Riforma protestante, l'omaggio di Bergoglio a Martin Lutero
La Riforma protestante, che distaccò da Roma intere popolazioni dell’Europa del Nord e della Penisola Scandinava, ebbe inizio il 31 ottobre 1517, a Wittemberg, allorché Martin Lutero (1483 – 1546) affisse sulla porta principale della cattedrale di quella città, le sue 95 tesi, che stanno alla base della Riforma e costituiscono un violento vulnus contro la Chiesa di Roma e la figura del suo Capo: il Papa, elemento-cardine dell’organizzazione gerarchica della Cattolicità.
L’abolizione dei Sacramenti, ad esclusione del Battesimo e dell’Eucarestia, insieme con il disconoscimento del culto di dulìa ovvero la venerazione resa agli Angeli e ai Santi e la condanna dei riti liturgici insieme con la diminutio del ruolo dei sacerdoti, ridotti solamente alla funzione di maestri di religione e non vincolati all’osservanza del celibato, costituiscono i punti salienti di una riforma che possiede il proprio elemento-cardine, in contrapposizione al principio cattolico della transustanziazione, nella dottrina della consustanziazione per cui il pane e il vino, nell’Eucarestia, non diventano, al momento della Consacrazione, sostanza del corpo e del sangue del Cristo, bensì coesistono senza cambiare natura.
Lo stesso Lutero, ottemperando alle sue proposizioni, volle sposare Caterina Bora (1499 – 1552), una ex-monaca tedesca che aveva abbracciato le dottrine luterane, consumando così una sorta d’incesto religioso, indice autentico dello stile becero di fondo che caratterizzava la figura dell’antico monaco agostiniano della Congregazione di Sassonia.
È a personaggi di questa risma che Jorge Mario Bergoglio si appresta a rendere ragione e a presentare omaggio con la sua presenza alle cerimonie organizzate per ricordare un evento traumatico senza precedenti nella storia della Chiesa universale, se si esclude, ovviamente, lo scisma d’Oriente che vide come protagonisti il patriarca di Costantinopoli, Michele Cerulario (1000 – 1059), che negava al papa Leone IX (1049 – 1055) il riconoscimento della supremazia di Roma nell’Italia meridionale e in Sicilia, e il cardinale Umberto di Selva Candida (1015 – 1061), il rigido assertore della supremazia del Pontefice Romano che, come legato papale, nel 1054, andò a deporre la Bolla di scomunica contro Cerulario, sull’altare maggiore della basilica patriarcale di Santa Sòfia in Costantinopoli.
Fu il pontefice Paolo III (1534 – 1549), della potente famiglia dei Farnese, con l’indizione di un Concilio, che si aprì a Trento, città sotto l’influenza diretta dell’Impero Asburgico, con una solenne cerimonia, il 13 dicembre 1545, a iniziare a opporre un argine credibile alla inarrestabile emorragia che si era prodotta nel corpo vivo della Chiesa, riaffermando con vigore l’identità cattolica al fine di riannodarne l’orditura endogena e consolidarne la presenza missionaria nel mondo. Tra i prelati che parteciparono ai lavori dell’Assemblea, che si chiuderà nel 1563, dopo ben 18 tumultuosi anni, si distinse anche l’ex arcivescovo di Brindisi e Oria, Girolamo Aleandro (1524 – 1542), poi divenuto cardinale.
Il Concilio Tridentino si rivelò dirimente nell’esistenza della Chiesa. Fu esso a ridefinirne la dottrina tradizionale e a regolare la disciplina ecclesiastica; fu esso che, in poche parole, ridiede nerbo all’intera struttura gerarchica della Chiesa Romana che, ancora oggi, fortunosamente, si regge sui decreti e le decisioni che quella Adunanza assunse per la vita stessa e la sopravvivenza della Barca di Pietro.
Oggi, dopo il cosiddetto Concilio Vaticano II – il primo, celebratosi negli anni 1869 – ’70, fu solo sospeso, non chiuso, per l’entrata in Roma dei Bersaglieri italiani, attraverso la Breccia Porta Pia, il 20 settembre 1870 -, sono state pressoché totalmente cancellate tutte le deliberazioni che quell’alta Riunione aveva promulgato; ciò, per un malinteso senso di apertura allo spirito del mondo che la Chiesa persegue con stolida determinazione senza rendersi conto che il fumo di satana, il male che si è subdolamente infiltrato nei suoi gangli vitali, minandone l’esistenza stessa sin nelle più intime latèbre, dando spazio alla vergogna e agli scandali che si susseguono, quasi quotidianamente, con ritmo parossistico.
La presenza di Jorge Mario Bergoglio alle cerimonie memoriali dei luterani sancirà definitivamente un’affermazione, che ripetono in molti, ormai divenuta irrefutabile: dopo 500 anni, Martin Lutero ha avuto pienamente ragione!
