Costume

Cala il sipario sulla madre di tutti i balli

Januaria Piromallo

Alziamo i calici con Generoso e Roberto Di Meo. Dove sarà il prossimo? Affari Italiani conosce già la location

Belgrado. Sgarbi e il maresciallo Tito… Alziamo i calici con Generoso e Roberto Di Meo. Cala il sipario sulla madre di tutti i balli. E subito si comincia: Dove sarà il prossimo? Affari Italiani conosce già la location. 
 
E 2600 lampadine si illuminarono d’immenso all’arrivo di Generoso e Roberto Di Meo, i fratelli geniali, inventori del formato party itinerante, facendosi aprire  monumenti storici solitamente blindati, come il Palazzo di Serbia, sede della nomenclatura ancien regime del maresciallo Tito. 

ROBERTO E GENEROSO DI MEO E PRINCIPESSINE….
ROBERTO E GENEROSO DI MEO E PRINCIPESSINE

Le 2600 lampadine formano il rosone della sala della Grande Assemblea. E sono un’autentica meraviglia.  Comincia così  la madre di tutti i balli, 18esima edizione. 
Vittorio Sgarbi arriva in ritardo, tenendosi stretta la sua Sabrina Colle, che con Napoli e dintorni hanno ormai un legame stretto, visto che sono gli ideatori del Festival dell’Essere ( prima edizione). 

Ambasciatore d’Italia a Belgrado Locascio
Ambasciatore d’Italia a Belgrado Locascio

E subito intorno a lui si forma una corte di piume, maschere, code ( di vestiti) e papillon ( di smoking). Nani e ballerine… Il set comunque è molto cinematografico, un po’ da Eyes Wide Shut alla Kubrick. La location pure. E sarebbe piaciuto anche a lui, al maresciallo Tito, che  il suo cabinet grande quanto due piscine olimpioniche, un’immensa vetrata sul folliate autunnale, in lontananza il Danubio che il critico più irriverente d’Italia ammirasse le vestigia del suo impero. Lo stesso cabinet dove riceveva capi di Stato, re e regine, l’ultima nel 1972 la regina d’Inghilterra. In confronto quello dei due vicepresidenti sembrano due portinerie…

terza
 

Maschera Hermes per Francesca Di Carrobio, amministratore delegato Hermes Italia, elegantissima nel suo setoso kimono a stampa optical. Una sirena di bellezza Rosita Puca con il costruttore Mimmo Tuccillo,  code e strascichi in glitter per Michela Bruni Reichlin. Sui décolleté brillano le gioie della sua ultima collezione “Star and Moon Collection”, ispirata proprio al Ballo Di Meo. Maschera veneziana piumata anche per Benedetta LignaniMarchesani le sue pochette, le B.B ( bizantine bag) in tema black and white sono da vera influencer. E ce n’erano parecchie. A cominciare da Annapaola Merone, in chiffonoso abito bianco e nero, mozzafiato, disegnato dal couturier Aessio Visone. Annap insieme a Pasquale Ranieri, patron della Ranieri Impiantistica e tra i principali sponsor del calendario, formano la power couple dell’evento. Altro sponsor degno di menzione è Vito Grassi ( Grastim), autorevole presidente Confindustria Campania. Annalaura di Luggo al fianco di suo marito Olindo Preziosi sono raggianti di felicità: la di lei opera è stata appena premiata alla Biennale di Venezia. E il suo docufilm “Napoli Eden” debutterà a New York. 

quarta
 

Che classe princesse. No, per una volta non  parliamo di Maria Gabriella di Savoia, presenza ormai  fissa  ai Di Meo Ball, ma di sua nipote Elena von Hessen, principessa reale ( sua nonna era Mafalda di Savoia) e pittrice di squisita raffinatezza, che il 6 dicembre inaugura la sua mostra nella galleria di via Nuova Pizzofalcone, sempre più accreditata come la “White cube” partenopea.  Si aprono le danze con il danubio blu, versione dj e l’avvocato Mario Abate si scatena con le girls: Tiare von Meister e Madeleine von Hessein Cagnazzo, di sangue teutonico/napoletano. Tiare è la figlia della marchesa Januaria Piromallo Capace Piscicelli di Montebello dei duchi di Capracotta, per loro il designer più amato dalle milanesi ( e non solo) ha creato una favola di abiti al copiativo ( mamma in bianco e figlia in nero). Januaria al posto della maschera ha preferito un carrè griffato Hermes, biondo platino. 

quinta
 

Bollicine e brindisi per il calendario cult del maestro fotografo Massimo Listri. E distribuzione delle calze Gallo ( peccato omaggiare solo i signori) che sono ormai diventati un must to have. In pregiato filo di Scozia, echeggiano il dress code “Black and White”. E un mega grazie va a Giuseppe Colombo, ceo della Gallo, marchio storico milanese.

sesta
 

E vi consigliamo un click alla pagina Associazione Di Meo vini ad Arte per dare voi il voto alle mise più belle, o quelle da bocciare.
Ci vediamo l’anno prossimo: Amsterdam o capitale nordica. 

settima
 

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