Osservatore Romano: "Suore trattate da serve dai cardinali"
La denuncia che scuote il Vaticano
Con il titolo "Il lavoro (quasi) gratuito delle suore" l'inserto settimanale dell'Osservatore Romano, "Donne Chiesa Mondo", scrive, in un articolo a firma di Marie-Lucile Kubacki, che le suore sono spesso ridotte a domestiche. "Ho conosciuto delle suore che avevano servito per trent'anni in un'istituzione di Chiesa e mi hanno raccontato che, quando erano malate, nessun prete di quelli che servivano andava a trovarle", racconta una religiosa sotto anonimato. "Dall'oggi all'indomani venivano mandate via senza una parola. A volte succede ancora così: una congregazione mette una suora a disposizione su richiesta e quando quella suora si ammala viene rimandata alla sua congregazione? E se ne invia un'altra, come se fossimo intercambiabili. Ho conosciuto delle suore in possesso di una dottorato in teologia che dall'oggi all'indomani sono state mandate a cucinare o a lavare i piatti, missione priva di qualsiasi nesso con la loro formazione intellettuale e senza una vera spiegazione. Ho conosciuto una suora che aveva insegnato per molti anni a Roma e da un giorno all'altro, a cinquant'anni, si è sentita dire che da quel momento in poi la sua missione era di aprire e chiudere la chiesa della parrocchia, senza altra spiegazione".
"Ricevo spesso suore in situazione di servizio domestico decisamente poco riconosciuto", racconta un'altra religiosa africana sotto anonimato. "Alcune di loro servono nelle abitazioni di vescovi o cardinali, altre lavorano in cucina in strutture di Chiesa o svolgono compiti di catechesi e d'insegnamento. Alcune di loro, impiegate al servizio di uomini di Chiesa, si alzano all'alba per preparare la colazione e vanno a dormire una volta che la cena è stata servita, la casa riordinata, la biancheria lavata e stirata?. In questo tipo di 'servizio' le suore non hanno un orario preciso e regolamentato, come i laici, e la loro retribuzione è aleatoria, spesso molto modesta". "Un ecclesiastico pensa di farsi servire un pasto dalla sua suora e poi di lasciarla mangiare sola in cucina una volta che è stato servito? E' normale per un consacrato essere servito in questo modo da un'altra consacrata? E sapendo che le persone consacrate destinate ai lavori domestici sono quasi sempre donne, religiose? La nostra consacrazione non è uguale alla loro?", prosegue la suora. "Tutto ciò suscita in alcune di loro una ribellione interiore molto forte. Provano una profonda frustrazione ma hanno paura di parlare perché dietro a tutto ci possono essere storie molto complesse. Nel caso di suore straniere venute dall'Africa, dall'Asia e dall'America latina, ci sono a volte una madre malata le cui cure sono state pagate dalla congregazione della figlia religiosa, una fratello maggiore che ha potuto compiere i suoi studi in Europa grazie alla superiora.... Se una di queste religiose torna nel proprio paese, la sua famiglia non capisce. Le dice: ma come sei capricciosa! Queste suore si sentono in debito, legate, e allora tacciono. Tra l'altro spesso provengono da famiglie molto povere dove i genitori stessi erano domestici. Alcune dicono di essere felici, non vedono il problema, ma provano comunque una forte tensione interiore. Simili meccanismi non sono sani e certe suore arrivano, in alcuni casi, ad assumere ansiolitici per sopportare questa situazione di frustrazione".
"Siamo eredi di una lunga storia, quella di san Vincenzo de' Paoli, e di tutte quelle persone che hanno fondato congregazioni per i poveri in uno spirito di servizio e di dono. Siamo religiose per servire fino in fondo e proprio questo provoca uno slittamento nel subconscio di molte persone nella Chiesa, creando la convinzione che retribuirci non rientri nell'ordine naturale delle cose, qualunque sia il servizio che offriamo", racconta una terza suora. "Le suore sono viste come volontarie di cui si può disporre a piacere, il che dà luogo a veri e propri abusi di potere. Dietro tutto ciò c'è la questione della professionalità e della competenza che molte persone fanno fatica a riconoscere alle religiose". "Dieci anni fa, nel quadro di una mia collaborazione con i media, mi è stato chiesto se volevo davvero essere pagata. Una mia consorella anima i canti nella parrocchia accanto e dà conferenze di quaresima senza ricevere un centesimo? Mentre quando un prete viene a dire la messa da noi, ci chiede 15 euro. A volte la gente critica le religiose, il loro volto chiuso, il loro carattere... Ma dietro tutto ciò ci sono molte ferite". "Da parte mia, quando vengo invitata a fare una conferenza, non esito più a dire che desidero essere pagata e qual è il compenso che mi aspetto. Ma, è chiaro, mi adeguo alle disponibilità di quanti me lo chiedono. Le mie sorelle e io viviamo molto poveramente e non miriamo alla ricchezza, ma solo a vivere semplicemente in condizioni decorose e giuste. E' una questione di sopravvivenza per le nostre comunità". Alcune religiose, conclude il settimanale dell'Osservatore Romano, "ritengono infine che le loro esperienze di povertà e di sottomissione, a volte subite e a volte scelte, potrebbero trasformarsi in una ricchezza per tutta la Chiesa, se le gerarchie maschili le considerassero un'occasione per una vera riflessione sul potere".