Cronache

Consip, Di Pietro: "Woodcock? Chi fa certe indagini muore"

DI PIETRO: "WOODCOCK? CHI VUOL FARE QUALCOSA IN PIU' CHE CORRERE DIETRO AI LADRI DI POLLI NE PAGA LE CONSEGUENZE"

Antonio Di Pietro è intervenuto ai microfoni di ECG, il programma condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio su Radio Cusano Campus, l'emittente dell'Università degli Studi Niccolò Cusano. Sul caso che vede per protagonisti Woodcock e Federica Sciarelli: "Se c'è un segreto d'ufficio, violarlo crea un grave danno all'indagine, perchè è chiaro che l'interessato fa di tutto per far scomparire le prove e non farle emergere. Che ci sia questo tipo di reato è bene. Precisato ciò, io lì dentro ci sono stato. Quando si apre un'indagine bisogna dimostrarlo che la colpa di una eventuale fuga di notizie sia del magistrato. Sono centomila le persone che ci girano attorno a una indagine. Da quello che deve scrivere a mano sul registro a quello che deve ascoltare la telefonata. Non si devono costruire colpevoli prima ancora che vengano considerati tali. Anche io ho subito tanti attacchi simili. Quando venivo accusato di fare il protagonista, portavo chi mi accusava davanti a un giudizio civile per accertare se il fatto era vero o era falso. Fossi Woodcock o la Sciarelli mi sottoporrei subito alle indagini. Solo il giornalista che ha scritto la notizia può dire come stanno le cose. Marco Lillo ha fatto il proprio mestiere a pubblicare la notizia. La magistratura romana gli fa un favore a Woodcock e alla Sciarelli, torneranno a essere innocenti e una volta in più si dimostrerà che una volta che c'è un magistrato che vuol fare qualcosa in più che correre dietro ai ladri di polli ne paga le conseguenze". 

Consip: penalisti, anche per Woodcock vale presunzione innocenza

Anche il pm di Napoli Henry John Woodcock e la giornalista Federica Sciarelli "hanno diritto al rispetto della presunzione di innocenza". Lo sottolinea l'Osservatorio sull'informazione giudiziaria delle Camere penali secondo cui "la diffusione della notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati, e il riscontro mediatico che la segue, appartengono a pieno titolo all'indecente circo mediatico giudiziario che i penalisti italiani combattono da sempre. Anche se oggi colpisce chi, da tale circo, non ha mai preso le distanze". L'Osservatorio dei penalisti "si e' sempre battuto contro il massacro mediatico delle persone sottoposte alle indagini e al filtrare sulla stampa, tra l'altro, di notizie concernenti le iscrizioni nel registro degli indagati - si legge in una nota - la barbarie mediatica e' inaccettabile per tutti e, dalle nostre posizioni di rispetto per le garanzie e per i diritti civili per qualsiasi cittadino, riteniamo inaccettabile che la gogna informativa si scateni a carico di chi, a torto o a ragione (lo si vedra' dopo un regolare processo), si vede oggi accusato di avere, a propria volta, strumentalizzato la propria funzione violando il segreto investigativo". Tali conclusioni, rileva l'Unione Camere penali, "non cambiano se la notizia e' stata comunicata agli organi deputati all'esercizio dell'azione disciplinare. Non sembra inutile ricordare a tutti, anche a chi (come noi) non condivide ne' il modo di condurre le inchieste del dottor Woodcock ne' le trasmissioni sulla giustizia-spettacolo che della presunzione d'innocenza fanno strame, che anche questa diffusione della notizie dell'iscrizione nel registro degli indagati, e il riscontro mediatico che la segue, appartengono a pieno titolo all'indecente circo mediatico giudiziario che i penalisti italiani combattono da sempre".