Libia, Stucchi (Copasir): Failla e Piano uccisi durante trasferimento
Giacomo Stucchi, presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), intervistato da Affaritaliani.it, parla del sequestro dei quattro italiani in Libia finito con la tragica morte di Salvatore Failla e Fausto Piano e con il ritorno a casa di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno. "In questo momento, senza disporre ancora di informazioni ufficiali puntuali, l'ipotesi più probabile - solo nei prossimi giorni però avremo la definizione del quadro, grazie anche alle indagini che sta facendo la Procura di Roma - é che i primi due ostaggi italiani che purtroppo sono morti fossero oggetto in quel momento di un trasferimento da una prigione ad un'altra e che su quel convoglio viaggiassero anche i capi sequestratori, ovvero la linea di comando dei rapitori. La notizia dell'uccisione dei probabili capi potrebbe quindi aver convinto gli altri carcerieri - é logico ipotizzare che alcuni fossero rimasti a controllare il primo covo - che ancora tenevano in ostaggio gli altri due italiani a darsela a gambe abbandonato Pollicardo e Calcagno, i quali, avendo capito che non c'era più nessuno a controllarli, hanno sfondato la porta e sono usciti dal covo, tornando liberi".
Che cosa pensa delle parole della vedova di Failla? "Ha ragione quando chiede che venga fatta massima chiarezza. Anche in una situazione così complicata è necessario individuare tutti gli elementi per ricostruire quello che è successo. Per quanto riguarda il lavoro dell'intelligence, posso dire che ha seguito questa vicenda con lo stesso impegno profuso in passato in altri casi delicati avvenuti in aree molto problematiche, e quindi simili a quest'ultimo, che fino ad ora si erano conclusi prevalentemente con esito positivo. Dire che l'intelligence non sapesse nulla di quanto stava accadendo e che non stesse operando per riportarli a casa vivi è sbagliato, perché già giovedì scorso, dopo l'audizione del sottosegretario Minniti, a seguito dei primi due morti e non sapendo ancora degli altri due (la liberazione è infatti avvenuta il giorno dopo), ho detto pubblicamente, nei limiti della riservatezza che mi é imposta, quanto sapevamo: che erano stati sempre detenuti tutti quattro assieme, che per gli altri due non vi erano elementi nuovi che portassero a pensare che non fossero ancora vivi e che non erano in mano all'Isis, fatti - il primo e il terzo - che pare siano stati confermati anche ai procuratori che stanno indagando. Le informazioni in nostro possesso erano quindi giuste, purtroppo c'è stato una conclusione che nessuno avrebbe voluto vedere".
Ma perché i quattro italiani sono stati divisi? "Probabilmente era in corso un trasporto e quindi era più facile spostarne due per volta. Sabrata non era più sicura come zona e quindi è logico pensare che si stessero spostando in aree meno controllate dalle autorità libiche".
In queste ore c'è molta polemica sull'eventuale pagamento di un riscatto per la liberazione di Pollicardo e Calcagno. Che cosa può dirci su questo argomento? "Ho sentito del pagamento di un riscatto e ho sentito del pagamento di un riscatto in mani sbagliate. Dico solo che delle modalità di risoluzione di un sequestro come questo il Comitato che presiedo viene informato e può acquisire tutta la documentazione in merito. Per questo posso dire che non mi risulta che ci sia stata una scelta di questo tipo. E soprattutto sbagliano, perché nessuno ha mai riferito al Copasir tale fatto, coloro che sostengono che sia stato pagato un riscatto a un intermediario sbagliato. Chi sostiene questa tesi probabilmente non si rende conto che di fronte ad una eventualità del genere - un errore grave - la prima cosa che sono certo farebbero i servizi, la più logica, sarebbe proprio quella di informare il Comitato senza cercare di non nascondere nulla".