Cronache
"L'insolita morte di Erio Codecà", un romanzo alla ricerca della verità
Intervista a Ivan Brentari, autore con Aldo Giannuli di un appassionante giallo che scava in un giallo italiano mai risolto
16 aprile 1952. Sono passate da poco le nove di sera quando gli abitanti di via Villa della Regina, ai piedi delle colline torinesi, sentono riecheggiare uno sparo nel buio. Accorsi, trovano un uomo agonizzante, un loro vicino illustre: Erio Codecà, dirigente della Fiat. E' questa la base di partenza del romanzo di Aldo Giannuli e Ivan Brentari L'insolita morte di Erio Codecà, in libreria dal 26 aprile per Sperling & Kupfer. L’ingegnere non sopravvive alla ferita di quel proiettile, sparato da un’arma mai ritrovata e da un assassino che numerose indagini e un intero processo non riusciranno a identificare. Il caso è ormai archiviato – e perlopiù dimenticato – tra i tanti misteri irrisolti d’Italia quando, dopo oltre quarant’anni, la scoperta di vecchie lettere inedite risveglia la memoria e l’interesse di un avvocato sessantenne: Marcello Dalmasso, che esercita a Milano ma ha origini torinesi. Impossibile per lui non condividere la notizia con la sua cerchia di amici, accomunati dalla curiosità intellettuale e dalla passione per i gialli.
Aldo Giannuli e Ivan Brentari immaginano, sulla base degli articoli di quegli anni e dei documenti esistenti che danno conto delle indagini e del processo, di far proseguire le ricerche a un gruppo di investigatori dilettanti. Nel gioco investigativo gli insoliti detective riaprono a modo loro il caso Codecà: addentrandosi nei meandri di possibili piste mai battute dagli inquirenti, nelle ombre del passato della vittima, nei complessi intrecci di politica, economia e alta società. Tra accesi dibattiti e menu da buongustai, gli amici di Dalmasso intraprendono un viaggio a ritroso negli anni della Guerra fredda e dei segreti di stato, alla ricerca di una delle tante tessere mancanti del complesso mosaico dell’Italia del secondo dopoguerra.
Aldo Giannuli, nato a Bari nel 1952, è saggista e storico. È stato consulente di diverse Procure e Commissioni d’inchiesta – in particolare, quelle sulle stragi di piazza Fontana e di Piazza della Loggia. Dal 2008 è ricercatore presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Milano. Collabora con l’Unità ed è redattore della rivista Libertaria. Ivan Brentari, nato a Milano nel 1987, si è laureato in Storia all’Università Statale. È stato finalista al Premio “La Giara” 2013 e ha pubblicato il saggio Giuseppe Sacchi.Dalle lotte operaie allo Statuto dei lavoratori, Unicopli 2014. Sta collaborando al nuovo progetto di Wu Ming 2. |
Affaritaliani.it ha intervistato Ivan Brentari
Ivan Brentari, come è nata la collaborazione con Aldo Giannuli e l'idea per questo libro?
Io e Aldo ci siamo conosciuti in un circolo culturale qualche anno fa. Lui si occupa da sempre di storie segrete d'Italia e ne aveva da parte alcune molto interessanti. Così nell'agosto del 2014 mi ha proposto di lavorare insieme alla vicenda dell'omicidio di Erio Codecà, un dirigente della Fiat degli anni '50.
Quindi il vostro libro mischia fatti di cronaca ad altri romanzati?
Abbiamo immaginato una struttura un po' ibrida. Ci sono molte parti documentali anche inedite, frutto di un lungo lavoro di ricerca sia sulla stampa e su documenti desecretati, innestate su una struttura narrativa a diversi piani temporali. La vicenda principale inizia nel 1999, dove c'è questo gruppo di amici appassionati di gialli che decide di indagare un po' per gioco sulla morte di Codecà. Ci sembrava importante che la storia si svolgesse ancora nel 1900, un secolo di grandi passioni e grandi avvenimenti. A noi interessava restituire questo spirito e questa idea, caotica, di fondo. Non a caso il libro inizia con un elenco di personaggi-interpreti. Abbiamo pensato al '900 a un secolo rigattiere, come al grande palco di un teatro sul quale è successo tutto è il contrario di tutto.
In questo scenario che cosa rappresentano la figura e la storia di Erio Codecà?
