Culture

"Vecchi Tempi" di Harold Pinter a teatro

Vecchi Tempi di Harold Pinter in una messa in scena che lo interpreta perfettamente, in cui la regia lascia spazio alla drammaturgia

Teatrovivo. DLucilla Noviello

 

Piacevolmente affine allo spirito drammaturgico dell’autore Harold Pinter, la messa in scena di Vecchi Tempi al Teatro dei Conciatori di Roma fino al 14 maggio e poi in tournè in tutta Italia con la regia di  Michael Rodgers e interpretato da Christine Reinhold, Lisa Vampa, Marco Bellocchio, è uno spettacolo che ne sottolinea poeticamente ogni aspetto.  La bella e fluida regia di Michael Rodgers fa muovere ed evidenzia le qualità artistiche di un’attrice brava e sensuale come Lisa Vampa il cui ruolo sulla scena, contemporaneamente colpevole e distratto, è interpretato  con precisione e bravura, avvolgendo lo spettatore, provocando in lui l’attenzione che pone l’accento nell’aura tra il passato e il presente, tra la memoria e l’incertezza, alla continua ricerca delle cause dell’esistenza e delle motivazioni delle scelte all’interno di questa; un’attrice che attraverso i movimenti scenici e quelli vocali sa essere in perfetta armonia con l’autore di cui interpreta uno dei personaggi principali. In maniera molto simile Christine Reinhold usa il suo accento straniero per confondere il pubblico, che poi ipnotizza con pause e azioni lievi, e in particolare nella prima parte dello spettacolo è perfettamente evocativa dell’opera di Pinter: è esattamente come immaginavamo fosse il personaggio Kate leggendo Vecchi tempi sulla carta. Marco Bellocchio invece interpreta un personaggio contemporaneamente teso tra il passionale e il traballante, probabilmente convinto di avere una personalità volitiva, forse anche solida, addirittura ago, equilibrio di un’ esistenza ma in realtà impossibilitato a raggiungere un simile stato, secondo Harold Pinter non solo illusorio ma addirittura assente; rivelandosi uomo che  cede all’incomprensione  e piange.  Figure reali tutte e tre, materiali nei loro corpi da lavare o toccare, ma perdute tra realtà e memoria, tra scambi di tempo, di ruolo, di vita addirittura, intercambiabili persino nel loro essere state in un luogo o in un altro, in una vita o in un’altra, scambiandosi biancheria e dolori, denaro o amori, i personaggi di Harold Pinter riescono a non perdersi solo perché sono chiusi all’interno di un palcoscenico definito da pareti; solo perché sono chiusi dentro una stanza reale – il teatro – o immaginaria come quella della casa in cui l’opera si svolge. Scambiandosi le loro esistenze i personaggi, poi, le ritrovano nel mare, nelle lacrime, nell’acqua: in qualcosa di liquido che, inesorabilmente e ancora, scivola via. 

Vecchi Tempi di Harold Pinter. Regia di Michael Rodgers. Interpretato da Christine Reinhold, Lisa Vampa, Marco Bellocchio. Al Teatro dei Conciatori di Roma fino al 14 maggio e poi in tournè.