Cronache
Assolto magnate sentenza amianto Correggio. Cgil:“Tumori? Si sa dagli anni '30
Caso Cemental. Nel Comune del cantante Ligabue decine di morti per mesotelioma. Assolto magnate dell'amianto a processo. Il caso spacca la sinistra.
A che ora è la fine del mondo? Relativamente presto, se lavoravi l'amianto nella Cemental di Correggio (RE), lo stesso Comune dell'autore della celeberrima canzone, Luciano Ligabue, fra l'altro proprio a Correggio consigliere comunale del Pci-Pds nel 1990. E' quello che sostengono le vittime e la Cgil del Comune.
Nel 1989 lo stabilimento venne chiuso. Però il bando dell’amianto in Italia arrivò solo nel 1992. Ma ancora oggi nel nostro Paese muoiono 4000 persone l'anno per tutte le malattie correlate. E nel paese di Ligabue ci si ammala per mesotelioma pleurico, un tumore raro che emerge in caso di contatto proprio con l'amianto.
Di sicuro “la fine del mondo” è arrivata per i 31 che secondo la Cgil locale sono morti per aver avuto a che fare con la Cemental. Sul caso il sindacato ha spaccato la sinistra cittadina perché la Cemental, che in gergo a Correggio (Comune di 25.000 anime) chiamano ancora “fabbrica della morte”, oltre a lavorare l'amianto a ridosso del centro cittadino lo faceva senza alcuna protezione, né mascherine né impianti di areazione. In queste ore si è tenuta l'udienza conclusiva di un processo penale al proprietario Franco Ponti, che lo è stato fino alla chiusura nel 1989, dopo essere succeduto al padre che l’aveva aperta nel 1952 (ha perso per tumore anche la moglie ed entrambi i genitori). Il pubblico ministero ha chiesto per Ponti un anno di reclusione per omicidio colposo. Ma il giudice lo ha assolto.
Al netto di assoluzioni e condanne, se i casi Eternit a Casale Monferrato, Fibronit a Broni o Olivetti a Ivrea sono noti qui ci troviamo nel cuore dell'Emilia dove il silenzio è d'oro, sopratutto per i media nazionali. La sinistra, prima a guida Pci e poi delle sue evoluzioni, ha coperto ogni cosa con il suo storytelling della “buona amministrazione”.
Ma ci sono eccezioni perché le morti per mesotelioma pleurico hanno colpito tante famiglie, anche di coloro che in fabbrica non ci sono mai entrati. Il muro di cinta dell'azienda era alto appena tre metri e sarebbe stato impossibile per le fibre di amianto non volare dappertutto. Durante i trentasette anni di attività di Cemental, “per ventiquattro l’azienda è stata fuori dai limiti fissati per la salubrità ambientale”, scrive la Cgil di Reggio Emilia in un articolato Dossier distribuito ai cittadini di Correggio. “Nel 1985 l’Ausl e i Servizi di prevenzione riscontrarono ancora che in molte postazioni si era fuori dai limiti”. E ancora: si lavorava il “crocidolite (l'amianto blu il più pericoloso)”, per molti anni senza mascherine o guanti, ricevendo al massimo un bicchiere di latte a fine turno. “Il turn-over era elevatissimo, oltre il 20% del personale veniva rinnovato con il ricorso ai contratti di formazione e lavoro. Spesso in prevalenza asiatici di cui oggi nessuno ha più traccia”, scrive il sindacato.
L'azienda ha sempre sostenuto di aver fatto per i lavoratori anche più di quanto dovuto. Infatti in soccorso del proprietario sono intervenuti anche due ex sindaci, Giulio Fantuzzi e Claudio Ferrari, che hanno sottoscritto un appello. Fantuzzi, sindaco di Correggio tra il 1976 e il 1980 per Pci ha detto: “Ho sottoscritto il documento pubblico in favore di Ponti perché i sindacati erano molto critici e si rischiava di criminalizzare un’azienda che non meritava questo tipo di giudizio”.
