Consob, Minenna pronto. Ma il Colle non lo vuole. Di Maio: "Io non mollo"
La nomina di Minenna tarda ad arrivare, sebbene l’autorità che vigila sui mercati finanziari sia priva della propria guida sin dallo scorso settembre
Chi si oppone alla nomina di Marcello Minenna alla presidenza della Consob?
Indicato due giorni fa ufficiosamente ma risolutamente dal vicepremier e leader dei Cinquestelle Luigi Di Maio come candidato anche a nome della Lega, l’economista e professore, che gioca in casa essendo Responsabile dell’ufficio Analisi quantitative e innovazione finanziaria della Consob, ha dato la sua disponibilità. Ma la sua nomina tarda ad arrivare, sebbene l’autorità che vigila sui mercati finanziari sia priva della propria guida sin dallo scorso settembre, quando si dimise il presidente Mario Nava.
All’inizio sembrava che lo stop fosse figlio di contrasti tra i due partner di governo e in particolare dell’opposizione della Lega a un tecnico considerato vicino ai Cinquestelle.
Ma le parole di Di Maio che ha parlato di candidatura unitaria, hanno fugato questi dubbi confermando l’intesa raggiunta tra i due partiti partner di governo.
E allora? Perché non si procede a riempire una casella così delicata e si lascia senza testa e quindi depotenziata e delegittimata un’Autorita fondamentale in un momento molto delicato per i mercati borsistici, alle prese con casi complessi come la crisi del gruppo Carige?
Dalle verifiche effettuate da Affaritaliani.it negli ambienti più vicini al dossier, emerge con chiarezza che a bloccare la nomina di Minenna sia un veto che arriva dall’alto, addirittura dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un veto insistito di cui il Colle ha reso edotti sia il premier Conte che i vice Di Maio e Salvini.
I motivi addotti dal Colle? Poco convincenti, secondo le fonti politiche consultate da Affari. Si obietta da parte del Quirinale che Minenna è stato per qualche mese assessore con la Raggi e quindi sarebbe privo della necessaria indipendenza. Oppure si sostiene da parte del Colle che, provenendo dall’interno della stessa Consob, la candidatura non godrebbe dell’unanimita e spaccherebbe la Commissione.
Argomenti deboli, davanti allo straordinario curriculum di civil servant di Minenna e alla sua conclamata competenza e indipendenza. Al punto che diventa legittimo il sospetto di un veto di natura politica.
Sospetto che manda su tutte le furie i vertici del Movimento Cinque Stelle. E trapela la rabbia del leader Di Maio che con i suoi collaboratori sarebbe sbottato: ”Minenna ce la deve fare per forza”. Aggiungendo: ”Io non mollo”.
Si va verso un non banale e imbarazzante braccio di ferro politico e istituzionale, dunque,
A meno che il presidente del Consiglio Conte, cui spetta la designazione, non proceda sua sponte, ignorando il veto del Colle.
Ma per procedere formalmente alla nomina, alla designazione di Palazzo Chigi deve far seguito un decreto firmato proprio dal presidente della Repubblica. E allora? Un bel match, dai tempi non brevi.
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