Cronache
Sicurezza, Tonelli (Sap): ordine e sicurezza: la ricetta per l'Italia
"Ecco perché ero a Pontida"
Gianni Tonelli, segretario nazionale del Sap (Sindacato Autonomo di Polizia), che era al fianco di Matteo Salvini sul palco di Pontida e che secondo molti potrebbe avere un ruolo di primo piano in un eventuale governo leghista, spiega in un'intervista ad Affaritaliani.it la ricetta per riportare ordine e sicurezza in Italia.
Gianni Tonelli, lei in questo fine settimana è stato a Pontida. Perché?
"Per parlare ancora una volta della disastrosa situazione dell'apparato di sicurezza del nostro Paese".
Che cosa non funziona?
"Intanto non funziona che il dialogo con il governo è stato molto difficile durante questa legislatura. Vista la nostra anima autonoma abbiamo forse per natura nelle opposizioni i migliori alleati. La nostra posizione è da sempre intransigente. Quando sono arrivato alla guida del Sap ho trovato una condizione disastrosa dell'apparato di sicurezza a causa dei continui tagli. Da lì ho portato avanti un programma importante per far conoscere all'opinione pubblica la situazione in cui i miei colleghi sono costretti a lavorare".
Il mondo politico non l'ha ascoltata?
"E' la prima volta da quando sono nel sindacato, dall'epoca di Andreotti, che trovo un governo così arrogante e incompetente. Ho cercato di parlare con il ministro Alfano e con Alessandro Pansa, che però pensava solo alla sua pensione. Ho cercato un rapporto con il Pd attraverso la Serracchiani, gentilmente, visto che il rappresentante del Pd per la sicurezza, Emanuele Fiano, aveva rapporti solo con le altre organizzazioni sindacali. Ho cercato una sovraesposizione mediatica perché questo era l'unico modo per sviluppare un'azione che potesse portare a dei risultati. Le opposizioni hanno avuto gioco facile perché la sicurezza è il primo problema degli italiani stando all'Istat. Ho concretizzato un timore astratto spiegando provincia per provincia cosa manca, ad esempio la questura di Ferrara ha soltanto 546 euro per le spese di cancelleria. Le condizioni di lavoro sono impossibili ed è molto difficile garantire la sicurezza".
Quali sono i principali rischi legati alla sicurezza oggi in Italia? Terrorismo e immigrazione?
"Entrambi fanno parte dei rischi, certo. Ma ho la sensazione che non si debbano perdere di vista anche le altre priorità. Mi riferisco alla criminalità organizzata. Mentre il dito indicava la luna la lotta alla mafia ha subito durissimi colpi. Poi certo, in particolare sul tema immigrazione, il governo ha fatto e continua a fare scelte folli. Il convincimento è che certe scelte irresponsabili non siano state fatte per incapacità ma seguendo un progetto che punta a indebolire l'Italia, fragile e aggredibile. Penso alla finanza internazionale, alla massoneria e ad altri governi anche dell'Unione europea che hanno messo in atto un vero assalto alla diligenza".
Quali sono i punti su cui rilanciare la sicurezza e l'ordine pubblico?
"Bisogna considerare l'apparato di sicurezza come quello che è: un aspetto primario per la vita del Paese e dei cittadini. Intanto serve porre fine alla scellerata politica di tagli portata avanti negli ultimi anni. Mancano 50 mila uomini nelle forze dell'ordine e 20 mila nella sola polizia, 4 mila in Sicilia. Se si mandano 100 uomini a Milano è un bene ma è solo un surrogato visto che di uomini lì ne mancano 2 mila. Poi bisogna investire soldi per la formazione e gli equipaggiamenti, organizzando corsi antiterrorismo e dotando gli agenti di materiale adeguato. La situazione imbarazzante in cui siamo costretti a lavorare è stato il motivo dei miei 61 giorni di sciopero della fame. Servono poi un riordino serio delle carriere e una riorganizzazione ragionata dei poli logistici. Più in generale bisogna porre un freno al partito dell'antipolizia e riavvicinare le persone a chi svolge mansioni di ordine pubblico invece di dare fiato a questa volontà di delegittimazione con provvedimenti come la legge sul reato di tortura che tutela il criminale e ammanetta il poliziotto".
Lei era a Pontida perché si sente vicino alla Lega?
"Ho cercato sponde in tutti i partiti per parlare dei problemi dell'apparato di sicurezza. Ho avuto relazioni anche con i 5 Stelle. Sì sono stato a Pontida ma non sono io a essere vicino alla Lega, è la Lega che è vicina a me e al problema legato alla sicurezza. Ai convegni invito tutti, così come mando lettere a tutti, ma il fatto che solo alcuni rispondano non è certo una mia scelta".
Se le chiedessero di avere un ruolo politico e di governo che cosa risponderebbe?
"E' come chiedermi che cosa farei se vincessi al Superenalotto. C'è chi, anche internamente e più per invidia e pusillanimità che per realismo, sostiene che la mia azione sindacale abbia una finalità politica. Ma se avessi agito con questo scopo non avrei denunciato il capo della Polizia e il questore di Roma. Se dovessi avere una proposta politica sarei a disposizione dei colleghi che deciderebbero in merito al mio incarico. Posso dire che credo sia venuto il momento che della sicurezza di questo Paese si occupi chi se ne intende davvero e non persone improvvisate che, come abbiamo visto, fanno solo danni. In ogni caso se mai dovessi fare politica lo farei per la comunità e non per andare alla ricerca di soldi. Prenderei sempre lo stesso stipendio e gli altri soldi li regalerei ai colleghi".