Costume

Rivivrà in un corto la storia della bellissima Bianca di Brienza

Eduardo Cagnazzi

Nota per vivere nel lusso, era sua abitudine presentarsi alle feste vestita di soli gioielli. Fu però rapita e di lei e del tesoro non si seppe più nulla.

La leggenda della bellissima nobildonna di nome Bianca, che nella metà del 1300 viveva nel lusso sfarzoso nel Castello di Brienza, rivivrà in un corto del regista Riccardo Papa per Grapevine studio. E la camera contrassegnata con il nome Rubino di una dimora storica di charme del luogo, che si apre proprio sotto il maniero, potrebbe essere la 366esima stanza del castello medioevale appartenuto dal 1428 alla famiglia Caracciolo. La trama del corto è già pronta, le riprese inizieranno a gennaio. La leggenda della bella Bianca ha lasciato un’impronta indelebile nel ricordo dei burgentini. Nota per vivere nel lusso e negli sfarzi, Bianca pare che possedesse un ingente tesoro fatto di pietre preziose, ori, monili e gioielli: di questi ultimi la nobildonna era talmente innamorata a tal punto che, durante le feste ed i ricevimenti sfrenati che spesso si tenevano al castello, si presentava vestita di soli gioielli. E, ancora secondo la leggenda, pare facesse il bagno in una tinozza ricolma di monete d’oro. La leggenda vuole anche che il suo tesoro fosse custodito in una delle 365 stanze del castello, una per ogni giorno dell’anno. Forse proprio nella 366esima, una stanza segreta ed inaccessibile di cui solo Bianca e la sua fedele ancella  conoscevano il modo per accedervi. Un giorno, però, mentre viaggiava verso Amantea,  Bianca fu rapita dai pirati e portata ad Algeri per essere venduta come schiava. Un ricco pascià però si innamorò di lei e la trattenne con se e da quel momento di Bianca si persero le tracce. E, soprattutto, non si seppe più nulla del suo tesoro che, si narra, dovrebbe trovarsi in un posto segreto sotterraneo di una stanza del castello. Forse una botola o una via di fuga, viste le numerose scappatelle di Bianca dal maniero per incontrare i suoi amanti, che si troverebbe proprio lungo un cunicolo (nella foto) che porterebbe alla stanza detta Rubino de “La Voce del Fiume”. “Il cunicolo -afferma Rocchina Adobbato, titolare della dimora- è venuto fuori durante i lavori di recupero della casa, situata alle pendici e in linea d’aria a poche decine di metri dal castello. Gli stessi speleologi non escludono che possa esserci un collegamento diretto con il maniero. Anche perché durante i lavori di restauro della dimora è stato trovata una palla di un cannone ed altri oggetti”.

La dimora storica nasce dal sogno della giovane imprenditrice burgentina, premio Thalia 2017 per la cultura dell’ospitalità, orgogliosa della sua terra e dall’amore per il suo borgo, tra i più suggestivi della Basilicata..