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Cronache
Coldiretti, la relazione sulla criminalità nell'agricoltura. VIDEO

Secondo l'analisi dell'Osservatorio sulla criminalita' dell'agricoltura e sul sistema agroalimentare promosso da Coldiretti sui risultati conseguiti dalle Forze di Polizia, l'intero comparto agroalimentare e' caratterizzato da fenomeni criminali legati a furti, estorsioni e alla contraffazione di prodotti alimentari ed agricoli e dei relativi marchi garantiti, ma anche dal fenomeno del "caporalato", che comporta lo sfruttamento dei braccianti agricoli irregolari, con conseguente evasione fiscale e contributiva. I danni al sistema sociale ed economico sono molteplici, dal pericolo per la salute dei consumatori finali, all'alterazione del regolare andamento del mercato agroalimentare. Per questo Coldiretti Puglia, ringraziando le forze dell'ordine per l'opera incessante svolta quotidianamente, chiede una stretta sui controlli per assicurare maggiore sicurezza agli agricoltori e agli operai. "Anche nel 2016 sono stati ripetutamente denunciati - ha detto il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele - i furti di rame e mezzi agricoli e stiamo registrando fenomeni estorsivi, chiaramente evidenziati dai numerosi tendoni e ceppi di uva tagliati. Il fronte dell'illegalita' e' sempre piu' ampio e riguarda la proprieta' fondiaria, le infrastrutture di servizio all'attivita' agricola e, non da ultime, le produzioni agricole ed agroalimentari. I reati contro il patrimonio, quali furto di mezzi agricoli (15%), abigeato (11%), furto di prodotti agricoli (13%), racket (9%), usura, danneggiamento, pascolo abusivo, estorsione, rappresentano la "porta di ingresso principale" della malavita organizzata e spicciola nella vita dell'imprenditore e nella regolare conduzione aziendale.

Masserie, pozzi e strutture letteralmente depredate, chilometri e chilometri di fili di rame, letteralmente volatilizzati lasciando le imprese senza energia elettrica e possibilita' di proseguire nelle quotidiane attivita' imprenditoriali. Capitolo a parte merita il mercato parallelo di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza, spesso sofisticati, spacciati per prodotti di qualita', quando di qualita' non sono, per cui viene illegalmente utilizzato il marchio 'made in Puglia', a danno dell'imprenditoria agricola pugliesi e dei consumatori". Risulta elevata l'intensita' dell'associazionismo criminale nelle province pugliesi Barletta-Andria-Trani (40,9), Bari (40,9), Taranto (39,4) e Lecce (37,4). Oltre ai gruppi organizzati di nazionalita' italiana, la mappa della criminalita' straniera risulta principalmente di origine Albanese, Romena, Russa e Nord Africana. Secondo i dati dell'Osservatorio, presieduto da Gian Carlo Caselli, in Puglia l'incidenza dei reati di associazionismo di stampo mafioso e' pari al 10,3% con 52 denunce di associazionismo per delinquere e 6 di tipo mafioso. Lo spaccato sulla contraffazione evidenzia quanto siano fortemente significative le risultanze relative ai territori di arrivo delle merci, come le realta' portuali, o la lavorazione delle merci con 851 denunce. Una simile analisi e' stata condotta anche per la tipologia del reato di estorsione con 638 denunce, generalmente gestito dalle organizzazioni criminali. Sul fronte del lavoro nero, oggi la Puglia e' una delle zone piu' a rischio indicate dalla Caritas. "Il fenomeno del lavoro nero e' diffuso soprattutto nei settori agricolo (con un'incidenza del 22%), dei servizi (17%) e dell'edilizia (16%). Si tratta spesso e volentieri - ha denunciato il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - di vere e proprie azioni criminose perpetrate nei territori pugliesi, dove la mancanza di legalita' mette a rischio una sana convivenza sociale ed economica. Per questo non possiamo accettare che, su un territorio che offre produzioni da primato per il "made in Italy" agoalimentare, trovino spazio inquietanti fenomeni malavitosi. La qualita' del prodotto non puo' prescindere dalla qualita' del lavoro e dalla dignita' dell'uomo impegnato in questo lavoro. La 'crisi' puo' certamente acuire il fenomeno, ma cio' non puo' e non deve diventare una giustificazione.

Di contro siamo contrari ai controlli interforze sulla stessa azienda agricola, una sorta di caccia all'uomo dove ad essere controllati sembrerebbero essere sempre gli stessi. Vanno, invece, incentivate azioni premianti della condotta positiva delle imprese associate che hanno accettato un percorso di legalita', sottoponendosi volontariamente a certificazioni stringenti e sopportando quotidianamente e in solitudine la concorrenza sleale di quanti fanno ricorso al lavoro nero, per creare un contesto sociale virtuoso da cui estromettere quasi naturalmente fatti e comportamenti non rispettosi delle regole". Dei 26.200 terreni su tutto il territorio nazionale nelle mani di soggetti condannati in via definitiva per reati che riguardano, tra l'altro, l'associazione a delinquere di stampo mafioso e la contraffazione, in Puglia ben 2.489 (il 9,5%) sono in mano alla mafia, anche perche' il processo di sequestro, confisca e destinazione dei beni di provenienza mafiosa si presenta lungo e confuso, spesso non efficace e sono numerosi i casi in cui i controlli hanno rilevato che alcuni beni, anche confiscati definitivamente, sono di fatto ancora nella disponibilita' dei soggetti mafiosi. Secondo i dati del quarto Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalita' nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, tra i 20 ed i 25 miliardi di euro vengono sprecati per il mancato utilizzo dei beni confiscati sulla base delle stime dall'Istituto nazionale degli amministratori giudiziari (Inag). In Puglia, dunque, vanno inutilmente in fumo tra l'1,9 e i 2,37 miliardi di euro a causa di inadempienze, procedure farraginose, lungaggini burocratiche.

Tags:
coldiretti criminali agricoltura
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