Terrorismo e stragi, lo psichiatra: "Situazione senza precedenti"
di Carlo Patrignani
Quel che sta succendo in Europa, in Giappone e negli Usa, dove si consumano quotidianamente e con un ritmo incalzante, inspiegabili, inconcepibili, cruente stragi e omicidi senza motivo o, al più, con motivi banali e irricevibili, è sotto gli occhi di tutti. E anche se il nostro Pasese ne è risparmiato, purtuttavia accade che una madre di 37 anni dimentichi nell'auto, per un improvviso vuoto di memoria, la sua bimba di 18 mesi, Gaia, che non ce l'ha fatta a superare le complicazioni neurologiche sopraggiunte per lo stato di forte disidratazione.
Eppure, come ha raccontato la stessa protagonista, Michela Cervasio, "ero sicura di aver lasciato Gaia felice all’asilo, di averla salutata come sempre con un bacio e invece era sempre lì sul seggiolino…dormiva, forse sognava". E poi ai carabinieri ha detto: "l’ho dimenticata, è colpa mia".
Non si tratta di un vuoto di memoria che può capitare spesso quando ci si dimentica qualcosa, come l’ombrello o le chiavi di casa, un qualsiasi oggetto: quando però a essere dimenticato è un altro essere umano, soprattutto un bambino che necessita di amore, calore, attenzione e accudimento, si deve parlare di pulsione d’annullamento per cui si cancella tutto, la persona e il rapporto avuto con essa, e di questo rapporto non resta traccia alcuna, afferma lo psichiatra e psicoterapeuta Carlo Anzilotti e poi precisa: mi riferisco alla pulsione d’annullamento scoperta dallo psichiatra Massimo Fagioli, nota da ben quarant’anni, da quando diede alle stampe Istinto di Morte e Conoscenza.
Con la scoperta della pulsione d’annullamento di Fagioli si può dire che, di fatto, è iniziata la psichiatria e la stessa psicoterapia finalizzata alla cura e guarigione della malattia mentale. Anzilotti risolutamente ci tiene a sottolineare ed evidenziare: un conto è dimenticarsi un qualsiasi oggetto, altro è dimenticarsi? no, cancellare un altro essere umano, e ribadisco specie un bambino, e tutto il rapporto interumano avuto. No, non si può affatto equiparare una cosa, un oggetto, come un ombrello o una penna, ad un essere umano.
Detto ciò, lo psichiatra e psicoterapeuta, allarga subito il discorso, punta dritto su quel che sta succendo in questi giorni in Giappone, in Francia, in Germania e aggiunge: E’ proprio il caso di aprire una discussione seria sulla malattia mentale, sulla violenza, sempre negata, che e’ insita nella malattia mentale: stiamo vivendo una drammatica situazione senza precedenti per gli atroci, virulenti, efferati atti di violenza che si ripetono ovunque a opera di giovani, ragazzi spesso in cura psichiatrica per depressione o per altre patologie, che vengono associati, ma successivamente all’atto, o hanno, ma pare che siano meno dei primi, già legami con l’Isis. Ecco, mi chiedo che sta succedendo? E soprattutto dov’è la psichiatria? Mi pare che sia la grande assente.
Lo psichiatra e psicoterapeuta, argutamente, mette sul tavolo il dilemma e rompicapo della Politica e della stessa Cultura che attende una risposta: siamo in presenza di terroristi o invece di psicopatici, di isolati, detti lupi solitari, che preparano tutto con estrema dovizia e portano lucidamente e freddamente a termine i loro raccapricianti piani? E’ da e per questo che, chiosa Anzilotti, è quanto mai doveroso avviare presto una discussione, ormai improcastinabile, sulla malattia mentale e sulla sua violenza.
Anzilotti prende a riferimento gli Usa dove gli episodi di violenza, le tante sanguinose stragi nei campus, nelle discoteche, nei pub, nelle scuole, sono state, sbrigativamente, circoscritte alla licenza delle armi. Ma la licenza delle armi, viene ora ampiamente dimostrato, non c’entra nulla, c’entra, invece, una certa cultura, un certo pensiero, tanto è vero che si impiegano i mezzi più stravaganti, come un Tir lanciato sull’affollata Promenade des Anglais a Nizza, come se le persone fossero insetti fastidiosi da schiacciare o un coltello come al centro per disabili a Tokyo dove un 26enne ne ha ucciso 19 perchè voleva liberare il mondo dai disabili. Sono atti di una violenza inaudita che mirano a eliminare l’umano. No, ripeto, non è in ballo il mezzo che viene usato per questi atroci, virulenti, efferati atti di violenza: qui è in ballo ben altro, la malattia mentale e la violenza che c’e’ nella malattia mentale, su cui sarebbe il caso di aprire una discussione seria.
Insomma, quel che sta venendo fuori chiarissimamente da qualche anno è che – come dimostrano i casi diAnders Breivik e di Andreas Lubitz, affetti da gravi patologie psichiatriche, ma lucidi, determinati e freddi nell’attuare i loro assurdi piani: la strage dei 77 partecipanti al campus sull’isola di Utoya e l’aereo portato a schiantarsi con 150 passeggeri sulle Alpi – nella malattia mentale, conclude lo psichiatra c’è una violenza sempre negata: sarebbe ora per la psichiatria e la psicoterapia discuterne seriamente.