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Lunario di desideri, recensione dell'antologia curata da Vincenzo Guarracino

Alessandra Peluso

Lunario di desideri, a cura di Vincenzo Guarracino

Gli interrogativi dell’esistenza che affascinano e inquietano sono una miriade: uno nella costellazione è sull’amore, “cos’è l’amore?”, si chiedono i poeti ne il “Lunario di desideri”, preziosa silloge curata da Vincenzo Guarracino, pubblicata da Di Felice Edizioni.

Un viaggio dell’animo cantato in versi tra ritmi acrobatici “nel sottobosco / d’un rosaceo sogno” (Silvia Calzolari); si sogna, sì, perché l’amore avanza nell’onirico ma tormenta nella dualità intrinseca e non transeunte dell’umano. L’amore è un sentimento che ha coinvolto e stravolto poeti di ogni luogo, età, tempo. L’amore è eros e tanathos. È passione. È energia, è inchiostro a volte indelebile; è questo: il pathos, il carnale straripano ne il “Lunario di desideri”. È il desiderio a muovere il mondo, è la stella che insieme alle altre creano il firmamento nel lunario che segna e cadenza le stagioni dell’anima.

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Leggere i versi di tale silloge intriga, magnetizza, induce e conduce al pensiero, all’immagine di me, di te, di noi, insieme o rinchiusi nella solitudine asfissiante di un momento: “Se c’è un paradiso / di sicuro ha un cielo notturno / dove brillano / - stelle enigmatiche - / i tuoi occhi” (Paride Mercurio); o “Il vento s’apre osceno quando nuda / fermi la corsa sulle rocce più aspre e il nero delle / voraci magnolie grida” (Rino Mele); in queste poesie si odono gli dei e le dee, le ninfe, le muse, gli umani tormenti: Endimione e Selene, Penia e Poros, Lesbia e Catullo, Petrarca e Laura, Nietzsche e Salomè. L’ermeneutica dell’amore nell’ineffabile vissuto impera nelle pagine erotiche, si disvela nella semplicità di parole espresse da donne e da uomini che forse hanno vissuto l’amore. Ma, cosa vuol dire esattamente la parola “amore” – si chiede Vincenzo Guarracino – è all’interno di questo quadro che si collocano le risposte dei poeti interrogati in questo catalogo che affascinerà il lettore entusiasmandolo e disorientandolo proprio come accade a chi è innamorato.

L’amore è vita come per Alda Merini, è carnale per Patrizia Valduga, è passione come per Ungaretti, D’Annunzio, può condurre alla follia come per Nietzsche. L’amore è. Non ci possono essere poi, qualificazioni: è tutto ciò che al di là del limite, è borderline, è il Dioniso preponderante su qualunque “forma” che la ragione forse potrebbe detestare. La bellezza di tale antologia, antos-logos: raccolta dei fiori, di alcuni, contenuti in “Lunario di desideri” non è la risposta all’amore, bensì il lasciar sospeso il lettore a ricercare ancora l’amore, senza s-piegare nulla, senza dare risposte. L’amore, qui passione, è il sentimento dell’esperienza che paradossalmente conduce a sognare, a raggiungere l’etereo nel corpo di una donna o di un uomo, l’ebbrezza del paradiso nella pelle che si sfiora, nella nudità, in un “profumo sottile” (Gemma Forti). Ci sono differenze tra gli amori? Un uomo, una donna, amano allo stesso modo?

Con queste domande nel “perverso languore / che ti scuote dal fondo / per un tocco lieve / sulla nuca” (Gemma Forti): senza scomodare Freud, Jung, Hillman, o Yalom, il senso della vita è nel codice dell’anima, è nel poeta, e la poesia se è tale lo esprime senza alcun bisogno di rispondere a nulla. L’amore è tutto ciò che l’indicibile, l’inesprimibile, è caparbiamente esperito dal poeta. Questo è il fascino e il mistero del desiderio ne il “Lunario di desideri” curato dal poeta, critico letterario, traduttore, Vincenzo Guarracino.