Cronache
Reato di tortura, attacco delle associazioni: "Annacquano il testo"
La commissione Giustizia del Senato ha modificato ancora una volta il disegno di legge sul reato di tortura che ora dovrà tornare alla Camera nel caso in cui l'aula di palazzo Madama approvi le modifiche. E' da marzo 2013 che si verifica un 'rimpallo' sul testo tra i due rami del parlamento. Al centro della questione innanzitutto la 'premura' che non si vada a configurare un reato contro le forze dell'ordine.
E le polemiche non si sono fatte attendere: "Con le modifiche apportate dalla Commissione Giustizia del Senato, chi si opponeva all’introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento ottiene un doppio risultato: in primo luogo il testo approvato dalla Camera viene peggiorato al punto da diventare incompatibile con la Convenzione contro la tortura delle Nazioni unite che l’Italia ha l’obbligo invece di rispettare. Diminuiscono infatti le sanzioni e il reato, che rimane ‘comune’ e non ‘proprio di pubblico ufficiale’ come richiesto dalla Convenzione, diventa ancora più generico", scrive l'Arci in un comunicato.
"Per essere considerata tortura, la violenza o la minaccia deve essere infatti ‘reiterata’, spariscono le finalità discriminatorie introdotte per definire meglio la fattispecie, così come sparisce la locuzione ‘per vincere una resistenza’, che aveva fatto insorgere parte delle forze dell’ordine", prosegue il comunicato Arci. "In secondo luogo, dovendo il testo ritornare alla Camera, si allungano ancora i tempi di approvazione di un testo in discussione dal 2013 e che probabilmente finirà affossato. Una vittoria della parte più regressiva del parlamento e della polizia, una sconfitta per la democrazia e la civiltà di questo paese".