Economia

Assicurazioni agricole matrioska: come fregare Ue e concorrenza

Fabio Folisi

Assicurazioni agricole, le autorità indagano sulle polizze danni per calamità e sull’utilizzo “disinvolto” dei fondi europei

Che il mondo agricolo sia particolarmente assistito dalla Ue è cosa nota, come è noto che in passato il sistema si fosse prestato ad operazioni non sempre trasparenti, basti pensare alla questione quote latte. Ora un nuovo possibile scandalo si affaccia all'orizzonte, è quello delle polizze assicurative  “matrioska”.  Infatti, la Guardia di Finanza del comando provinciale di Ferrara  ha  svolto un accurata indagine sul “sistema” assicurativo dei danni per calamità in agricoltura e l’utilizzo “disinvolto”, dei fondi europei ad essi destinati. Un affare che vale parecchi milioni di euro a livello nazionale perché  il fondo in questione riguarda circa 200mila aziende agricole e cifre complessivamente rilevanti.

Spieghiamo meglio: esiste un Fondo di solidarietà nazionale (FSN) per “scudare” le aziende agricole dai danni atmosferici, fondo istituito con legge dello Stato nel 1970, poi pesantemente modificata nel 2004. La norma prevede che il succitato fondo (co-finaziato dalla Ue)  abbia l’obiettivo di promuovere principalmente interventi di prevenzione per far fronte ai danni alle produzioni agricole e zootecniche, alle strutture aziendali, agli impianti produttivi ed alle infrastrutture  nelle zone colpite da calamità naturali o eventi eccezionali.

Fin qui tutto bene. Le tipologie assicurative, dopo oltre un trentennio di evoluzione, sono oggi molto diversificate; dalle coperture per il solo rischio grandine, a quelle che coprono tutti i rischi assicurabili, strutturate in modo diverso per adattarsi ai reali rischi dell’azienda, in base al prodotto, alla collocazione ed alla linea di gestione decisa dall’azienda. Per queste finalità lo Stato concede contributi sui premi assicurativi. Il contributo  è concesso fino al 65% (fino al 2015 era l'80%) del costo dei premi per contratti assicurativi che prevedono un risarcimento, qualora però il danno, come vuole la comunità Europea, sia superiore al 30 per cento della produzione. Un vincolo non da poco dato che la maggioranza dei danni è inferiore alla soglia del 30 per cento.

Ed allora ecco che in quel di Pordenone a qualcuno è venuta la brillante idea di aggirare il vincolo del danno stipulando delle polizze multiple, sistema che si espanso a livello nazionale. Si scopre infatti che con una soluzione “all’italiana” i fondi europei vengono utilizzati per pagare indirettamente anche i danni atmosferici al di sotto della soglia stabilita per legge. Il raggiro, o presunto tale, avviene utilizzando il contributo europeo del 65%  del premio su una prima polizza base con soglia regolare (ma dal costo altissimo), rimborsato dal fondo di solidarietà, per poi far stipulare alle aziende agricole altre due polizze (dal costo irrisorio) che intervengono per coprire i rischi più frequenti sotto soglia e con la sola franchigia del 10%. Insomma polizze una dentro l'altra. Il costo di queste due ultime polizze che risarciscono i sinistri più frequenti è appunto irrisorio (sotto qualsiasi logico prezzo di mercato correlato al rischio) in quanto il premio reale per far fronte ai rischi viene sostanzialmente incassato con la prima polizza agevolata dai fondi europei.

Insomma il classico “uovo di Colombo” in danno della collettività nazionale ed Europea e della libera concorrenza. Ovviamente non tutte le compagnie assicurative si prestano ad operare con tale “giochetto” e quindi chi non si vuole adeguare al sistema, viene di fatto estromesso dal mercato o quantomeno preferisce non partecipare. Meccanismo complesso ma efficiente ed appunto in “odore” di raggiro nei confronti anche dell’Europa, il tutto con la “disattenzione” degli organi preposti al controllo e all'erogazione.

Si tratta complessivamente di un giro di milioni di euro perché è la massa dei contraenti che genera l'affare, del resto si va da polizze di poche migliaia di euro a polizze da centinaia di migliaia di euro, dipende dalle dimensioni delle aziende agricole. Quello che però non hanno capito gli agricoltori è che i rischi di questa “furbata”  sono soprattutto per loro. Se emergerà, ed oggi potremmo esserci vicini vista l'indagine partita a Ferrara, una irregolarità pesante, non si perderebbe solo il beneficio in questione sulla polizza, ma tutti i benefici europei per l’azienda e questi nel mondo agricolo non sono pochi.

Per questa ragione l’intera vicenda è sempre stata difficile da smascherare, perché a fronte di un danno per le casse europee, i soggetti coinvolti dal beneficio hanno avuto tutto l’interesse a mantenere il silenzio. Insomma si è determinata una complice omertà a danno del libero mercato assicurativo e a danno della Comunità Europea, che ha visto aggirate le proprie norme di salvaguardia attraverso questa sorta di polizze matrioska. Il tutto con la distrazione di chi avrebbe dovuto vigliare e non l’ha fatto e che forse dall'operazione potrebbe aver avuto qualche ritorno.

Ma che si sia vicini allo scoppio della vicenda lo dimostra anche il fatto che oltre all'inchiesta di Ferrara anche  l'Autorità Garante della Concorrenza italiana ha aperto un'inchiesta per abuso di posizione dominante nel mercato delle assicurazioni agricole. L'indagine del garante è stata avviata in seguito alle denunce presentate da un broker assicurativo di Trento che si è sentito danneggiato.

La notizia di questa procedura, stranamente, fino ad oggi non ha trovato eco sulla stampa italiana è stata invece diffusa su scala europea  dal sito di uno studio legale internazionale “Dlapiper” (http://information.dla.com/rs/vm.ashx?ct=24F76C1AD0E540A9CCDD89ACDB2A931BD8F155B2DF8E0BD15EE5636069FFCB1CDB7A3A9C7)  che oltre a dare notizia del “fattaccio” invita: “tutte le parti interessate cioè chiunque creda di essere stato  danneggiato dalle pratiche oggetto di indagine, quali i concorrenti, le compagnie di assicurazione, broker di assicurazione e clienti, a costituirsi attraverso la presentazione di una richiesta motivata di intervento entro 30 giorni dalla pubblicazione della decisione d'indagine aperta il 7 novembre 2016, insomma ci sarebbe tempo fino al prossimo 7 dicembre.