Cronache
"Non mi abbracciare", arriva il romanzo-verità di Elena Venditti
Bologna, sala di attesa alla stazione centrale. Sono davanti alla lapide che ricorda le vittime della strage.
"Mi scusi, è un po’ che la vedo assorta davanti a quei nomi. Perché?"
"A quel tempo ero la fidanzata di chi è stato condannato per aver messo la bomba"
LA SCHEDA DEL LIBRO NON MI ABBRACCIARE di Elena Venditti (Prefazione di Aldo Cazzullo e Postfazione di Luca Telese), in libreria per Aliberti Wingsbert House
Una giovinezza buttata al vento. Gettata tra le fiamme di una stagione rovente e tragica. Raccontata in queste pagine, c’è una storia sconvolgente e vera. La vita di Elena: una ragazza romana che compie vent’anni sul finire degli anni Settanta. Viene da una famiglia comunista e antifascista da sempre. Il padre è cronista politico di «Paese Sera», la madre attivista alla sezione del presenta PCI del quartiere. Una sorella impegnata con i giovani comunisti, destinata a diventare un’importante giornalista. Anche Elena frequenta gli ambienti della sinistra giovanile. Fino a che, un giorno, l’anello che non tiene spezza tutta la catena identitaria, l’errore si insinua nella sua vita e la sconvolge con inaudita potenza. Si innamora di Livio. Lui è un “nero”, uno di destra, un estremista. Lei lo segue, senza esitazioni e senza condizioni. Entra in clandestinità. Accusata di terrorismo, viene arrestata. Comincia una lunga stagione all’inferno: il carcere. Poi l’uscita, il ritorno nel mondo. La paura di non saper più vivere. Non mi abbracciare è un romanzo-verità unico nel panorama della letteratura italiana attuale. La generazione degli anni di piombo è raccontata, o meglio testimoniata da un’autobiografia autenticamente maledetta, in cui il personale è più che mai politico e i sentimenti si intrecciano con le ossessioni ideologiche. Mentre la vita di una ragazza poco più che adolescente si perde giorno dopo giorno in un vortice di violenza, recriminazione, disperata ricerca di amore.
Elena Venditti
Cinquantasei anni, è nata e cresciuta a Roma dove ha sempre abitato. Laureata in Sociologia della comunicazione, svolge da molti anni la professione di giornalista free lance. È anche autrice di soggetti e sceneggiature per il cinema. Il tempo libero lo divide tra la pittura e il bridge agonistico.
Mia sorella a diciannove anni cominciò a farsela con i fasci, diventò fascista. Per gioco, per sfida, per bisogno di esserci oltre che di apparire. “Voglio passare alla storia”, era questo il suo chiodo fisso nei nostri giochi da ragazzine, ed è passata invece a una brutta storia. Mariella Venditti