Culture

"E invece io" di Grittani: dalla Puglia il romanzo in corsa al Premio Strega

IL LIBRO/ La storia ilare e feroce di un giornalista che (ritrovando se stesso) smarrisce il proprio ruolo

Da Nord a Sud la felice controemigrazione di Arioli, l'antieroe del romanzo "E invece io". Affaritaliani.it racconta il caso letterario di Davide Grittani, giornalista pugliese (di Foggia) e possibile Premio Strega. Un libro che è anche un'amara e disillusa riflessione sul mestiere dei giornalisti

"Mi piacerebbe portare questo romanzo al Premio Strega, dedicherei questa partecipazione a chi ogni giorno viene battuto dal proprio destino". Dalla Padania al Tavoliere fino alla Pampa, un viaggio interiore contro ignoranza e luoghi comuni che stupisce per coraggio e attualità. Tour di presentazioni in Italia, dopo Foggia, Torino, Bologna e Milano previsti appuntamenti fino alla prossima estate.

A cominciare dal titolo (preso in prestito dall'omonima canzone di Riccardo Sinigallia) "E invece io" sembra prendersi gioco delle tonnellate di ignoranza, pregiudizi, luoghi comuni, verità di comodo, versioni cristallizzate che ogni giorno popolano web, giornali e tv del nostro Paese. Un atto di fede che l'autore conferma nell'ambientazione del romanzo, scegliendo di collocare una storia dei giorni nostri – la storia di una vera e propria campagna diffamatoria – in tre pianure del mondo: Padania, Tavoliere e Pampa, come a suggerire ai lettori che il mondo si vede meglio dal basso. "E invece io" di Davide Grittani (prima edizione Robin, Torino ottobre 2016; seconda edizione Biblioteca del Vascello, Torino gennaio 2017; pagg. 220; euro 12,00) è la storia ilare e feroce di un giornalista che ha smarrito il proprio ruolo, un po' come tutta l'informazione ai tempi dei social media. Alberto Arioli è un topo di redazione, separato, moderatamente annoiato e imborghesito, al quale a un certo punto della vita – l'equatore della vita, trovata semantica dell'autore per indicare la boa dei cinquant'anni – viene imposta una emigrazione dal Nord al Sud del BelPaese. Dalla Padania al Tavoliere, da Pavia a Foggia. Un percorso al contrario che, quasi come i salmoni, Arioli compie opponendosi alle correnti e agli strattoni della vita: «Vengo dalla campagna senza confini, dall'alta Padania o bassa Lombardia. Dipende dal punto di osservazione e dalle sfumature razziste. Dove vivono genti buie che spediscono le nuove generazioni alla Bocconi mentre quelle vecchie si ammazzano tra loro se disturbate nel sonno dal pianto di un bambino».

Da qui comincia l'epopea di un antieroe inconsapevole di esserlo, uno che – come tutti gli uomini – per sopravvivere deve prima annientare gli anticorpi che non sa di possedere, i pregiudizi che ignora di portare in dote. E all'interno di questo viaggio nel Sud Italia, nel Sud del mondo e quindi nel Sud di se stessi, Arioli affronta e demolisce gli stereotipi che aveva collezionato. Ad aiutarlo – in maniera del tutto insospettabile – questa città del Sud quasi ignorata dal cosiddetto “cono mediatico” dell'informazione generalista: Foggia, culla generosa e letteraria che ne adotta solitudine, speranze, nostalgie e soprattutto disincanti. Sullo sfondo delle strade di questa città, Arioli si imbatte in riflessioni che in alcuni casi diventano manifesti generazionali: contro una televisione ormai ostile, contro una sinistra deturpata dagli interessi personali, contro un razzismo taciuto che invece attraversa tutto il Paese, contro un'informazione che scendendo sul terreno di dialogo dei social ha smarrito senso, identità e missione. Fanno (sor)ridere amaro, all'interno del romanzo, le parodie del PD (che da Democratico diventa Partito dei Demiurghi) e la radiografia di una Forza Italia eternamente in maturazione (che nel romanzo si fa Federazione Illuminata): un libro essenzialmente riflessivo, raffinato e dissacrante al tempo stesso, che sta destando curiosità per il coraggio ma soprattutto per i contenuti attualissimi e raramente affrontati dalla narrativa italiana contemporanea.

