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Gianluca Lo Stimolo: Babbo Natale un modello da imitare perché autorevole

IL PERSONAL BRANDING DI BABBONATALE: DALLA CAPACITÀ DI ASCOLTO ALL’AUTENTICITÀ, LE 5 CARATTERISTICHE CHE LORENDONO UN ESEMPIO PER I PROFESSIONISTI

Milano, 9 dicembre 2019 - Il concetto di personal branding, ovvero la costruzione del brand del professionista attraverso le strategie di marketing e di branding normalmente riservate alla comunicazione aziendale è ormai entrato nell’immaginario collettivo. Se si vuole emergere a livello professionale è necessario puntare su alcune regole che ci rendano indimenticabili e al contempo autorevoli. A livello storico sono svariati gli esempi di chi ha saputo costruire il proprio brand personale in maniera ineccepibile, posizionandosi indelebilmente nella memoria del pubblico: da Gesù Cristo a Paperon de’ Paperoni, da Michael Jackson al Marchese De Sade, da Giovanni Rana a Mike Bongiorno, l’elenco potrebbe durare all’infinito.

Di fatto, ognuno dei volti che ha impresso a fuoco il proprio marchio nella memoria collettiva ha puntato su alcune caratteristiche diventate uniche e distintive.

Babbo Natale è certamente uno di questi. Il personaggio di San Nicola, Santa Claus per i Paesi anglofoni, risale al VI secolo. Da vescovo di Myra, antica città bizantina, la sua leggenda si è tramandata fino ai giorni nostri. Leggenda che, come ben ricordiamo, vede il santo apparire durante la notte di Natale e consegnare i regali a tutti i bambini del mondo, per poi tornare a riposare (in Finlandia, secondo la tradizione) per tutto il resto dell’anno.

 

Le caratteristiche distintive del personaggio di Babbo Natale lo rendono un caso di personal branding da manuale, a partire dal fatto di essersi affermato quale unico player sul mercato delle consegne dei doni natalizi - spiega Gianluca Lo Stimolo, fondatore e CEO di Stand Out, la prima società europea specializzata in servizi integrati di personal branding -. Ricordiamo infatti che Babbo Natale non ha competitor, tanto è autorevole e unica la ‘professionalità’ che questa figura è riuscita a mettere in campo”.

 

Ma quali sono gli altri tratti distintivi del personal branding di Babbo Natale? Secondo Lo Stimolo sono 5:

 

1. La capacità di ascolto: “Ciò che cattura i bambini è la sincera capacità di ascolto di Babbo Natale, che nessuno metterebbe mai in dubbio. Allo stesso modo, chi desidera costruire un personal branding forte deve mettersi in ascolto del proprio interlocutore. Non si tratta di un ascolto passivo, ma è necessario interpretare i bisogni e le richieste di chi si rivolge a noi”, spiega Lo Stimolo.


2. Il rispetto della promessa al mercato. La promessa al mercato è rappresentata da quel vantaggio unico e convincente in grado di fare la differenza, di convincere il pubblico a cui ci si indirizza e di sbaragliare la concorrenza. “Il bambino si rivolge con fiducia a Babbo Natale perché sa che non verrà deluso e che Babbo Natale terrà fede alla sua promessa di valore. Questa fiducia consolida il legame, cementando la relazione - prosegue Lo Stimolo - . Allo stesso modo il professionista deve mantenere fede alla sua promessa e non disattendere le aspettative dei suoi clienti. Solo così si incrementa la propria credibilità, aumentando la fiducia nei confronti del proprio brand personale”.


3. Il beneficio reale arrecato: ciò che rende felici i bambini è lo scoprire che i doni trovati sotto l’albero rispettano in pieno le proprie richieste. L’arrivo di quel giocattolo tanto desiderato altro che non è che la risposta ad un’esigenza. Soddisfarla arreca un beneficio, colma una lacuna e rende felice il cliente (in questo caso il bambino), oltre a rinforzare una volta in più la fiducia nell’interlocutore. “Allo stesso modo il professionista deve offrire prodotti e servizi che rispondano ad una reale necessità del target di riferimento. Solo così verrà percepito come utile e potrà scalare posizioni nella piramide del riconoscimento sociale, con un vantaggio di misura sulla concorrenza”.

 

4. La coerenza: Babbo Natale non finge di essere quello che non è, né si improvvisa cercando di diventare altro per assecondare la volubilità del mercato, ma si sforza di essere sempre il migliore in quello che fa, da circa 1.500 anni. “Riuscendoci peraltro, considerato che a oggi rimane l’unico vero corriere espresso con le renne e i doni. Il fattore coerenza è un altro elemento chiave per costruire un personal brand duraturo nel tempo, poiché chi si rivolge a quel professionista lo fa perché sa di trovare una determinata competenza in un determinato e specifico settore, possibilmente la più solida e attendibile sul mercato”.

 

5. Le tre A: Antonomasia, autorevolezza, autenticità.

A come Antonomasia: l’obiettivo è diventare la risposta migliore, appunto per antonomasia, a una specifica esigenza. Servono una competenza molto specifica e approfondita della materia, un pubblico che la ritiene di valore, una soluzione che altri non sono in grado di offrire (o almeno non con le stesse modalità).

A come Autenticità: il personal branding non è un’operazione di trasformazione di sé stessi in qualcuno che non si è. “Al contrario, è dare massima espressione alla nostra parte più autentica. Non è pensabile fingere. Più si è autentici, più il nostro personal brand crescerà e durerà”, aggiunge Lo Stimolo.

A come Autorevolezza: questa partita si gioca sulla competenza e sulla capacità di essere riconosciuti come autorevoli per quella competenza. L’endorsement dei media, l’appoggio di una rete di clienti soddisfatti e la velocità di rispondere alle richieste dei clienti giocano una parte fondamentale.

E chi meglio di Babbo Natale impersona tutte e le 3 A?