La mozzarella anti-camorra protagonista in Veneto
In Italia aumenta il consumo di prodotti biologici
C’è anche la mozzarella di bufala “anti-camorra” tra le specialità bio della Campania protagoniste in Veneto per la "Spesa in Campagna", iniziativa di Cia-Agricoltori Italiani, finalizzata a favorire il rapporto diretto tra produttore e consumatore “consapevole”. Dopo la tappa romana, il tour si ferma a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso. E questa volta con prodotti di Terra Felix. In vetrina, le aziende agricole associate della Campania con i loro prodotti sani, genuini e biologici. Protagonisti della due giorni sono il cannellino rosso di Auletta, la mozzarella e la ricotta campana Dop, il carciofo bianco di Pertosa, il cacioricotta di capra, il fagiolo occhio nero e tondino bianco, nonché svariate confetture rigorosamente bio. Tra i prodotti anche la mozzarella di bufala campana Dop della cooperativa “Le Terre di Don Peppe Diana - Libera Terra”. Libera Terra è l’anima agricola delle cooperative che, sotto il segno dell’associazione Libera, gestiscono terreni e strutture confiscati alle mafie, coinvolgendo in quest’attività di rilancio produttivo altri agricoltori del Sud Italia che ne condividono gli stessi principi. "L'agricoltura biologica non è una semplice etichetta -spiega ad Affaritaliani.it, Alessandro Mastrocinque, vicepresidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani - ma è un modo di reinterpretare il nostro ruolo di agricoltori nonché di cittadini. Non esistono solo produttori o consumatori, siamo innanzitutto cittadini e attori sociali. La sostenibilità di quello che facciamo è dunque senz'altro economica e ambientale ma deve essere anche sociale e civica". In Italia il biologico è in continua crescita. Nel decennio 2005-2014 le vendite al dettaglio di prodotti bio in Europa sono più che raddoppiate, passando da 11,1 miliardi a 24 miliardi di euro. Gli italiani, che consumano prodotti bio almeno una volta la settimana, sono più di 13 milioni: quasi il 22% della popolazione residente, mentre nel primo semestre del 2016 ha fatto schizzare del 20,6% le vendite nella grande distribuzione. Con punte in valore del 43% per vini e spumanti, del 30% per le carni, del 23% per i derivati dei cereali, ma anche di quasi il 19% per la frutta e del 15% per gli ortaggi. Nel 2015 la crescita era stata del 18,5%. Secondo l’organismo degli agricoltori, nel 2015 il biologico ha registrato più di 60mila operatori certificati, l'8,2% in più rispetto al 2014. Mentre la superficie coltivata sfiora 1,5 milioni di ettari (+7,5%). Più bio, dunque, per garantire i consumatori con la tracciabilità. Che è fondamentale soprattutto nell’era digitale. Se infatti da un lato promuove al meglio la sicurezza alimentare globale e lo sviluppo agricolo locale, dall’altro impone dei modelli nel modo di produrre irrobustendo la tracciabilità degli alimenti, contro il falso e la contraffazione.
Eduardo Cagnazzi