Mattis, scelto da Trump come capo del Pentagono, e come affronterá determinate decisioni giá prese, a partire dal dispiegamento di 5.000 soldati nei Paesi baltici al confine con la Russia a partire dal 2017 (140 sono italiani). E' certo, scrive la rivista di analisi geopolitica e diplomatica, che al Pentagono vi é molto nervosismo. In molti, prevede Evelyn Farkas, funzionario della Difesa fin al 2015, "punteranno i piedi". A cominciare dall'attuale capo di Stato maggiore, John Dumford, che "ha ancora sei mesi davanti a sé e ritiene che per gli Stati Uniti la minaccia numero uno sia la Russia".