Basf ha evaso un miliardo di euro fra il 2010 e il 2014
Lo dice un rapporto commissionato dai Verdi europei sul colosso tedesco della chimica Basf
In Europa non sono soltanto le grandi multinazionali americane come Amazon, Apple e Google a nascondere miliardate agli occhi del fisco dei Paesi del Vecchio Continente grazie a giochini con complesse strutture societarie che finiscono per far risultare i denari nelle aree a tassazione agevolata.
Pure i big europei corporate ci mettono del loro. E così, secondo uno studio dei Verdi europei, anche il colosso tedesco della chimica Basf, uno dei principali gruppi del settore, avrebbe infatti evaso circa un miliardo di euro fra il 2010 e il 2014.
Secondo uno studio di 61 pagine che circola a Strasburgo nelle mani degli eurodeputati verdi, Basf avrebbe architettato un piano per trasferire i profitti alle società controllate che beneficiano di tassazione favorevole nel Paese che ospita la loro sede.
Sul tema, la Commissione europea ha proposto un progetto di legge a fine ottobre, progetto che dovrebbe essere discusso prima dall'Ecofin in agenda domani a Bruxelles e che incontrerà l'opposizione di alcuni Paesi membri come l'Irlanda, che giudicano la misura troppo invasiva della sovranità nazionale. Francia, Germania, Spagna e Italia, al contrario, supportano il ddl della Commissione Juncker.
Fondata nel 1865, con sede in Germania, Basf è il tipico esempio di società globalizzata: con un fatturato di 70,4 miliardi di euro nel 2015, l'azienda impiega 112.000 dipendenti, ha stabilimenti di produzione in 80 Paesi del mondo, con più di 570 filiali. Impero in cui diventa facile mettere a segno efficaci pratiche di elusione fiscale.
Nei Paesi Bassi, la società madre tedesca ha ben sei holding iscritte nel registro delle imprese, holding che controllano 29 società di diritto olandesi, che a loro volta sono a capo di una complessa catena societaria di 70 soggetti in 29 Paesi in tutto il mondo. La differenza fra il caso Apple in Irlanda e quello della Basf in Olanda, è che il colosso della chimica tedesca ha veri e propri asset industriali nei Paesi Bassi, con cinque stabilimenti e più di un migliaio di dipendenti. Mentre il gigante americano del software, che è stato condannato a fine agosto da parte della Commissione di rimborsare 13 miliardi di euro a Dublino per gli aiuti di Stato illegali, genera la maggior parte delle sue vendite al di fuori del Paese.