Culture
Una casa senza idoli, di Luigino Bruni
di Alessandra Peluso
Chissà se Nietzsche si sia ispirato a Qoèlet per scrivere “Così parlò Zarathustra”. Non vi è dubbio che il libro di Qoèlet offra moltissime considerazioni; ne hanno parlato in molti, a volte anche in disaccordo come Voltaire. È parte integrante della Bibbia, l’Antico Testamento, al quale Luigino Bruni ha dedicato il saggio: “Una casa senza idoli. Qoèlet, il libro dalle nude domande”, edito da EDB (Edizioni Dehoniane Bologna).
I libri spesso sono delle chiamate, e il saggio di Bruni lo è stata; un modo per porsi domande e darsi delle risposte, per riflettere su questioni riguardanti il lavoro, il tempo, l’edonismo, la falsa meritocrazia, il profitto, temi di estrema attualità. È bizzarro pensare per la società odierna al libro di Qoèlet come ad un testo di filosofia, da leggere, meditare dal punto di vista laico, ovvero da una prospettiva non olistica, generica, ma filosofica: “cercare la verità senza possederla, indagare la conoscenza restando insoddisfatti e indigenti, è semplicemente la condizione umana”. Questo è uno dei passi riportati nel saggio curato da Luigino Bruni, il quale, in qualità di Ordinario di Economia politica, avvista in Qoèlet quella “globalizzazione”, intesa come crisi profonda della cultura d’Israele. Non solo, in lui vi è il confutatore dell’ideologia meritocratica secondo la quale il giusto viene ricompensato con beni, salute, figli e il malvagio punito, considerato uno sventurato, perché colpevole. Qoèlet è, dunque, un antidoto contro la nuova-antica idolatria che sta invadendo ogni settore come la politica, le imprese, la Chiesa, senza trovare resistenza.
“Una casa senza idoli” dovrebbe essere la nostra casa, evidenzia Bruni, mentre la produzione di idoli diventa la sola risposta di massa alla morte; l’idolatria, aggiunge, non l’ateismo, è sempre stata la grande illusione per vincere la morte (p. 43). Si tratta, per l’appunto, di una società, l’odierna, che non riflette sulla morte, non osserva la vita, la natura, l’essere umano com’è nella sua autenticità. E così, il monito, l’eco pretenziosa di “reimparare e raccontare il paradiso a gente che non riesce più a vederlo anche perché le nostre ideologie religiose consolatorie glielo hanno svelato. Qoèlet non popola il nostro paradiso. Ma lo svuota di idoli, e la sua compagnia è più utile di quella dei costruttori dei tanti paradisi consolatori” (p. 41).
Quindi, Qoèlet è un po’ come Diogene, o lo Zarathustra, giustappunto, un profeta, uno che si propone di mettere in discussione le proprie certezze, indica possibili vie, ricerca il sole, la luce, pur conoscendo il valore e il senso del buio. Sorprende la definizione data da Luigino Bruni sulla Bibbia, considerandola un autentico umanesimo solo se presa sul serio, nella sua interezza, senza evitare gli snodi e gli accordi dolorosi. Ma allora come ci è stata raccontata sino ad oggi? E come viene raccontata ai ragazzi, ai giovani?
Il libro di Qoèlet, inoltre, scrive ancora Bruni, non è un romanzo né un trattato di teologia. È più simile ad un diario spirituale ed etico; pertanto, leggerlo, interpretarlo, come se fosse un manuale di filosofia, magari nelle scuole, sarebbe vantaggioso per gli studenti e per gli insegnanti. Ogni capitolo di “Una casa senza idoli” è da ascoltare con la dovuta attenzione, meraviglia, lascia attoniti quando si legge: “le teorie del merito hanno bisogno di un umanesimo di individui moralmente diversi tra loro, dove ognuno ha la propria ‘scheda’ personalizzata di azioni, ricompense. Le società olistiche non sono meritocratiche”.
L’autore del saggio tratteggia un panorama losco ma reale dal punto di vista economico e politico, evidenziando che questo tipo di ideologia, fatta crescere da grandi imprese, aziende, multinazionali, parla di umanesimo ma dell’umano e della vita né sa poco. Qoèlet allora insegna a non guadare la propria vita e quella degli altri da questo punto di vista, del merito, dei premi, delle punizioni, di un’economia che non farà altro, come già accade, che incentivare i meriti quantitativi e misurabili, atrofizzando le qualità, le competenze, ciò che non si vede come anche le virtù: la saggezza, l’onestà, la mitezza, la resilienza.
Ecco allora che grazie al libro di “Una casa senza idoli” di Luigino Bruni, ci si potrà accostare a Qoèlet, e agli altri libri della Bibbia, riflettendo su di essi e tentando individualmente di cambiare la rotta, di non lasciarsi trascinare dalle attuali correnti avverse che stanno travolgendo la civiltà umana, con particolare riguardo a quella italiana.