CRITICHE PRESTIGIOSE
 

“Ho sempre guardato a Foggia come a un luogo di transito per immigrati, come a un luogo di raccolta e smistamento della disperazione. Questo romanzo racconta un Sud a me sconosciuto, diario e risarcimento di una popolazione intera”.
Ettore Mo

“Orfano di ideali, di certezze, di una certa idea di borghesia, Alberto Arioli è un giornalista annoiato e deluso, che ha creduto in un mondo che non esiste più. La sua evoluzione, soprattutto interiore, viene raccontata nel sorprendente romanzo di formazione E invece io”.
Mauretta Capuano, Ansa

“E invece io contiene parodie dissacranti, riflessioni che in alcuni casi diventano j’accuse contro una Sinistra sfigurata da un imborghesimento che ne ha cambiato i connotati (…) ”.
Natale Labia, Panorama

“Intenso e godibile, la città in cui è ambientato diventa tutti i luoghi del mondo. Il personaggio protagonista diventa tutti gli uomini del mondo, la sua lucida confusione è la confusione del mondo. Non solo della Sinistra”.
Alessandro Piva

Dopo il debutto nazionale a Foggia (città d'origine dell'autore, che insieme e Pavia è il set di quasi tutto il romanzo) e a Torino (città in cui ha sede Robin Edizioni), il libro è stato presentato anche a Ravenna, Bologna e Milano, quindi il tour di presentazioni farà tappa fino alla prossima estate anche a Cagliari, Palermo, Potenza, Firenze, Cosenza, Ancona e in diverse altre città. Il romanzo incuriosisce soprattutto per la capacità di rovesciare i ruoli, al punto che è proprio un giornalista – come sempre più spesso accade – a subire una vera e propria campagna mediatica diffamatoria senza una apparente ragione. «(...) Tanto la calunnia ha vita breve, non uccide ma sfregia come l’acido, lascia le stesse ferite anche se esteticamente non posano traccia. (…) Senza sporcarsi le mani, perché la calunnia è ecologica: non lascia tracce, non inquina, avvelena i pozzi ma non fa morti».

Alberto Arioli è colpevole di aver creduto in un mondo che semplicemente non esiste più e a cinquant'anni si ritrova orfano di ideali, di certezze, di presunte protezioni a cui aveva creduto di poter attingere in eterno. Diventa un obiettivo facile, un bersaglio comodo da sacrificare all'altare del Sistema. «Non hai idea di quante persone si possano uccidere pronunciando soltanto un «sì» o un «no», vittime che restano sul campo di battaglia della vita e che prima o poi ti vengono a trovare: sotto forma di fantasmi, sotto forma di guai inattesi, assumendo le sembianze di circostanze che avevi completamente rimosso».

Sullo sfondo di un Sud «amaro ma molto generoso» come lo descrive Grittani, "E invece io" articola una galleria di personaggi assolutamente verosimili. «Volevo scrivere un romanzo sulla sconfitta, sulla ispirazione che deriva dalla perdita – spiega Grittani – in una società dell'immagine in cui la battuta d'arresto non solo non è concepita ma nemmeno tollerata. Mi piacerebbe portare questa storia silenziosa al Premio Strega, alla prossima edizione del Premio Strega. Anche solo per potervi partecipare, per trovare un megafono attraverso cui dedicare l'eventuale partecipazione a chi ogni giorno viene battuto dal proprio destino. Senza che nessuno lo sappia, nel totale silenzio e soprattutto con una crudeltà fuori dal comune». Il libro è dedicato, tra gli altri, a Gaetano Scirea e Francesco Nuti.

Davide Grittani

Nato a Foggia nel 1970, ha pubblicato il romanzo «Rondò» (Transeuropa 1998, postfazione di Giampaolo Rugarli); il saggio-inchiesta «Colpa di nessuno - Viale Giotto una tragedia all’italiana» (Utopia 2004, con uno scritto di Giorgio Bocca) e la raccolta di reportage «C’era un Paese che invidiavano tutti» (Transeuropa 2011, prefazione di Ettore Mo e testimonianza di Dacia Maraini). La sua monografia sul design industriale «Una storia italiana» (con interventi di Sandro Veronesi e Gae Aulenti, CDI 2012) è stata tradotta in francese e inglese. Ha ideato e curato la prima mostra della letteratura italiana tradotta all’estero Written in Italy, che dal 2006 è stata esposta a Foggia, Roma, Còrdoba, Leuca, Skopje, Vilnius, Amsterdam, Seul, Torino, Doha, Bologna, Montevideo, Sydney, Santiago del Cile e Algeri. Dal 2000 al 2014 ha lavorato al quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”.