Cronache
Sgarbi: "Nuovo codice antimafia. Approvato da parlamento di deficienti"

Critiche durissime da giuristi e opinion leader. Il nuovo codice antimafia è inutile e dannoso. Ecco le aberrazioni contenute nel nuovo provvedimento
“Soltanto un parlamento di deficienti può approvare una legge del genere. Il tutto per rendere comoda l'attività agli inquirenti”. E' quanto ha affermato ad Affaritaliani il critico Vittorio Sgarbi dopo il varo in parlamento, poche ore fa, del nuovo Codice antimafia.
Approvata dall'attuale maggioranza a guida Pd ha trovato il voto contrario dei deputati di Forza Italia, di M5S e Fratelli d'Italia. Astenuti Lega Nord e di Direzione Italia.
“La corruzione è una cosa, la mafia è un'altra”, spiega il critico, “lo dice il costituzionalista Giovanni Maria Flick, non Sgarbi... . Sono entrambi reati ma come si fa a paragonarli? Qualcuno dovrà ricorrere alla Corte costituzionale. E' come paragonare una Volkswagen ad una Fiat. Sono entrambe auto ma non sono la stessa cosa”.
Infatti con il nuovo codice sequestri e confische sono possibili non solo contro i mafiosi ma anche a chi è accusato di reati come corruzione, concussione, terrorismo e stalking.
Unanime la contrarietà del mondo giuridico, da Raffaele Cantone al giudice Giovanni Fiandaca all'ex capo della procura di Venezia Norberto Nordio. Cantone disse in fase di approvazione: “La modifica che si vuole approvare al Codice antimafia non è né utile, né opportuna, e rischia persino di essere controproducente”.
Dello stesso parere Giovanni Maria Flick, giurista di fama internazionale, presidente emerito della Corte costituzionale, che non lascia dubbi sul provvedimento: “E' uno strumento per tranquillizzare... con rimedi che all’apparenza soddisfano l’opinione pubblica, ma che in realtà sono assolutamente risibili”. Come a dire: la legge è inutile e dannosa e serve solo per tacitare la piazza.
Il Mattino di Napoli ha aperto una campagna sul tema ed oggi ha fatto uscire il giornale con in prima pagina l'icona della morte con la falce in pugno.
Tra le altre aberrazioni il codice antimafia prevede che per il proseguimento dell'attività le aziende sequestrate potranno contare su apposite sezioni del Fondo di garanzia (3 milioni di euro all'anno) e del Fondo per la crescita sostenibile (7 milioni di euro all'anno), istituite dalla legge di stabilità 2016. Il governo è poi delegato a individuare altre misure a sostegno dell'occupazione dei lavoratori delle imprese di mafia. Quindi il governo ha deciso che un'impresa di mafia che ha lavorato per anni manipolando il mercato nel momento del sequestro viene garantita con aiuti di Stato, mentre per tutte le altre oneste (che hanno resistito alle leggi di mercato e alle stesse imprese si mafia che sul mercato corrompono e agiscono) non ci può essere nessun benefit o aiuto pubblico.
“La Corte costituzionale abbatterà il Codice antimafia, c'è poco da fare, le incongruenze sono palesi ” spiega ad Affari l'ex giudice della Cassazione Romano De Grazia.
De Grazia è famoso perché da anni cerca di far fare approvare la legge Lazzati, contro il voto di scambio. La legge (De Grazia è anche autore del provvedimento) introduce il divieto ai malavitosi sottoposti alla misura della sorveglianza speciale di raccogliere voti durante le competizioni elettorali. “In Italia i mafiosi possono continuare a finanziare candidati o sovvenzionare liste. Non è vietato... è una vergogna!”, spiega. “Si sono dimenticati di inserirla anche nell'attuale codice Antimafia, come avevano promesso”, dice amareggiato. Anche se rivela che la legge è stata di nuovo calendarizzata al Senato, dopo un lungo stallo in prima commissione Affari Costituzionali. Fra qualche settimana si terrà la sua audizione, quale autore del progetto normativo, del professor Cesare Ruperto, presidente emerito della Corte Costituzionale, del dottor. Francesco Menditto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli e del Prof Marco Angelini, titolare della cattedra di Diritto Penale dell'economia presso l'università di Perugia.