Cronache
Gianni Tonelli, un poliziotto all'Antimafia: "Vigileremo anche sui paladini"
INTERVISTA/ Gianni Tonelli, deputato della Lega e segretario generale aggiunto del Sap, entra in Commissione Antimafia. E ne parla con Affaritaliani.it
"Non avrei mai pensato di ricevere un incarico così importante, sono felice e soprattutto determinato. Ora ho ancora più opportunità di portare avanti la mia battaglia per la legalità". Gianni Tonelli, deputato della Lega e segretario generale aggiunto del Sap (Sindacato Autonomo di Polizia), è appena stato eletto segretario della nuova Commissione Antimafia. E affida la sua prima reazione a un'intervista ad Affaritaliani.it.
Gianni Tonelli, se l'aspettava questa nomina così importante e significativa per un poliziotto come lei?
Fino a tre giorni prima della presentazione delle liste non ero neanche candidato. Certo, la mia disponibilità non poteva che essere totale nei confronti di chi in maniera leale ha sempre sostenuto me e le forze dell'ordine, vale a dire Matteo Salvini. E senza avere chiesto nulla ha ottenuto una delega così importante. Sono molto lusingato sul piano personale, ma soprattutto sono determinato a fare del mio meglio. L'elezione a segretario della Commissione Antimafia mi fornisce delle opportunità che per la mia battaglia non avrei pensato di poter avere.
Quale sarà l'azione della nuova Commissione Antimafia?
Non credo che la Commissione debba sostituirsi alla magistratura, nonostante i suoi poteri. Innanzitutto penso che debba studiare bene il fenomeno, partendo da uno screening approfondito delle energie che lo Stato mette in campo in materia di contrasto alla criminalità organizzata. La mafia inquina tutti gli aspetti della nostra società. Dallo spaccio ai rifiuti fino all'alterazione del tessuto economico. La prima cosa da fare è vedere se lo Stato ha reso efficienti le strutture di contrasto e intervenire dove ciò non è avvenuto.
Servono più risorse per le forze dell'ordine?
Certo, lo dico da anni, da quando i precedenti governi hanno debilitato l'apparato di sicurezza. Per esempio, in Sicilia mancano 4mila uomini nell'esercito Antimafia, che è stato decapitato. A Caltagirone, sede della procura e del tribunale, il nucleo del commissariato investigativo è stato praticamente smantellato perché la maggior parte degli uomini è stato impegnato al Cara di Mineo voluto da Alfano. Quelle risorse allocate sulla gestione dei migranti servono per contrastare la criminalità organizzata. La mafia cerca di inserirsi in tutti i gangli del potere e dello Stato e ha una grande capacità camaleontica. Dobbiamo vigilare affinché tutti gli apparati (dalla magistratura alle forze dell'ordine) siano messi nelle condizioni necessarie per lavorare al meglio. E dobbiamo anche vigilare sul fatto che l'antimafia sia non ideologizzata e non abbia fini ulteriori.
Negli ultimi anni però abbiamo assistito a diversi scandali che hanno visti coinvolti alcuni cosiddetti "paladini" dell'antimafia.
Purtroppo sì. La lotta alla mafia, dichiarata ma non reale alla prova dei fatti, è diventato un business, come i migranti. Talvolta l'antimafia diventa una bandiera di comodo dove si infilano alcuni personaggi che in realtà ben altre mire. E ripeto, l'antimafia non deve essere ideologizzata. Non è che una cosa è buona se viene da una direzione e non lo è se viene dall'altra. Basta col politicamente corretto. Il politicamente corretto è la scusa degli scorretti, l'arma principale di chi vuole coprire azioni deplorevoli con diktat etico morali. Vigileremo anche su questi aspetti.
Il presidente Morra ha detto che le priorità dell'azione della Commissione saranno trattativa Stato mafia e massoneria. E' d'accordo?
Sì certo, ma i temi da affrontare sono tanti. La mafia si infila dappertutto. Il Nord è diventato un terreno di conquista per affari e riciclaggio di denaro. In altre zone passa sotto il loro controllo anche l'acquisto di casse da morto e l'attività delle pompe funebri. Credo che questa Commissione non debba darsi limiti d'azione o di indirizzo ma operare a 360 gradi anche su temi come possono essere il caporalato, i centri di accoglienza, la gestione delle attività produttive. Così come la mafia non si pone limiti nel permeare la nostra vita quotidiana noi non dobbiamo porceli nel contrasto.