Brasile: scandalo Petrobras, interrogato l'ex presidente Lula
La polizia brasiliana ha perquisito la casa dell'ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva nell'ambito dell'inchiesta sullo scandalo Petrobras. L'inchiesta prende il nome del colosso petrolifero statale che ha distribuito oltre 2 miliardi di dollari in mazzette a politici del Partito dei Lavoratori, di cui Lula è stato leader. Il nome di Lula è stato fatto da alcuni accusati che hanno deciso di collaborare in cambio di una riduzione di pena. L'inchiesta dunque si avvicina sempre più sia a Lula che al suo successore, l'attuale presidente Dilma Rousseff, presidente del Consiglio di amministrazione di Petrobras negli anni dello scandalo. La polizia sta cercando documenti in 3 Stati, compreso San Paolo, dove vive l'ex presidente, ma non ha indicato i nomi delle persone coinvolte né se Lula sarà chiamato a testimoniare. Secondo la stampa brasiliana è stata perquisita l'abitazione del figlio, Fabio Luiz Lula da Silva, noto anche come Lulinha.
Gli agenti si sono diretti poi nella sede dell'Istituto Lula, guidato dall'ex presidente. Tra le residenze perquisite, anche una fattoria nella città di Atibaia e un appartamento a Guaruja. Le autorità sospettano che queste due proprietà appartengano a Lula mentre figurano intestate a prestanomi.
L'accusa. Lula è indagato per sospetto occultamento di beni e riciclaggio di denaro. La sua posizione sembra compromessa da quando un informatore nel caso Petrobras ha riferito che l'ex presidente aveva "ordinato" di corrompere alcuni dei detenuti in cambio del suo silenzio a non collaborare con la giustizia. L'ipotesi è che Lula, quando era alla guida del Paese, tra il 2003 e il 2010, abbia tratto benefici dallo schema corruttivo che vedeva al centro il colosso energetico brasiliano, ottenendo vantaggi per se stesso, il suo Partito dei Lavoratori, o anche per il suo governo.
Brasile: Lula dopo interrogatorio, indignato per show mediatico - Nelle prime dichiarazioni rese in pubblico dopo la perquisizione della propria casa di San Paolo, il fermo e un interrogatorio di oltre tre ore, non si e' mostrato per nulla piegato l'ex presidente del Brasile, Luiz Inacio 'Lula' da Silva. Anzi, nel corso di una conferenza gremita di militanti del suo Pt, il Partito dei Lavoratori, Lula ha dapprima accusato le autorita' di aver voluto allestire uno "spettacolo" a uso e consumo dei mass media, quindi le ha sfidate: "Se volevano ascoltarmi, il giudice Sergio Moro (che indaga sulla corruzione nello scandalo del colosso energetico statale 'Petrobras'; ndr) o la Procura non avevano che da inviarmi un avviso di convocazione, e io mi sarei presentato perche'", ha sottolineato, "mai mi sono rifiutato di deporre. Non devo proprio niente a nessuno", ha tagliato corto, "e non ho nulla da temere dalla giustizia", di cui pure ha definito "deplorevole" il comportamento.
Lula si e' poi detto "indignato" per l'accaduto, e ha aggiunto di essersi sentito come se fosse stato fatto "prigioniero" quando gli agenti si sono presentati alla porta. Nel frattempo il Pt ha denunciato una presuntra "rincorsa golpista" in atto, finalizzata a "destabilizzare" il governo di Dilma Rousseff, succeduta appunto a Lula alla guida del Paese sud-americano e del partito.