Milano (askanews) - Una diagonale attraversa Milano, da sud-ovest a nord-est, e si prolunga fino a Cinisello Balsamo e a Monza, in attesa della virata verso l'area Expo.La mappa delle location della XXI Triennale internazionale, che ha superato la boa del primo mese di apertura, è ampia, ambiziosa (e impegnativa) come il programma diffuso che la alimenta. La riflessione proposta sul tema "Design after design" si sta declinando con modi e sensibilità diverse, e in questi primi trenta giorni la sensazione è che ci sia concentrati principalmente sullo stabilire un rapporto con la città e il pubblico, di settore certo, ma soprattutto quello generalista, cui poi nei fatti spetta il compito di determinare il successo dell'evento, tornato in vita dopo vent'anni di attesa.Al cuore della XXI c'è ovviamente il Palazzo dell'Arte, e al cuore dell'edificio progettato da Giovanni Muzio c'è la nona edizione del Triennale Design Museum, curato dalla sua direttrice Silvana Annicchiarico e orgogliosamente dedicato alla creatività femminile. "Il modello patriarcale - ci ha detto - sicuramente è arrivato al capolinea, occorre inforcare nuovi modi, nuovi occhiali per poter leggere e stare nel mondo. E in questa progettualità ci sono elementi importanti per poter affrontare appunto la contemporanietà".Una lettura del presente, in senso ampio, passa anche attraverso le riflessioni di mostre come "Neo Preistoria - 100 verbi", che, solo apparentemente con una scelta paradossale, ci parla di umanesimo attraverso gli oggetti, in molti casi destinati alla distruzione, che hanno segnato la storia umana. E la penombra dell'esposizione è metafora, secondo i curatori Andrea Branzi e Kenya Hara, di quella dei tempi che viviamo. Tempi che si connotano, grazie alla sempre brillante testa di Gillo Dorfles, anche nella rivalutazione del concetto di approssimazione, cui è dedicata la mostra al Palazzo della Permanente, che ha come obiettivo - ironicamente, ma con un suo rigore - di indagare sul rapporto tra l'idea e il mondo, già tanto cara a Platone.Una approssimazione, nel senso usato dalla scienza, che è virtuosa e che necessariamente informa anche con sfumature diverse, la gestione di un evento che ha mille facce e, oltretutto, cambia ogni volta con il variare dell'occhio dello spettatore.Un mese dopo l'apertura di un progetto che durerà fino a metà settembre, è troppo presto per fare bilanci, ovviamente. Si possono però registrare emozioni, come quelle di chi si trova a ripensare la grammatica di base dell'architettura nella mostra in Pirelli HangarBicocca, o sensazioni, come quelle di un tentativo in corso tra la XXI Triennale e il suo pubblico di interagire meglio, per approssimarsi sempre di più alla chimera di una comunicazione convincente e all'idea - platonica e contemporanea - di successo.In attesa di numeri ufficiali che certifichino la cosa.