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Debbie Reynolds, Sandra Mondaini e... il dolore di una perdita può uccidere
Da Sandra Mondaini a Debbie Reynolds, una perdita può uccidere
Il giorno dopo Carrie Fisher, la principessa Leila di Guerre Stellari, è morta anche la madre, Debbie Reynolds, celeberrima per musical come 'Cantando sotto la pioggia', a causa di un ictus
Morire "di crepacuore" per una persona cara non e' solo un modo di dire. Il forte dolore per la perdita di un affetto o di un amore puo' davvero far ammalare, fino alla morte. La storia dell'attrice Debbie Reynolds, deceduta per un ictus il giorno dopo la figlia e collega Carrie Fisher, non fa che confermare una realta' nota da anni ai medici. E non e' l'unico caso: solo in Italia gli esempi celebri sono tanti, dal fratello di Mango, morto due giorni dopo il cantante stroncato da un infarto durante un concerto, ai lunghi addii di Giulietta Masina e Sandra Mondaini, che si sono spente pochi mesi dopo i compagni di una vita Federico Fellini e Raimondo Vianello, crollando fisicamente e psicologicamente fin da subito.
Debbie Reynolds, Sandra Mondaini e... il dolore di una perdita può uccidere
In America ci si commosse per il grande cantautore Johnny Cash, che perse la moglie nel 2003 dopo 40 anni di matrimonio, e mori' a sua volta neanche 4 mesi dopo. Ma dietro i casi "vip", ci sono milioni di persone comuni, di anziani coniugi che si spengono a pochi giorni, o addirittura ore, di distanza uno dall'altro. Un recente studio inglese, condotto su oltre 114mila anziani, ha rilevato un tasso di mortalita' doppio tra i soggetti studiati che durante il periodo di studio erano rimasti vedovi, rispetto a quelli che al termine della sperimentazione erano ancora in coppia. "La morte di Debbie Reynolds potrebbe configurarsi come sindrome da crepacuore", conferma all'Agi Leda Galiuto, professore aggregato alla Cattolica di Roma e cardiologa presso lo stesso Dipartimento di Scienze Cardiovascolari. Galiuto e' anche una delle massime esperte di sindrome da crepacuore, nota anche come sindrome di takotsubo. "La sindrome da crepacuore - ha spiegato - si manifesta principalmente nelle donne, con un rapporto di 9 a 1, a seguito di un lutto e un forte stress emotivo. Tipici sono i casi in cui la donna muore a seguito della perdita del marito o di un figlio".
Morire di crepacure: i sintomi
In genere, si manifesta proprio come un infarto, almeno dal punto di vista sintomatologico. "Pero' non e' causato - ha precisato Galiuto - da un occlusione delle coronarie, quanto piuttosto da una deformazione del cuore che non si contrae bene. In pratica, si verifica una vasocostrizione reversibile dei piccoli vasi del cuore". Puo' essere fatale. "Nella maggior parte dei casi - ha spiegato l'esperta - il cuore ritorna normale, in altri si puo' morire. Il tasso di mortalita' e' simile a quello del classico infarto, intorno al 5 per cento". Nel caso della Reynolds sembra pero' non si possa parlare letteralmente di "crepacuore".
L'attrice sarebbe infatti morta per un ictus, dopo aver appreso la notizia della morte della figlia. "Anche in questo caso - ha sottolineato Galiuto - possiamo probabilmente parlare di sindrome di takotsubo, solo che si e' verificata una vasocostrizione delle arterie cerebrali e non dei piccoli vasi del cuore". Casi simili ne sono stati documentati diversi sia in Italia che nel resto del mondo. "Tuttavia, e' una sindrome ancora allo studio e non abbiamo stime precise sulla sua incidenza", ha concluso Galiuto. Una patologia che per decenni nei pronto soccorso i medici non capivano: i pazienti arrivavano con i caratteristici sintomi dell'infarto.
Dolore acuto al petto, un elettrocardiogramma con le alterazioni tipiche e il rilascio di quegli enzimi associati con la frequente malattia del cuore. Ma appena si effettuava una coronarografia per cercare il punto in cui si e' creata l'occlusione che impedisce al sangue di arrivare al cuore, cosa che nell'infarto provoca la morte di molte cellule, non si trovava nulla. Perche' a spezzare il cuore non era stata un'occlusione. Era il dolore.