Economia
Banche, c'è il disco verde del Governo: il Palazzo benedice UniCredit-Commerz
Salvini: "UniCredit-Commerzbank? Mi riempirebbe d'orgoglio". Fonti M5S: "Un'operazione tutta industriale"
Nessuna opposizione, anzi un disco verde in piena regola per quella che viene definita da fonti parlamentari del Movimento 5 Stelle che seguono i dossier bancari come “un’operazione tutta industriale”. Qualora UniCredit decidesse di fare il bis in terra tedesca andando alla conquista di Commerzbank, il Governo appoggerebbe l’eventuale campagna di Germania di Jean Pierre Mustier, banchiere alle prese con la stesura delle nuove strategie triennali della più europea delle banche nazionali che verranno presentate alla comunità finanziaria a Londra il prossimo 3 dicembre.
Nemmeno la Lega alza le barricate. "Da italiano mi riempirebbe d'orgoglio che una banca italiana possa competere a livello internazionale. In linea di principio non ci vedo nulla di strano, ma essendo un tema delicato non faccio pronostici né auspici”, ha spiegato infatti il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, rispondendo nel corso del suo intervento alla stampa estera a Milano a una domanda sul possibile matrimonio UniCredit-Commerzbank.
Negli ultimi giorni erano circolate delle indiscrezioni sul fatto che i rumors su un’operazione del genere, che potrebbe costringere il gruppo di Piazza Gae Aulenti a spostare il baricentro delle proprie attività in Germania (dove la banca controlla già l’istituto Hvb) per andare incontro ai desiderata dei sindacati tedeschi e del governo di Berlino (in Commerz azionista con il 15,7% del capitale), starebbero creando delle perplessità nelle fila della maggioranza giallo-verde. Per due ordini di motivi.
Il primo: un potenziale impoverimento del tessuto creditizio del nostro Paese che il deal potrebbe portare in dote. Il secondo: il progressivo venir meno in futuro di un impegno di uno dei principali primary dealer dei titoli del debito italiano (UniCredit ne ha in pancia per un controvalore di 54 miliardi di euro) che a cascata, garantendo l’italianità della catena Mediobanca-Generali, ne controlla un portafoglio di un’altra sessantina. Timori alimentati dal fatto che, dopo la vendita del 17% di Fineco in un’ottica di uscita dal capitale del gruppo guidato da Alessandro Foti, Mustier, desideroso di affrancarsi dall’Italia essendo in questo momento l’economia più debole dell’Eurozona per inseguire un’area in crescita che offre un’opportunità di consolidamento con Commerzbank, possa dare il via a una cessione di altri “doppioni” bancari in vista di un’eventuale operazione straordinaria, fra cui l’8% di Mediobanca. Merchant bank (in pancia come partecipazione rilevante ha il 13% di Generali) che su corporate e investment banking e advisory fa concorrenza in casa alla seconda banca italiana.
Ma il banchiere francese, che coltiva il legittimo sogno di creare un grande gruppo europeo prima di lasciare il timone di UniCredit, avrebbe lasciato trapelare nelle ultime ore che non ha intenzione di uscire da Mediobanca, controllata ora con un patto light, continuando a presidiare in maniera indiretta la compagnia assicurativa.
Ieri pomeriggio il sottosegretario del M5S alla presidenza del consiglio, Stefano Buffagni, non aveva chiuso a operazioni all'estero di UniCredit , ma aveva invitato la banca guidata da Mustier a "ricordarsi che ha il cervello in Italia, qua a Milano", perché "già Pioneer è stato un duro colpo". Il politico aveva poi aggiunto: "Mi auguro che qualsiasi operazione straordinaria venga valutata in un'ottica di responsabilità italiana". Concludendo: "Non tolleriamo che vengano massimizzati i profitti all'estero lasciando a noi i costi sociali".
Che la politica italiana abbia registrato i segnali che stanno arrivando da Piazza Gae Aulenti? Parrebbe di sì. Saranno gli stakeholder tedeschi a creare i maggiori grattacapi a un'eventuale invasore italiano.
@andreadeugeni