Culture

Il commento/ Gli strappi sull'eutanasia dell'Università Cattolica di Lovanio

 di  Francesco Bricolo

La notizia è rimbalzata su diversi organi di stampa ed è passata come minore, non ha cioè conquistato le prime pagine. Non fa vedere pubblicità.   Rik Torf, attuale rettore dell’Università di Lovanio in Belgio, è venuto a Roma. Le università cattoliche lo hanno fatto e lo fanno regolarmente. E’ una forma di legittimo controllo che, non tanto la chiesa ma il Vaticano, esercita in cambio dell’aggettivo “cattolico”. Fin qui nulla di speciale, rientra nel già visto. Quello che Rik Torf è andato da dire ai cardinali è che laggiù nel profondo Belgio, tra le mura di un’università che si fregia dell’aggettivo “cattolica”, si pratica l’eutanasia come la legge belga permette. Non tutti i medici lo fanno, ma si fa.

Nel passato, anche il solo sospetto che cose del genere potessero accadere in una università cattolica, avrebbe fatto piovere tizzoni ardenti che invece sembra non ci siano stati, almeno così Rik Torf racconta. Che sia vero non lo sappiamo. Per saperlo servirebbe che il buon vecchio giornalismo d’inchiesta si mettesse in moto, ma costa molti soldi e in pochi se lo possono permettere.

Un ragionamento però possiamo farlo, anzi un paio. Il primo è che la delegazione belga si sarebbe recata in Vaticano non su invito tradizionale, ma spontaneamente fermandosi per ben tre giorni. In questo tempo così lungo i cardinali avrebbero ascoltato il racconto che il rettore e i vescovi gli avrebbero fatto circa quello che combinano lassù. Poi sarebbe toccato sempre a rettore e vescovi di ascoltare i cardinali e proprio questo ascoltarsi reciproco pare molto lontano dalla posizione tradizionale, io ho ragione e tu hai torto, dove chi ha ragione è sempre quello dentro il Vaticano.  

Il secondo è che, sempre a detta di Rik Torf, la sua università, tra quelle con l’aggettivo cattolico, è la più quotata. Pare che lo dica il Time e andare contro, non dico scomunicare, ma anche solo mandare qualche strale contro il top gun della ricerca scientifica durante un pontificato come quello di Papa Francesco potrebbe non essere conveniente. Che sia questo il motivo per cui Rik Torf se n’è tornato in Belgio non solo camminando sulle sue gambe, ma anche mantenendo il suo ruolo, non lo sappiamo. Sappiamo però che se tutto questo fosse vero, allora forse le cose stanno cambiando. Facile pensare che questa piccola grande novità sia possibile grazie al lavoro di Papa Francesco. In attesa che qualcuno lo verifichi, facciamo le corna e tifiamo Bergoglio.