Cronache

G8 Genova, testimonianza shock: "Black Bloc e polizia erano d'accordo"

di Andrea Deugeni
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@andreadeugeni

G8 a Genova, un film già visto o una pellicola da riavvolgere e riguardare con attenzione? Son passati esattamente 14 lunghi anni da quel weekend di fine luglio 2001 in cui i movimenti no-global e le associazioni pacifiste diedero vita a manifestazioni di dissenso, seguite da gravi tumulti di piazza, con violenti scontri tra le forze dell'ordine e i Black Bloc. Scontri in cui perse anche la vita il manifestante Carlo Giuliani. Eppure da quell'episodio, che ha portato anche alla condanna dello Stato italiano in sede civile per gli abusi commessi dalle forze dell'ordine e le abominevoli torture nelle quattro mura della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto, continuano a emergere particolari sconosciuti (e inquietanti) come quello rivelato dalla testimonianza shock di un giornalista dell’agenzia di stampa Ap.Biscom (oggi TMNews). Testimonianza appena pubblicata dal sito www.mafia-capitale.it.

Secondo il racconto dell'interessato, che giorni prima degli scontri è riuscito a prender contatto sia con le forze di polizia sia con alcuni manifestanti, una parte dei dimostranti si era infatti segretamente accordata con la polizia per limitare l'impatto delle devastazioni che di lì a poche ore avrebbero messo a ferro e fuoco Genova e per altri scopi rimasti però perlopiù oscuri.

"Fatti trovare a mezzogiorno all'angolo tra corso Buenos Aires e piazza Paolo da Novi. Arriveranno dei Black Bloc e distruggeranno la banca. Due-tre minuti al massimo. È quello il segnale dell'inizio del macello", è quanto scrive il giornalista riferendo le parole di un poliziotto la sera prima degli scontri di domenica 22 luglio. Dialogo avuto mentre cercava di reperire informazioni importanti per essere presente nel luogo esatto degli scontri e riuscire così a raccontare con dovizia di particolari le tensioni di piazza.

In maniera graduale, poi, il racconto del cronista sull'escalation della situazione immediatamente a ridosso della Zona Rossa off-limits dov'erano riuniti gli otto Grandi della Terra conferma l'agghiacciante verità.

"Era un minuto che i neri stavano distruggendo la vetrina della banca. La polizia a pochi metri restava immobile. Due minuti. La polizia sempre immobile. Tre minuti! I Black Bloc avevano completato con grande maestria il loro lavoro sotto gli sguardi allibiti e le proteste dei Cobas. La polizia sempre a pochi metri e sempre immobile", prosegue il giornalista descrivendo gli attimi prima degli scontri verso le 12. E continua: "Cominciavo a pensare di aver avuto un’informazione sbagliata, almeno in parte. I nero vestiti persero qualche altro minuto a divellere alcuni marciapiedi della piazza per accumulare sampietrini da lanciare. Sempre nulla. La polizia a guardare. Ma alle ore 12.10, i Black Bloc si ritirarono con grande rapidità, lasciando la piazza in mano ai Cobas (come prima), ma anche con una certa quantità di macerie, segno del loro passaggio. Era solo in quel momento, solo quando il posto era sgombero dai neri, che la polizia, tra urla e botti per lo sparo di lacrimogeni, decise di attaccare. Non di inseguire i Black, ma di andare contro gli inermi ed innocenti Cobas della Scuola", conclude il cronista dell'Ap.Biscom.

Sull'episodio di Genova, sono tante  le prove fotografiche, filmate e testimoniali che hanno dimostrato come tra i Black Bloc e i manifestanti più facinorosi ci fossero molti agenti infiltrati delle forze dell’ordine, sia italiani sia stranieri, che indossavano abiti da sommossa. Un modo per consentitre ai poliziotti di anticipare, per arginarli, i movimenti dei violenti. Ma nulla era emerso fino ad ora sugli accordi fra i due fronti sulla dinamica degli scontri e della guerriglia. Testimonianze che ora, dopo la sentenze (del 2012) della quinta sezione della Corte di Cassazione e della Corte di Strasburgo (aprile 2015) sull'efferata condotta del VII Nucleo Antisommossa del Reparto mobile di Roma, rischiano di far riaprire un capitolo che sembrava ormai finalmente chiuso.