Scultura, Alik Cavaliere e il suo universo verde. La mostra
Alik Cavaliere, la mostra nella Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale di Milano
di Simonetta M. Rodinò
Pareti di ferro e bronzo, gabbie, specchi, lastre di vetro trasparenti che racchiudono personaggi abitano silenziosamente nella Sala delle Cariatidi, un gioco di specchi negli specchi, all’interno di un’atmosfera sospesa.
Sono alcune delle opere realizzate da Alik Cavaliere, esposte a Palazzo Reale di Milano nell’antologica “Alik Cavaliere. L’universo verde”: un omaggio che la città rende all’artista romano di nascita ma che compì i suoi studi nel capoluogo lombardo, dove per vent’anni ebbe la cattedra di scultura all’Accademia di Brera.
Molti i soggetti affrontati nella sua speculazione artistica - come si vede nelle altre sedi della mostra (il Giardino di Palazzo Reale, il Museo del Novecento, il Centro Artistico Cavaliere e la Sala-Ristorante dell’Università Bocconi, cui si affiancano i focus a Palazzo Litta e alle Gallerie d’Italia) - , “ma il tema della natura, nei suoi aspetti di rigoglio e sofferenza, espansione e costrizione, è il cuore di tutto il suo lavoro”, afferma la curatrice della rassegna Elena Pontiggia.
Piccoli arbusti, foglie larghe di cavolfiori coltivati in orti di periferia, enormi erbe matte che crescevano nelle discariche, pigne o rami, trovati nel parco Ravizza, vicino al suo studio, o nel suo giardino, ma anche piccole rose diventano quasi per magia bronzi del suo universo verde.
Sculture ricche di fantasia e mitologia, impregnate di evocazioni del pensiero classico e cariche di quell’ironia derivante dal Dadaismo e dal Neodadaismo cui attingeva. Ma anche raccolte dalla cultura ebraica e russa instillatagli dalla madre, emigrata in Italia dopo la Rivoluzione.
Ecco “Grande pianta. Dafne”, tratta dal mito di Apollo e Dafne narrato nelle Metamorfosi di Ovidio, che ritrae la figura femminile avvolta da un intrico di rami: l’uomo che vuole prevalere sulla natura che però prende la propria rivincita. Perché la natura anche se in gabbia si ricrea continuamente, sfuggendo a ogni cattura. Il tema della natura introduce anche il tema della libertà.
Oppure “Omaggio a Magritte”, in cui su una lastra colore dorato con la dicitura a pungolo dello stesso Cavaliere ritratto di una mela ranetta sono posate una rosa e una mela. E ancora…
La scultura per l’artista, mancato 72enne venti anni fa a Milano, non è tanto un oggetto definito, quanto un articolato complesso di relazioni che costituiscono il vero significato dell’opera.
Amico dei personaggi della Milano colta, tra cui il gallerista Arturo Schwarz, i pittori Enrico Baj, Emilio Tadini, Gianni Dova, Lucio Fontana, intellettuali come Umberto Eco, scrittori come Dario Fo…, giocava a scacchi con Marcel Duchamp, quando il maestro franco-americano si trovava a Milano. Non prese parte ad alcun movimento o corrente, preferendo un lavoro svincolato anche dalle gallerie.
“Alik Cavaliere. L'universo verde”
Palazzo Reale - Sala delle Cariatidi e Giardinetto - Piazza Duomo 12 - Milano
27 giugno - 9 settembre 2018
Orari Lunedì 14:30 - 19:30. Martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9:30 - 19:30. Giovedì e sabato: 9:30 - 22:30.
Ingresso libero
Catalogo Silvana Editoriale
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