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Affari Europei
Ue-Canada, la Vallonia rischia di far saltare il Ceta. Ecco le conseguenze

L'OK AL CETA? E' OSTAGGIO DELLA PICCOLA VALLONIA

L'ok europeo alla firma dell'accordo commerciale con il Canada (Ceta) programmato per il prossimo 27 ottobre è bloccato dal "no" del parlamento vallone, la regione francofona del Belgio che con i suoi 3,5 milioni di abitanti può impedire all'Ue di raggiungere l'unanimità. I ministri del Commercio dei 28 non sono riusciti oggi a sbloccare la situazione, ma il Belgio si è impegnato a lavorare nelle prossime ore per dare il suo via libera entro il vertice dei capi di Stato e di governo che affronterà la questione nella riunione di giovedì e venerdì prossimo. In ogni caso, l'accordo commerciale sarà applicato, dopo il voto del parlamento europeo, solo in via provvisoria, perché sia effettivamente in vigore occorrerà attendere i voti favorevoli da parte dei 28 parlamenti nazionali.

RISCHIA DI SALTARE L'ACCORDO COMMERCIALE UE-CANADA. IRA DI BRUXELLES

Il "no" del parlamento vallone al Ceta, il trattato di libero scambio fra Europa e Canada, "rischia di far cadere l'accordo con il Canada e di conseguenza di uccidere la politica commerciale dell'Unione europea": è l'amaro commento del ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda al termine della riunione del Consiglio Commercio a Lussemburgo, che ha definito "una discreta perdita di tempo". Calenda, che si è sempre opposto alla decisione della commissione di procedere con una ratifica "mista" dell'accordo Ceta (non solo a livello di parlamento europeo ma anche di assemblee nazionali), ha ricordato che questo blocco "è ovviamente la conseguenza di questa decisione". Quindi, ha spiegato, anche sulla applicazione provvisoria degli aspetti che riguardano solo l'Ue, in attesa delle ratifiche nazionali, "è nata tutta una serie di riserve per lo più formali che però non cambiano la sostanza".

CALENDA: "RIVEDERE LE PROCEDURE SUGLI ACCORDI COMMERCIALI"

Quanto sta accadendo con la ratifica dell'accordo di libero scambio fra Ue e Canada, la possibilità per un parlamento regionale di tenere in sospeso il risultato di una trattativa durata anni e che riguarda centinaia di milioni di cittadini, è la prova che "l'attuale politica commerciale Ue non è sostenibile dal punto di vista delle procedure". Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha chiesto oggi nel suo intervento al Consiglio Commercio a Lussemburgo di avviare un dibattito "su come va avanti la politica commerciale Ue dopo l'approvazione del Ceta". Infatti, ha aggiunto, "abbiamo avuto un partner paziente come il Canada, altrimenti un altro ci avrebbe salutato: e se penso agli altri negoziati in corso o che devono ancora cominciare, è chiaro che sarà notato che non solo si negozia con la Commissione, ma anche con tutti gli Stati e con i vari parlamenti che li compongono: una politica non sostenibile quando gli altri paesi sono più dinamici". Calenda sottolinea poi la contraddizione fra la definizione del Ceta come "il migliore accordo mai realizzato, come ammesso da tutti i paesi europei, e il peggior processo di ratifica mai visto". Un altro aspetto che rischia di danneggiare più in generale la costruzione europea è la delegittimazione del parlamento europeo: "Se dagli stati arriva il segnale che l'approvazione del parlamento europeo non garantisce un processo democratico, questo va oltre la politica commerciale", ha aggiunto Calenda.

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