Ma, la questione si pone veramente in questi termini? La presenza di Bergoglio sancisce realmente l’assenso di tutti i Cattolici alle decisioni assunte in Vaticano? È pienamente convinto ogni cattolico che il chiedere perdono per le persecuzioni e gli scontri, prima con la Chiesa Evangelica Valdese e ora con i protestanti luterani, sia la retta via che la Chiesa Cattolica debba necessariamente imboccare per ottemperare pienamente al dettato evangelico? O non piuttosto si tratta di puro masochismo, di gratuito autolesionismo, di un malinteso senso del cammino da intraprendere per favorire l’unità delle chiese cristiane? È, questo, una sorta di mantra che si ripete con ossessiva cadenza sin dal termine dei lavori conciliari nell’anno 1965.
Ma le altre chiese cristiane vogliono davvero unirsi con la Chiesa di Roma? Sono disposte a rinunciare in tutto o in parte alle proprie dottrine teologiche per rientrare nell’antico ovile cattolico? Sono, questi, interrogativi cogenti cui non si possono fornire, ad oggi, risposte definitive ed univoche che i diversi, problematici casi presi in esame richiedono: con meditata ponderazione e senza alcuna inderogabile urgenza. Se solo si va con la mente al caso della Svezia in cui fino al 1952 vigeva la pena di morte per coloro che si convertivano al Cattolicesimo e per i sacerdoti cattolici che si avventuravano a calpestare il “sacro” suolo svedese.
Le risposte ai quesiti avanzati in precedenza risultano decisamente deludenti, scoraggianti, tant’è che la regina Cristina di Svezia, allorché abiurò il luteranesimo per abbracciare il cattolicesimo, dovette abdicare al trono e si trasferì a Roma dove liberamente professò il suo nuovo credo religioso. Tutto ciò, come conseguenza di una legge promulgata dal re Gustavo I Wasa (1523 – 1560) al momento del suo passaggio tra le file dei luterani (1527), mentre una storiografia di parte, che non possiede alcuna facies di credibilità scientifica, ancora oggi, per motivi di propaganda, afferma falsamente, come sia stata la Chiesa di Roma a staccarsi da quella svedese divenendo, ipso facto, eretica, quando la Chiesa evangelica-luterana pretende di essere la diretta discendente degli Apostoli, si può capire bene quale sia l’aria che tira da quelle parti. Anche perché la Chiesa cattolica, nel frattempo, ha compiuto un capovolgimento, una metànoia totale tanto da reclutare i componenti del suo clero prevalentemente tra i ceti del sottoproletariato urbano e contadino. Si è passati, pure, a privilegiare il Vecchio Testamento a discapito del Vangelo di Cristo che costituisce il Libro fondante del cristianesimo cattolico, orientandosi agli antipodi di quanto è stato affermato con convinzione lungo il corso dei secoli, tanto che gli attori, allorché abbandonavano la vita terrena, non potevano essere seppelliti in un luogo consacrato – di recente ha occupato il Trono di Pietro un ex attore, ora proclamato santo! Un figlio di contadini ha indetto il Concilio Vaticano II che ha prodotto nella Chiesa, come Martin Lutero anch’egli di origini contadine, più danni che benefici ma che, ancora continua, con proterva ossessione, a ramificare i suoi malèfici tentacoli nell’epoca presente.
Agli Orsini, ai Colonna, ai Farnese, ai Carafa, ai Borghese che, pur con gli umani limiti ad essi connaturati, si sono dimostrati accorti “politici” e raffinati diplomatici, si sono sostituiti i Roncalli, i Bergoglio, proveniente, il primo, dalle terre prealpine del Bergamasco e, il secondo, dalle favelas argentine, terre da fine del mondo, che nulla hanno da spartire con i caratteri salienti della civiltà ellenica e latina; essenzialmente, quella dell’epoca rinascimentale che ha informato di sé, della propria visione, storica e morale, l’intera Europa e, per essa, l’orbe terracqueo. Da tutto ciò hanno avuto origine le piaghe di Santa Madre Chiesa nei confronti della vita laica, che ormai ha preso il sopravvento, soffre come all’epoca delle catacombe e della Chiesa del Silenzio; come al silenzio si tende a ridurre, in una deleteria, irenica visione della vita religiosa, tutti coloro che si oppongono all’attuale contesto rinunciatario e colpevolistico che, come una camicia di Nesso, è stato subdolamente stretto attorno alle membra palpitanti della Chiesa, una Chiesa dall’afflato tridentino. Ma le forze di satana non prevarranno in quanto Cristus vincit. Ognora. Sempre!
Gaetano di Thiène SCATIGNA MINGHETTI