La Cemental ha subìto in passato già due condanne, nel 2002, in sede civile con la Cassazione che assegnò un risarcimento ai familiari di Claudio Righi, morto di tumore dopo averci lavorato dieci anni e nel dicembre 2016 in sede penale per omicidio colposo di Giuseppe Cagarelli, morto di mesotelioma pleurico nel 2008 e lavorante Cemental dal 1969 al 1992. Si sono tenute oggi le arringhe conclusive del processo relativo alla morte di una altro operaio, Luciano Nanetti e per i tumori e l’asbestosi grave di un secondo, Paolo Montanari che nel 2017 ha spiegato così la sua esperienza alla Gazzetta di Reggio: “Di sicurezza non c'era niente. Se avessimo saputo qualcosa sulle malattie saremmo scappati. Nel 2010 mi hanno diagnosticato l'asbestosi e si peggiora solo. I miei colleghi sono tutti morti e non di vecchiaia.” Sul caso generale è anche in corso un'inchiesta per disastro ambientale colposo, che non è ancora approdata davanti al gup.
Ora i giudici hanno deciso in merito al processo Nanetti-Montanari, sostenendo per il primo che il caso non sussiste (probabilmente non si ritiene ci sia un nesso di causa effetto) e per il secondo che è avvenuta la prescrizione.
Andrea Nanetti, figlio di Luciano, ha detto ad Affaritaliani: “E' l'unico processo in Italia, forse in Europa, in cui si è formato un comitato pro magnati dell'amianto. Non s'era mai visto. Voglio giustizia per mio padre, per quelli che non ci sono più e per tutti coloro che si stanno ancora ammalando. Ma non sono sorpreso dell'assoluzione. Non la condivido affatto. Queste morti non ci dovevano essere. Ora leggeremo le motivazioni e decideremo il da farsi”.
Al processo è stato anche sentito l'ex sindaco (2004-2013) Marzio Iotti che da privato cittadino residente a poche decine di metri dalla Cemental, scattò una foto finita nel fascicolo della procura. Dalle sue finestre vedeva lo stoccaggio delle lastre nel cortile. Iotti fece un esposto denuncia all’epoca.
Nel corposo dossier in cui la Cgil racconta la storia dell'amianto a Correggio viene anche citato un frammento del dibattimento processuale sull'Eternit a Stephan Schmidheiny, magnate svizzero condannato a 18 anni di carcere dalla Corte d'Appello di Torino per il disastro ambientale provocato negli stabilimenti Eternit in Italia, poi prosciolto in via definitiva per intervenuta prescrizione del reato e rimasto unico imputato nel processo Eternit-bis per l'ipotesi di reato di omicidio volontario di 258 persone.
Nel processo il pm Sara Panelli cercò di dimostrare l'omissione volontaria dei produttori e chiese all'esperto americano Barry Castleman di Washington (ha lavorato presso l'agenzia americana che si occupa di amianto ed ha espresso pareri a riguardo in centinaia di processi) quale fosse l'anno di scoperta della nocività dell'amianto. “Dott. Castleman da quanto tempo i produttori sono consapevoli che l'amianto causa anche il cancro e in particolare il mesotelioma?”...Castleman: “...Dagli anni 30. Nel 1939 in Germania si pagavano già gli indennizzi ai lavoratori che a causa dell'amianto avevano contratto il tumore al polmone e nel 1943 le riviste scientifiche riconoscevano il mesotelio come cancro causato dall'amianto...”. Il consulente proseguì: “...nel 1950 erano già state pubblicate almeno 80 opere relative al possibile sviluppo di tumori in seguito all'inalazione di polveri d'amianto...”. Aggiunse anche dettagli: “...nel 1929 sono documentati negli Stati uniti risarcimenti per l'asbestosi: se si paga un indennizzo per un danno è perché si è consci del danno stesso”.
“Ovviamente il caso Cemental”, conclude la Cgil, “non è paragonabile al caso Eternit, non solo per le dimensioni ma soprattutto per il diverso tipo di condotta di Ponti rispetto a Schmidheiny”. Ma serve a raccontare un fenomeno più ampio e profondo che ha sconvolto i Paesi che massicciamente hanno usato l'amianto.