Stefano Maullu e Rachida Dati insieme contro le sanzioni alla Russia
Le sanzioni alla Russia hanno un effetto negativo per l'economia italiana ed europea, per questo dovrebbero essere sospese il prima possibile. É questo il cuore della lettera aperta firmata dagli eurodeputati Rachida Dati e Stefano Maullu.
Il 28 e 29 giugno i capi di Stato e di governo europei saranno chiamati a rinnovare o meno le sanzioni, approvate la prima volta dopo l'annessione della Crimea da parte di Mosca. “L’Europa deve riprendere il cruciale rapporto identitario con la Russia. Non ci sono più ragioni politiche reali per proseguire su questa strada”, scrivono i due deputati europei.
“Per questo motivo in Italia abbiamo lanciato una petizione per chiedere al Governo italiano di opporsi al rinnovo delle sanzioni alla Russia. - continuano i due - È la prima iniziativa in Europa di mobilitazione popolare per far sentire la voce di tanti artigiani, piccoli e medi imprenditori, semplici cittadini che ritengono dannose queste sanzioni per la nostra economia”.
LA LETTERA
Nel mese di ottobre 2014, pochi mesi dopo le sanzioni UE decretate contro la Russia in risposta alla crisi Ucraina, abbiamo realizzato come la “rottura” con il partner russo sia stato un errore sia sul piano politico (conflitto siriano) che su quello economico (per la nostra agricoltura e per il settore manifatturiero in primis) che pagheremo a caro prezzo.
Oggi, più di due anni dopo l'avvio di tali sanzioni, i segnali sono ancora allarmanti. Nel mese di luglio 2014, le sanzioni europee sono state estese a personalità tra le quali alcuni membri dell’intelligence russa, impedendo loro di ottenere visti di viaggio per l’Unione Europea. Alexander Bortnikov, capo del Servizio di Sicurezza Federale e Mikhail Fradkov, direttore dei servizi segreti, sono entrambi interessati dalle sanzioni. Ricordiamo inoltre che anche gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni, per lo più economiche, alla Russia, ma senza mai mettere in pericolo la loro cooperazione in materia di sicurezza con i responsabili dei servizi di intelligence. Allora, perché noi stiamo facendo tutto ciò a spese della nostra stessa sicurezza?
Queste sanzioni per noi impattano due volte, a livello nazionale ed a livello europeo, come dimostra la sospensione, a seguito della crisi Ucraina, del Consiglio di Cooperazione in tema di sicurezza. Questo Consiglio riunisce i Ministri degli Esteri e della Difesa Russi e di alcuni stati europei. Questi incontri annuali non hanno più avuto luogo dall’ ottobre 2012. E anche se le interazioni continuano, l’abolizione delle sanzioni consentirebbe un quadro collaborativo di più ampio livello. In pratica, questo significa che i capi dell’intelligence russa sarebbero in grado di ottenere i visti per l'Unione europea, in modo da poter incontrare e interagire direttamente con i loro omologhi europei. In questo campo, la fiducia è fondamentale e il blocco dei visti danneggia chiaramente la cooperazione ad alto livello e il dialogo, di cui invece avremmo bisogno per affrontare le minacce che ci insidiano.
Come possiamo dire che tali sanzioni siano nel nostro interesse, l'interesse degli europei, quando ben si conoscono l'impatto e le possibili conseguenze di interrompere o indebolire lo scambio di informazioni tra due paesi? Gli attentati di Parigi e Bruxelles, purtroppo ci hanno ricordato che una tale cooperazione è lungi dall'essere ottimale anche all'interno della stessa UE. Gli stessi cittadini russi sono stati duramente colpiti dal terrorismo. Se continuiamo a indebolire la nostra cooperazione con la Russia in questo campo, diventiamo responsabili nell’ esporre i cittadini europei a questo genere di pericoli.
La Russia, grazie alla sua posizione in Siria, ha accesso a preziose informazioni sullo Stato Islamico, che sbaglieremmo a rifiutare, in quanto il nemico che stiamo affrontando ha molte facce, ed è in costante evoluzione. Se non è per passione, lasciamo che sia per raziocinio che cooperiamo con lo Stato russo, al fine di scambiare informazioni critiche sulle posizioni e sulle intenzioni dell’ISIS.
Dunque, dobbiamo imparare ad agire responsabilmente, in maniera concreta e piantarla con gli idealismi che non soddisfano nessuno. Questa realpolitik non è più un’opzione, ma è un dovere che il mondo intorno a noi ci impone. Possiamo non essere d’accordo su tutto, possiamo sanzionare dove fa più male, ma ci sono obiettivi e interessi che ci richiedono di andare oltre il desiderio di punire. Prendiamo ad esempio Israele: il governo di Benjamin Netanyahu ha deciso di rafforzare i suoi legami con la Russia, per migliorare la propria sicurezza nazionale, anche se Mosca agisce in stretto coordinamento con l’Iran, il più ostile e potente nemico di Israele nella regione. Senza prendere le parti di nessun paese dell’area, la decisione di Israele mostra come la realpolitik -in questo caso la sicurezza stessa dello stato ebraico- vada ben oltre la geopolitica. Se lo fa Israele, perché noi no?
Dopo due anni di sanzioni, sappiamo infine quanto è salato il prezzo della divisione, e temiamo che sia incommensurabilmente più alto di quello della cooperazione con la Russia. Inoltre, la Russia vuole aiutarci. Per coloro che ne dubitano, lasciateci ricordare che dopo gli attacchi del 13 novembre, François Hollande e Vladimir Putin si sono accordati per instaurare una più stretta cooperazione tra i rispettivi eserciti dislocati in Siria.
I cittadini Europei non capirebbero se continuassimo a privarci di informazioni fondamentali ad assicurare la loro stessa sicurezza e a proteggerli dagli orrori a cui abbiamo assistito recentemente a Parigi e a Bruxelles. La guerra geo-economica che sta avvenendo tra la Russia e l’Unione Europea non dovrebbe più essere d’intralcio alla lotta al terrorismo. Mentre il Consiglio Europeo deve decidere il 28 e 29 giugno sul rinnovo -oppure no- delle sanzioni contro la Russia, lasciateci invocare insieme la riapertura della collaborazione in materia di sicurezza tra questi due importanti attori dello scacchiere internazionale. Sempre più voci in Europa si levano in favore della rivalutazione delle sanzioni e per l’abolizione delle sanzioni applicate ai singoli individui, come dimostrato dal voto al Senato Francese dello scorso 8 giugno che ha invocato, con larga maggioranza, la rivalutazione e addirittura l’abolizione delle sanzioni. La storia proverà che hanno ragione coloro i quali trovano il coraggio politico di dichiarare apertamente che l’Europa e la Russia devono rimanere partner strategici.
Stefano Maullu e Rachida Dati