Cronache
La festa della mamma e i fantasmi di impotenza
Festa della mamma: ci siamo. Se un tempo c’era la corsa al mazzetto di fiori o al profumo (spesso sbagliato), ora, in epoca di devastanti dubbi, si scava nel significato stesso di madre. Il famoso psicoanalista e saggista Massimo Recalcati offre uno spunto con il suo libro “Le mani della madre” (Feltrinelli). Concetto cardine: la mamma, e il suo amore, evita di precipitare nel vuoto del senso. Ossia nel baratro. Se vogliamo citare Nietzsche, nel pozzo mostruoso che sempre ci attira.
E’ il tempo delle “mamme acrobate”, quelle che fanno un sacco di cose anche perché, come si dice spesso, il padre è assente. Quel padre che dovrebbe essere “la legge”, l’indicazione etica. Tutto bene, salvo il fatto che aumenta il numero delle madri che considerano i figli adolescenti un totem, un altare di carne da non graffiare mai. Il quindici-sedicenne raramente viene corretto: sarebbe una castrazione.
E poi: lasciamolo terribilmente libero, l’età evolutiva si evolve, appunto. Sì, ma come? Molte mamme di oggi si astengono, lasciano fare (una sorta di liberismo famigliare). Al fondo hanno una paura tremenda: e se poi il ragazzino lo perdo? Le più sincere ammettono: io ho paura. Paura di perderlo. Inconsapevoli che, in assenza quasi totale dei “no”, l’hanno già perso. Gli antichi greci fondavano gran parte dell’etica sul concetto del limite. Da non superare. Ora il limite è una striscia perdonale sbiaditissima. Recalcati questo non lo approfondisce. Però giustamente scrive che la maternità porta con sé fantasmi d’onnipotenza. Io aggiungerei: anche di impotenza.
(P.M. Fasanotti)