Alcoa Portovesme, fine del calvario: stabilimento a Sider Alloys
Salvi tutti i 500 lavoratori della fabbrica sarda di Portovesme dell'Alcoa
Una vicenda durata quasi cinque anni che finalmente si chiude con esito positivo per i 500 lavoratori dello stabilimento Alcoa di Portovesme. Firmato al ministero dello Sviluppo l'accordo per la cessione dello fabbrica sarda da Invitalia al gruppo svizzero Sider Alloys. "Oggi è l'inizio di un processo e, come ho detto ai lavoratori di Alcoa, si festeggerà quando uscirà il primo lingotto di alluminio. Fino ad allora c'è da lavorare. Per noi è importante aver dato una prospettiva all'azienda e agli operai", ha commentato il ministro per lo Sviluppo Carlo Calenda.
La cessione dello stabilimento di Portovesme avviene dopo la firma per il passaggio da Alcoa a Invitalia e quella per la cessione da Invitalia a Sider Alloys, alla presenza, oltre che del ministro, di Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, Giuseppe Mannina amministratore delegato di Sider Alloys e il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru.
"Per noi - ha aggiunto Calenda - la vicenda Alcoa è simbolica oltre che concreta, perchè la sua crisi nasce dall'idea che determinate produzioni in Occidente, e in particolare in Italia, non si potessero più fare. E' una cosa che non condividiamo, visto che l'Italia è importatrice di alluminio". E’ lunga e tormentata la storia della crisi industriale ed occupazionale dell’Alcoa di Portovesme. L’inizio risale al marzo del 2012 quando il gruppo statunitense annuncia di voler interrompere la produzione ed avvia le attività di indentificazione di un nuovo compratore. Nel novembre dello stesso anno Alcoa completa lo spegnimento dell’impianto e per due anni si mette alla ricerca di potenziali acquirenti ma senza esito.
A dicembre del 2014 tutti i 500 dipendenti sono passati in mobilità e nel nevembre del 2016 il Mise, Alcoa e Invitalia firmano un term sheet per l'interruzione del processo di smantellamento e la ricerca di un potenziale investitore, investitore che si materializza a dicembre dello scorso anno: la svizzera Siedr Alloys (azienda, con sedi in diverse parti del mondo e specializzata nella commercializzazione di metalli) che intende rilanciare il sito grazie a un piano di investimenti che viaggia intorno ai 135 milioni di euro (previsto un contributo a fondo perduto di 8 milioni di euro, un finanziamento a tasso agevolato da 84 milioni di euro da rimborsare in otto anni - nell’ammontare complessivo sono compresi gli 8 milioni di euro stanziati dalla Regione Sardegna –, 20 milioni messi a disposizione dall’Alcoa per il riavvio mentre il resto viene garantito da investimenti di Sider Alloys), cui si dovrebbe aggiungere un impianto per circa 10 milioni di euro degli svizzeri, da utilizzare per la produzione di vergelle.