Salah? E' solo la punta dell'iceberg. La prova è l'arresto a Bruxelles
di Lorenzo Lamperti
@LorenzoLamperti
Abdeslam Salah non è più un uomo libero. Il maggiore ricercato per la strage di Parigi è stato arrestato. Sicuramente è una bella notizia, non fosse altro per la soddisfazione di aver assicurato alla giustizia uno degli uomini che ha barbaramente tolto la vita a 130 persone nella tremenda notte del 13 novembre 2015. Ma il fatto che Salah sia stato arrestato a 300 metri da casa sua a Molenbeek, il quartiere dove è nato e cresciuto, getta una grande ombra sull'Europa. Salah ha dormito per 127 notti nello stesso posto dove ha sempre vissuto, indisturbato. Ha mangiato lì, ha comprato vestiti, ha girato per le strade del suo quartiere, nella città che è anche la capitale dell'Unione Europea. Una drammatica dimostrazione di quanto siano radicati terrore e fondamentalismo anche dentro la società occidentale.
CHE COSA PUO' RIVELARE SALAH?
Partiamo dagli aspetti positivi. L'arresto di Salah è un segnale importante e può portare benefici invetigativi e preventivi, a patto che lui decida di collaborare. Il suo ruolo nelle stragi di Parigi ha dei contorni ancora oscuri. L'indecisione sul farsi esplodere, la fuga, la latitanza. La sua amicizia con Abaaoud, la mente della strage di Parigi, dimostra che Salah è a conoscenza di una vasta rete jihadista presente sul territorio europeo, nonché delle modalità di movimento e ingresso dei combattenti e dei foreign fighter dalla Siria e dalle altre zone controllate dallo Stato Islamico. Una sua eventuale collaborazione con la giustizia potrebbe far scoprire rotte, modus operandi, ovviamente nominativi importanti. Potrebbe prevenire nuovi progetti di attentato qualora Salah ne fosse a conoscenza. Staremo a vedere a quale livello la sua fedeltà alla Guerra Santa lo farà tacere oppure parlare.
DA MOLENBEEK A MOLENBEEK: SALAH PUNTA DELL'ICEBERG
Ma, siamo sinceri, il segnale principale che deriva dall'arresto di Salah è di grande preoccupazione. Di lui si era detto di tutto, per un certo periodo di tempo si erano tutti convinti che fosse scappato in Siria. Nulla di tutto ciò. Salah era tranquillamente a Molenbeek, dove era sempre stato e dove le forze di polizia belghe avevano fatto decine di irruzioni nei giorni e nelle settimane successiva al Bataclan. Com'è possibile che sia sempre sfuggito per 4 mesi? Non importa quanto avesse le mani insanguinate, Salah a Molenbeek ha trovato assoluta protezione tanto da farlo sentire sicuro. Si è avvantaggiato di protezione, aiuto logistico e di aiuti della sua comunità, almeno di una parte di essa. Mentre l'altra è rimasta in silenzio. Una dimostrazione agghiacciante di quando sia accettato, se non sostenuto, il fondamentalismo in un quartiere della capitale Ue. Salah è dunque solo la punta dell'iceberg. Dietro e intorno a lui l'estremismo è cresciuto come un cancro. C'è chi agisce portando terrore, come Salah, ma c'è anche chi lo accetta e lo sostiene. E il timore è che a questo punto questo humus di sangue sia molto più vasto di quanto si poteva credere.
LA REAZIONE DELL'ISIS (E DEI LUPI SOLITARI)
Ora si apre un nuovo capitolo. Che cosa farà l'Isis dopo l'arresto di Salah? Vorrà rispondere con qualche gesto eclatante oppure dovrà riorganizzarsi? Il timore è che la cattura del terrorista maggiormente ricercato in Europa possa spingere lo Stato Islamico a una nuova offensiva sul territorio occidentale. Il motivo? Dimostrare che l'Isis non si cattura e che tutti, compreso Salah, sono facilmente sostituibili. I servizi di intelligence europei dovranno stare doppiamente attenti, dunque, proprio in questo delicato momento. D'altra parte secondo le informazioni diffuse dai veri servizi, compresi quello tedesco e quello russo, sul territorio europeo ci sarebbero già decine, se non centinaia, di combattenti pronti a entrare in azione. Il lavoro di condivisione di informazione e intelligence sul campo deve continuare a spron battuto, ora più che mai. Ma a preoccupare forse ancora maggiormente investigatori e analisti sono i "lupi solitari". Salah per qualcuno era diventato un idolo, se non dovesse "tradire" collaborando con la giustizia potrebbe anche diventare un simbolo a cui ispirarsi. E, come sappiamo, le azioni di un singolo sono meno controllabili e preventivabili rispetto a quelle di una cellula intera. Morale della favola: benissimo l'arresto di Salah, ma non pensiamo di aver sconfitto il terrore. Quella sarà una dura, e complicata, battaglia.