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Libertà di pensiero, i 10 paesi migliori e i 10 peggiori per gli atei

Lancio Rapporto Iheu sulla libertà di pensiero nel mondo: ecco quali sono per gli atei i dieci paesi migliori e i dieci peggiori in cui vivere

È stato presentato oggi a Roma, presso la Sala stampa della Camera dei Deputati, il Rapporto sulla libertà di pensiero nel mondo 2018 promosso dall’International Humanist and Ethical Union (Iheu, di cui l’Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti fa parte).

L’edizione di quest’anno è la prima - da quando, nel 2012, l’Iheu ha iniziato a pubblicare il Rapporto - a contenere una classifica completa di tutti i paesi del mondo in base al livello di discriminazione nei confronti di atei, umanisti e non religiosi.

dieci paesi peggiori in cui vivere per un ateo sono, in ordine: Arabia Saudita, Iran, Afghanistan, Maldive, Pakistan, Emirati Arabi Uniti, Mauritania, Malesia, Sudan, Brunei. I dieci migliori: Belgio, Olanda, Taiwan, Nauru, Francia, Giappone, São Tomé e Príncipe, Norvegia, Usa, Saint Kitts e Nevis.

L’Italia si piazza al 159° posto, subito dopo lo Zimbabwe e prima dello Sri Lanka. A farci guadagnare questa invidiabile posizione sono diverse criticità: dall’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche al sistema dell’8 per mille; dal finanziamento pubblico alle scuole cattoliche alla straripante presenza della Chiesa cattolica nel palinsesto televisivo. E non dimentichiamoci che anche l’Italia è tra i paesi che puniscono la blasfemia (art. 724 codice penale) e che tutela il sacro in maniera particolare attraverso le fattispecie di vilipendio, tra cui l’ultima, aggiunta nel 2006, che è una fattispecie speciale di danneggiamento che prevede fino a due anni di carcere.

Nel mondo sono 71 i paesi in cui ci sono restrizioni legali all’espressione della propria blasfemia: in 18 è prevista una multa, in 46 la prigione, in 7 la condanna a morte (Afghanistan, Iran, Mauritania, Nigeria, Pakistan, Arabia Saudita e Somalia). 18 sono invece i paesi che criminalizzano l’apostasia: in 6 è punibile con la prigione (Bahrein, Brunei, Comore, Gambia, Kuwait, Oman) e in 12 con la pena di morte (Afghanistan, Iran, Malaysia, Maldive, Mauritania, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Somalia, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Yemen). Inoltre, la maggior parte di questi 12 paesi spesso considera la blasfemia come prova di apostasia.

Come già evidenziato in precedenti edizioni del Rapporto, uno dei punti in comune tra i paesi che meno garantiscono la libertà di espressione e di coscienza è il fatto che hanno codici legali in cui è profondamente radicata una visione conservatrice dell’islam. Questo non significa però che i paesi con una popolazione a maggioranza musulmana siano sempre e comunque tra i peggiori: ci sono Stati come il Burkina Faso e il Senegal che si piazzano infatti relativamente bene nella classifica (rispettivamente al 19° e al 55° posto).

Il Rapporto 2018 – presentato in Italia dall’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti in collaborazione con l’Iheu – mostra come i diritti umani tendano a sostenersi a vicenda: dove atei e agnostici sono perseguitati, di solito lo sono anche le minoranze religiose.

«Siamo molto contenti di aver presentato il Rapporto in questa cornice – ha commentato Adele Orioli, responsabile iniziative legali dell’Uaar – perché è manifestazione di un interesse da parte delle nostre istituzioni. Un interesse quando mai necessario e che speriamo si traduca in atti concreti perché se è vero che i problemi più gravi si riscontrano in Afghanistan, Iran eccetera è anche vero che il nostro 159° posto dovrebbe indurre le istituzioni a muoversi con urgenza per colmare il gap che ci separa dai paesi ai primi posti della classifica».