Cronache

Polizia, escalation di suicidi. Gli agenti: "Lo Stato ci lascia soli"

di Lorenzo Lamperti
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Centrotrentasei. E' l'altissimo numero di suicidi tra gli agenti di Polizia nel giro di un anno, a fronte di 147 morti in servizio. Un dato davvero preoccupante, emerso nel corso del convegno organizzato dal Coisp Polizia di Pescara sul tema "Stress, il Male Oscuro". Numeri che, tra l'indifferenza di molti, celano una condizione di profondo disagio per uomini e donne delle nostre forze dell'ordine. Affaritaliani.it ha intervistato sul tema Alessandro Rosito, segretario regionale Abruzzo del sindacato di Polizia Coisp.

Alessandro Rosito, come si spiega un numero così elevato di suicidi tra le forze dell'ordine?

E' un fenomeno che viene da molto molto lontano e non parte da quest'anno. Poi sicuramente la situazione è peggiorata tantissimo negli ultimi anni, perché le forze dell'ordine sono sempre più abbandonate a loro stesse. Lo Stato non c'è e i mass media spesso usano alcuni fatti per dare una chiave di lettura sbagliata dell'operato delle forze dell'ordine. Si fanno delle leggi che vanno contro gli agenti e la sicurezza. Basti pensare al reato di tortura e all'elemento psicologico. Se dovesse passare staremmo davvero freschi.

Con quale spirito lavorano gli agenti?

E' chiaro che in questa situazione rischia di passare la voglia. Prima c'era più spirito di corpo. E' chiaro che anche tra di noi qualche pecora nera ci sarà, ma da qui a dire che le forze dell'ordine sono tutte cattive ce ne passa. Ci vorrebbe una politica in grado di capire quello che succede.

Si parlava di depressione legata ai tanti suicidi. Lo Stato vi offre un supporto psicologico?

Purtroppo l'elemento psicologico non fa parte della nostra cultura. Non abbiamo nessuna assistenza psicologica vera e propria, al contrario di quanto accade in paesi più evoluti. Negli Usa ogni agente ha uno psicologo a sua completa disposizione per ciò che concerne i problemi lavorativi o privati. Qui non abbiamo nulla. Anzi, se un agente andasse dallo psicologo rischia il ritiro dell'arma e viene abbandonato a se stesso.

Che cosa si potrebbe fare per provare a migliorare la situazione?

Come sindacato Coisp stiamo denunciando con forza questa situazione affinché i vertici capiscano il problema. Gli agenti devono lavorare in un ambiente sano e non malsano. Noi stessi ci vergogniamo quando la gente viene a fare una denuncia e siamo costretti a ospitarla in uffici messi malissimo a causa di tutti i tagli che ci sono stati. Poi bisognerebbe mettere uno psicologo a disposizione degli agenti, senza poi fare ritorsioni contro chi vi si rivolge perché non si tratta di malati o pazzi ma di persone che hanno bisogno di aiuto. Anche gli agenti sono delle persone e devono essere trattati come tali. Siamo umani come tutti gli altri cittadini.

Su questo e altri temi com'è il dialogo con il ministero dell'Interno?

Zero, non c'è nessun dialogo. La situazione negli ultimi anni è peggiorata parecchio.