Codecà è una miccia. Da lui abbiamo scoperto una serie di cose che dal suo giallo irrisolto rimandano a un contesto generale. Ci siamo fatti un'idea su chi sia stato e crediamo che il partigiano alcolizzato che è stato processato per la sua morte fosse solo un caprio espiatorio. Dalla storia di Codecà inizia una storia di segreti industriali, contrabbando tra grandi aziende italiane e sovietiche. Ci sono altri morti. Insomma, viene fuori un grande affresco della guerra fredda, molto diverso rispetto alla versione ufficiale. Un affresco nel quale entrano anche vari personaggi celebri come Gianni Agnelli, Picasso ed Eugenio Reale, fino a una importantissima e ricercatissima spia romena.
La storia recente italiana è costellata di grandi e piccoli misteri mai risolti. Che ruolo possono giocare la narrativa e i romanzi sulla strada della ricerca della verità?
Può giocare un ruolo molto interessante perché questa forma ibrida di narrazione permette maggiore libertà rispetto alle ricostruzioni storiche. Tutti i documenti che citiamo nel libro sono veri ma la libertà di usarli in un romanzo è proprio quella di innestarli in una storia che può permettersi ipotesi, elementi probabili o verosimili che una ricostruzione storica non può azzardare. La cosa importante, come abbiamo fatto noi, è chiarire quali sono le parti documentali e quali quelle romanzate. Grazie a tutto questo il nostro romanzo percorre vie che la storia ufficiale non è mai riuscita a illuminare.
ANTEPRIMA/ ESTRATTO DAL LIBRO "L'INSOLITA MORTE DI ERIO CODECA'" (per gentile concessione di Sperling & Kupfer)
Ginevra, novembre 1951
Lo stanno seguendo. L’ingegner Codecà ne è sicuro.
Ogni faccia, ogni ombra sembra volere qualcosa da lui. Cammina veloce, attraversando la condensa del proprio respiro. Le grida di una madre ai figli lo fanno trasalire.
Deve calmarsi. Deve. Calmarsi.
Pensa che è solo uno scherzo della mente. Quell’uomo che ha abbandonato il tavolino del bar nel momento stesso in cui lui ha pagato il conto. Quell’uomo non esiste.
Eppure gli pare di vederlo dovunque. Un trench beige, le scarpe nere, il cappello a tesa larga.
Ci sono mille motivi per i quali un uomo può alzarsi dal tavolino di un bar. L’appuntamento con una donna, la vescica gonfia, il pacchetto di sigarette finito, le gambe anchilosate. Nessuno di questi gli pare verosimile.
Non ha il coraggio di voltarsi, ma è come se lo vedesse. L’uomo col trench beige che finge di guardare una vetrina.
Un nevischio appiccicoso comincia a cadere dal cielo, che è più bianco del latte. Sembra un immenso soffitto che perde pezzi d’intonaco. I rumori della citta sono attutiti dalla sua paura. Cammina in una bolla. Solo i suoi passi gli echeggiano nelle orecchie, come se il marciapiede avesse un doppiofondo. Deglutisce, si scortica la
gola in fiamme.
Ferma il primo taxi e monta.
≪Dove la porto?≫
Ragiona, ragiona.
≪Alla stazione.≫
≪Subito.≫
Sbircia l’uomo col trench nello specchietto retrovisore. E sempre lì, davanti alla vetrina, preoccupato. Lo vede voltarsi verso il fondo della via. Una grossa berlina nera coi vetri fumé si è messa in moto.
≪Può andare più veloce?≫
≪Perde il treno?≫
≪Può darsi.≫
≪Più di cosi non posso, monsieur. La strada e ghiacciata. E poi i nostri gendarmi non scherzano, rischio il ritiro della licenza. Lei e italiano?≫
Codecà non risponde. Scruta attraverso il lunotto lo scarafaggio di metallo nero che mantiene sempre la stessa distanza dal taxi.
≪Qualche problema?≫
≪Pensi a guidare!≫ Calmo. ≪Per favore.≫
Persino la facciata della basilica di Notre-Dame gli pare minacciosa, un mostro con tre bocche pronte a divorarlo. Cinquanta metri oltre c’è la Gare. Bene, come aveva immaginato, ci sono decine di taxi in fila.
Paga l’autista e scende dalla vettura. La berlina si e fermata dall’altra parte della strada. Si dirige verso la stazione. Gelo nelle ossa.
È tentato di chiedere aiuto al gendarme che se ne sta sotto la bandiera con la croce bianca in campo rosso. Ma poi cosa gli direbbe?
Devia verso i taxi. Un gruppo di turisti francesi fa al caso suo. Ci si mescola e utilizza i corpi per nascondersi alla vista degli uomini sulla berlina. Scivola verso un altro taxi e si infila dentro.