Cronache
Giustizia, rivoluzione via Skype. Processi brevi, efficaci, low cost
Si potrebbero ridurre i costi e i tempi dei processi usando Skype. Lo fa un giudice che lo racconta ad Affari. Sono un grande successo. Ma nessuno vuole farli.
In un Paese bloccato anche la rivoluzione del buon senso sembra impossibile, tanto più in settori strategici come quello della giustizia (che servirebbe tanto a cittadini ed imprese). Ma oggi questa rivoluzione potrebbe vedere la luce anche grazie solo all’uso intelligente delle tecnologie.
Bisogna tener presente che in Italia il primo grado di un processo dura di media 3 anni, l’appello altri 2 e un anno quello in Cassazione: bisogna cioè attendere 6 anni per una sentenza definitiva e con costi da capogiro per tutte le parti coinvolte.
Ma ecco come dimezzare i tempi e ridurre drasticamente le spese.
Un giudice penale di Cremona, Pierpaolo Beluzzi, 54 anni, ha introdotto da qualche tempo le udienze via Skype. Avete capito bene: fa i processi via Skype, in video-conferenza. E il sistema funziona alla perfezione. Tutto è rodato anche in procedimenti difficili e i vantaggi ci sono per tutte le parti in causa: si risparmiano ore e denaro per gli spostamenti da una città all’altra, i processi durando meno della metà del tempo previsto e c’è maggiore disponibilità alla collaborazione tra i convenuti.
“Si può fare. Abbiamo utilizzato la tecnologia in oltre 200 processi”, racconta Beluzzi ad Affaritaliani, “anche in processi complessi come quello del Calcioscommesse”. Con 104 parti e più di 140 legali coinvolti. “Quel processo del 2016 è durato 2 mesi e mezzo, poteva durare anni”, spiega il giudice, “il presupposto è che tutte le parti siano d’accordo nel farlo. E se qualcuno non lo è può sempre essere convocato di persona. Succede in 2 o 3 casi su 100”.
Ma si può usare la video-conferenza in ogni situazione (chiediamo)?
“Tendenzialmente si. Se poi ci sono motivi e dubbi sull’attendibilità dei testi si procede diversamente. Ma sono casi sporadici. Ad esempio abbiamo fatto un processo per un’associazione a delinquere che riguardava 38 imprenditori, dislocati in ogni angolo d’Italia. Avrebbero perso giornate a testimoniare anche cose banali... di essere stati truffati. Prima si perdevano giornate, mesi, anni. Oggi è possibile fare i processi in poco tempo”.
E cosa serve?
“Niente di straordinario. A Cremona abbiamo una connessione fibra che va dai 60 ai 120 megabyte. Già dal 2004 siamo partiti con la digitalizzazione dei documenti e il personale ha seguito con entusiasmo tutte le fasi!”
E perché non si adotta questo metodo in ogni tribunale? Evitando ai cittadini perdite di denaro inutili anche solo per spostarsi da una città all’altra?
“Il motivo è incomprensibile (si ferma, silenzio). Ormai io cerco di parlare alle generazioni che verranno. Queste sono soluzioni valide per il futuro. Finalmente si faranno i processi. E con questi mezzi i giudici diventano ‘giudici del processo’, non di tutto ciò che c’è intorno come accade spesso oggi”.
E così si raccontano casi come quello del testimone siciliano che è impossibilitato a recarsi a Cremona perché non ha risorse economiche sufficienti. Beluzzi avrebbe dovuto imporgli la testimonianza coatta, con quel che comporta, mandando in Sicilia “a prenderlo” due carabinieri, per una spesa per lo Stato di 2000/3000 euro. Invece un altro tribunale lo ha identificato in Sicilia e con una video-conferenza si è risolto tutto a costo zero. Così come di medici che sono intervenuti in udienza ma senza lasciare il reparto o di signore rapinate che avrebbero dovuto sostenere lunghi viaggi per spiegare in udienza quanto accaduto e invece lo hanno fatto in video-conferenza senza sprecare altro denaro.
Con questo sistema, abbastanza semplice e alla portata di tutti o quasi i tribunali italiani, testimoni, consulenti, interpreti, legali, testi e gli stessi magistrati rendono al massino e soprattutto si risparmiano in costi e ore impegnate.
Beluzzi oltre a lavorare al Tribunale di Cremona tiene anche un corso all’Università Cattolica di Piacenza, alle facoltà di Giurisprudenza ed Economia, “Sulla creatività della giustizia digitale”.
La sua sembra una rivoluzione del buon senso e un'amministrazione della giustizia davvero dalla parte dei cittadini. Ma resta incomprensibile perché tutti i tribunali italiani non facciano altrettanto e si premi l’inerzia.