Cronache
Riciclaggio di denaro evaso. Indagati gli amici di Boschi senior
La crisi economica? Un'ottima opportunità per riciclare denaro evaso al fisco, acquistando grandi aziende e società in difficoltà. La brillante idea sarebbe venuta secondo la Procura di Perugia (a marzo 2014) che poi ha trasferito il fascicolo per competenza alla Procura di Arezzo, a Flavio Carboni e Valeriano Mureddu, persone legate in qualche modo al giglio magico renziano e che sono finite iscritte nel registro degli indagati per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro ed evesione fiscale. La vicenda è stata ricostruita dal Fatto Quotidiano.
Chi sono Carboni e Mureddu? I due nomi sono spuntati fuori in occasione della complessa vicenda di Banca Etruria, finita gambe all'aria, con multe e reati ipotizzati per i vertici della Popolare aretina fra cui anche Pier Luigi Boschi (ex vicepresidente), padre del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi.
Carboni è l'ultraottantenne faccendiere passato dall’inchiesta sul suicidio del banchiere di Dio Roberto Calvi alla P2 fino alla P3, amico di Licio Gelli prima e di Denis Verdini poi e in affari anche con Silvio Berlusconi. Mureddu, invece, è un sardo, che si autoproclama massone e appartenente ai servizi, cresciuto a Rignano sull’Arno, in una casa nella stessa via dell’abitazione nella quale è nato e cresciuto il premier Matteo Renzi e che, a sua detta, ha concluso con Tiziano Renzi ottimi affari. Ed è inoltre "ottimo amico", dice sempre, di Pier Luigi Boschi che aveva messo in contatto a metà 2014 (con tanto di incontri) con Carboni per la ricerca del nuovo direttore generale di PopEtruria (individuato poi in Fabio Arpe, fratello del più famoso Matteo, ex Capitalia). Mureddu poi definisce Carboni "una guida e un mentore, come un padre".
Il riciclaggio di denaro evaso al fisco. E' l’ultima accusa rivolta a Carboni che con Mureddu e altre sei persone si sarebbero appropriate di fondi neri creati "grazie all'emissione e all'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ed approfittando della difficile congiuntura economica - scrivono i magistrati - hanno poi reimpiegato tale provviste nell'acquisizione anche tentata, di grandi aziende (anche attraverso la società Geovision intestata a Mureddu, ndr) che attraversavano un periodo di crisi finanziaria e operano in settori strategici dell'economia nazionale".
L'inchiesta ha portato ieri le Fiamme gialle della Gdf a una serie di perquisizioni in Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Veneto e Lazio e Sardegna a sedi di aziende cedute o acquistate da Mureddu e Carboni e riconducibili alla Geovision.